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archivio > Archivio sulla sinistra>Religione e marxismo sono incompatibili (il programma comunista, n. 8. 20 aprile 1962)

aggiornato al: 12/07/2009

il programma comunista, n. 8, 20 aprile 1962

Pubblichiamo un bell'articolo su  "religione e marxismo" preceduto da un altro piccolo articolo "L'ora dei preti" a cui il primo si riferisce.

L'articolo risponde a quanto scrive Giulio Trevisani, patetico stalinista dei bei tempi, nella sua "Enciclopedia del socialismo e del comunismo". Altre staffilate marxiste su Trevisani e sulle sue "opere" si possono leggere inserendo il suo nome nella "ricerca" del sito.

Quel che ci preme comunque qui è di ribadire la inconciliabilità tra religione e comunismo.

 

L'ora dei preti

Sapevamo - per sentito dire fin dall'asilo - che le via del Signore sono infinite, e fino ad ora nessuna creatura o «ente» terreno aveva mai osato limitarle.

Oggi, tuttavia, sotto la spinta del «progresso», sarà bene che il Signore si aggiorni e aumenti ancor più le sue «vie» perché, sul mercato ideologico, un concorrente come «le vie nazionali al socialismo» gli minaccia la piazza e gli contesta il primato.

Un esempio? Sempre sotto in spinta della «realtà che si evolve» il partito comunista inglese, molto democraticamente e senza preconcetti dogmatici, ha definitivamente aperto una nuova «via», già da lungo prospettata dal centro moscovita e ampiamente teorizzata dai «rivoluzionari» delle Botteghe Oscure: la conciliazione fra scienza marxista e idealismo religioso cristiano. E l'ha fatto, ovviamente, in pieno spirito «leninista»!

La parola all'azione «leninista» della via inglese: «i comunisti di Sheffield voteranno la settimana prossima (riportato dal Giorno del 11 - 2) per il vicario della chiesa anglicana, il reverendo Alan Ecclestone, vigoroso sostenitore della conciliabilità fra marxismo e cristianesimo, ha infatti accettato la candidatura del partito alle prossime elezioni comunali. Il reverendo Ecclestone è regolarmente iscritto al P.C. inglese dal 1948. Nel suo studio, al vicariato, campeggia un grande ritratto di Lenin».

O grande era di impossibili connubi!

Vogliamo un po' leggere che cosa scriveva Lenin?. Avvenne, ai tempi in cui il partito bolscevico esisteva ancora come frazione, che si pose il problema se fosse ammissibile la entrata di un prete nell'organizzazione rivoluzionaria. Sarebbe stato - precisò subito Lenin - un  caso rarissimo; ciò nondimeno se questa «rara eccezione» si fosse presentata, il criterio da seguire era chiaro: «Se un prete entrasse nel partito socialdemocratico e cominciasse (sic!) a svolgere, in questo partito come lavoro principale e quasi esclusivo, un'attività predicazionale di concezioni religiose, il partito dovrebbe necessariamente espellerlo dal suo seno».

Quindi per Lenin, come per ogni rivoluzionario comunista, se era possibile accettare nelle fila del partito la «rara eccezione» di un prete che cessasse di fare il prete, cioè non svolgesse nell'interno del partito alcuna attività religiosa essendo questa contraria alle stesse condizioni di vita e di esistenza  di un partito marxista, era però da escludersi a priori, per principio, che lo si accettasse come non solo un militante della chiesa ma come un aperto sostenitore della tesi della aperta conciliabilità fra marxismo e la fede religiosa, fra rivoluzione e chiesa: la chiesa cui [gli] interessi sarebbero anzi difesi meglio entrando nel partito che rimanendone fuori. Per Lenin il prete-rara-eccezione è ammesso in quanto sia diventato un rivoluzionario e quindi abbia anche accettato di combattere contro la chiesa come istituto  e arma di conservazione della società presente; per i cosiddetti leninisti di oggi, si può essere nello stesso tempo preti e comunisti.

Come stupirsene? Una volta ammessa la coesistenza pacifica fra socialismo e capitalismo, è ovvio che si coesiste con tutte le istituzioni della società dominante: Stato, chiesa, banche, borse, polizia, e chi più ne ha più ne metta. D'altronde, di preti senza sottana l'opportunismo è pieno e i sacerdoti anglicani viaggiano in pantaloni.

 

il programma comunista, n. 5, 8 marzo  1962

 

Religione e marxismo sono incompatibili

A proposito di preti... comunisti (vedi il numero 4 del Programma) [in realtà è il n. 5 ed è l'articolo riprodotto sopra], e di religione in genere, ci capita sotto gli occhi la perla rara gettata ai proletari dagli eminenti aggiornatori del «leninismo», Trevisani e Canzio, autori della monumentale opera... marxista, la «Enciclopedia del socialismo e del comunismo» col valido aiuto di grandi politici e teorici del P.C. italiano, come Terracini, Radice, Spano, Gerrattana ed altri subalterni. Leggete e correte a far la comunione!

«Scarsa fede religiosa dimostra - si legge a pag. 581 della suddetta Enciclopedia -, chi sostiene l'incompatibilità tra religione e regime socialista, anche quando si è dimostrato che questo regime rispetta la fede religiosa, assicurando a tutte le Chiese piena libertà di culto».

Il pezzo che segue lo trascriviamo tutto perché è una vera delizia:

«L'esperienza dell'Unione Sovietica offre una prima conferma di queste affermazioni. Durante la rivoluzione e la guerra civile, il clero ortodosso, che era già legato per una lunga tradizione al vecchio regime zarista, si schierò (sic!) tra le forze controrivoluzionarie; e da questo fatto, non attribuibile certo alla volontà dei comunisti, anche la religione ebbe a soffrire» [che peccato, per i «comunisti» ultimo grido!].

Concediamo una pausa al lettore sbalordito o sdegnato, e riprendiamo:

«Ma, consolidatosi il regime socialista, si ristabilirono ben presto rapporti di pacifica convivenza tra la religione e il nuovo regime. La libertà religiosa oggi nell' URSS (garantita anche nella costituzione) dimostra  che il regime socialista e perfettamente conciliabile con la religione».

E perciò concludono gli «enciclopedisti»: «L'ostilità dimostrata dalla Chiesa cattolica verso il regime socialista e verso i partiti comunisti non è dovuta a motivi teorici di incompatibilità ideologica, ma solo A MOTIVI PRATICI, alla posizione di difesa di determinati INTERESSI MATERIALI assunta dalla Chiesa cattolica».

Ora, che religione e chiesa possano coesistere pacificamente col regime russo è fuori dubbio, perché la società sovietica è, per dirla con le scientifiche parole di Marx, «una società di produttori di merci, il cui rapporto di produzione generalmente sociale consiste nel comportarsi di fronte ai prodotti sociali [quindi anche di fronte al feticcio religioso], come merci»;

insomma, è una società non comunista. Se fosse comunista, o tendesse a divenirlo, la chiesa sarebbe da tempo distrutta e la religione si sarebbe estinta, o andrebbe estinguendosi, giacché - dice ancora Marx :

«Il riflesso religioso del mondo reale può scomparire, in genere, soltanto quando i rapporti della vita pratica quotidiana presentano agli uomini giorno per giorno relazioni chiaramente razionali fra di loro, e fra loro e la natura. La figura del processo vitale sociale, cioè del processo materiale di produzione, si toglie il suo mistico velo di nebbie soltanto quando sta, come prodotto di uomini liberamente uniti in società, sotto il controllo cosciente e condotto secondo un piano».

Allora gli uomini mangiano, lavorano e vivono assieme godendo i frutti della natura e del lavoro sociale senza mai più dover pregare né il padrone in terra né quello in cielo in quanto non sono più volgarissima merce che si acquista al suo «giusto prezzo» di mercato contro un equivalente monetario, ma uomini liberamente associati e sottratti al dominio delle «cieche forze produttive», uomini coscienti dei loro «razionali» rapporti umani.

 

* * *

 

Quanto poi alla.., perfetta compatibilità fra ideologia comunista e religione (e peggio ancora fra dittatura comunista e chiesa), il fatto che i comunisti non combattano come realtà a se stanti la fede o l'organizzazione ecclesiastica, ma inquadrino la demolizione dell'una e dell'altra nella lotta generale per l'abbattimento del regime capitalista che, come ogni regime sociale basato sulla divisione in classi, e in più come espressione massima della alienazione dell'uomo, LE GENERA CONTINUAMENTE dal suo seno, questo fatto non ha nulla a che vedere con una patente di conciliabilità col comunismo come teoria e come realizzazione pratica concessa al binomio religione-chiesa. Vogliamo leggere Lenin nei suoi scritti «Sulla Religione»?

««La religione è l'oppio del popolo»: questo detto di Marx è la pietra angolare di tutta la concezione marxista in materia di religione». «Tutte le religioni e le chiese oggi esistenti, tutte - quali che siano - le organizzazioni religiose, sono sempre state considerate dal marxismo come strumenti della reazione borghese, che servono a difendere lo sfruttamento e a stordire la classe operaia».
«Nei paesi capitalistici odierni le radici [della religione] sono soprattutto sociali. L'oppressione sociale delle masse lavoratrici, la loro apparente totale impotenza di fronte alle cieche forze del
 capitalismo, che è causa, ogni giorno e ogni ora che passa, delle sofferenze più orribili, dei tormenti più selvaggi per la massa dei lavoratori, in misura mille volte maggiore di tutte le calamità come le guerre, i terremoti ecc.; ecco in che cosa consiste attualmente lo radice profonda della religione». «La paura ha creato gli dei. La paura dinanzi, alla cieca forza dei capitale, cieca perché non può essere prevista dalle masse popolari, la quale ad ogni istante della vita del proletariato e del piccolo proprietario minaccia di portarli e li porta ad una catastrofe «subitanea», «inattesa», «accidentale», che li rovina, li trasforma in mendicante, in povero, in prostituta, li riduce a morire di fame: ecco la radice dell'odierna religione che il materialista deve tenere presente prima di tutto e al di sopra di tutto».

E in un articolo, scritto nel 1915, sulla guerra e gli effetti del conflitto sulla massa, Lenin precisa - che dove c'è «spavento» e «disperazione» esiste pure «un rafforzamento della religione», e che in quelle drammatiche sofferenze di cui la massa è il pagatore diretto

«le chiese si riempiono di nuovo e i reazionari ne godono. 'Dove si soffre, vi è la religione', dice l'arcireazionario Barrès. E ha ragione».

Ecco, fetentissimi opportunisti d'oggi che tutto avete rinnegato, come Lenin e come i comunisti debbono spiegare il carattere di classe della religione. Altro che conciliare la litania del «soffri di qua e godrai di là» con la viva lotta rivoluzionaria del proletariato per spezzare le catene dell'inferno terreno, controllato dalla belva capitalista e dai suoi santoni che, con tutti i loro salmi, non tralasciano un istante di spolpare la martoriata preda!

Ma, queste spiegazioni, al proletariato non le potete dare, perché altrimenti dovreste per prima cosa ammettere che dove c'è religione e organizzazioni chiesastiche c'è lotta di classe, c'è capitale e lavoro che si contendono il potere, e come potreste ammettere tutto ciò per il grande paese del «socialismo»? Come potreste d'altra parte rivendicare il titolo di partito democratico, nazionale e legalitario? E allora andate in giro con suore e preti sostenendo che «socialismo e religione» sono due facce della stessa medaglia: il che, per il vostro socialismo, è verissimo!

MA, PER I MARXISTI DEGNI DI QUESTO NOME, RELIGIONE E COMUNISMO SONO INCOMPATIBILI!

 

Il programma comunista, n. 8, 20 aprile 1962