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archivio > Archivio sulla sinistra>Imprenditori e onorevoli peste dell'Italia contemporanea (il p. c., n. 2, 18 gennaio 1962)

aggiornato al: 24/10/2009

il programma comunista, n. 2, 18 gennaio 1962

Un articolo simpatico, spiritoso ed ironico dell' inizio degli anni sessanta del secolo scorso originato da un consueto scandalo e da una consueta storia di intrallazzi, questa originata a sua volta, dalla costruzione dell'aeroporto di Fiumicino.

Oggi nulla è cambiato se non che quelli che una volta erano scandali e comportamenti indegni oggi sono normale routine e i suoi artefici sono a capo della nostra repubblichetta.

 

 

Imprenditori e onorevoli peste dell'Italia contemporanea

 

Il grande enigma che deve sciogliere l'anno testé iniziato non è se avremo o meno il terzo conflitto mondiale (attesa lunga ancora), o se resterà assodato che la Russia è una società capitalista quanto l'America (attesa assai meno lunga, tuttavia ultra annuale), ma se in Italia i cristiano-borghesi apriranno o meno a sinistra, e se per questo evento eccezionale sarà buona rampa di lancio uno scandalo nella nostra debosciatissima amministrazione statale, come quello di Fiumicino, che sollecita ogni filisteo in veste di censore, se viene fatto di portare il dibattito sul tema allo schermo televisivo, apice delle conquiste del moderno costume.

Gli episodi da inchiesta sbalordiscono l'uomo della strada che è ancora tanto ingenuo da poter essere sbalordito da cose divenute ad ogni livello di ordinaria amministrazione, che tutti sanno, tutti fanno, o almeno tutti sognano di poter fare un giorno, comprando un biglietto della gran lotteria nazionale e dell'intrallazzo italiano.

Ce la faranno con Fiumicino ad attuare l'ennesima «svolta storica» e ad aprire il millesimo «nuovo corso», da inserire nella fregatura a catena del lavoratore italiano? E' molto probabile che sì.

 

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Un ministro siede tra un gruppo di alti funzionari e di architetti (sic). Siamo forse di martedì: signori, per domenica mi serve il progetto del nuovo aeroporto di Fiumicino! Devo infatti dare l'opera in appalto ad una impresa benemerita pronta a rendere questo servigio alla Patria.

In pochi giorni il cartame che le norme prescrivono sarà pronto. Nulla di strano. A che servirebbero gli architetti? Ad essi basta un foglio tutto bianco e l'allenata mano fantascientifica. L'aeroporto è tracciato. Il ministro approva il progettone fulminante.

Elementi economici e tecnici? Quando l'ingegneria funzionerà in una società comunista non sarà necessario il preventivo in cifre di moneta. Sorride alla impresa appaltatrice, all'operatore economico, all'organizzazione di costruzioni, che si vanti in Italia come in Russia che siamo «passati al comunismo». Avanti dunque, le cifre si scrivono tanto perché certi moduli si devono mandare alla Corte dei Conti. Se sono molte, la commissione architetta si vede offrire dal benemerito imprenditore con un sorriso: facciamo redigere il conto di previsione dalla nostra organizzazione, che esperta ed allenatissima, ve lo passa per la data che vuole  il  ministro. Che di più bello e di più patriottico? La commissione accetta entusiasta.

Ma se fossimo in comunismo, occorrerebbe tuttavia indicare delle cifre tecniche di grandezze fisiche; spessore della pista, natura della sua composizione e dosaggio, poniamo di cemento. Queste cifre fisiche non traggono da fantascienza per quanto fervida; derivano da altre cifre date nella realtà: caratteristiche meccaniche del terreno, livello dell'acqua interna, permeabilità, ed altre mille cose che non possono darsi con calcolatrici elettroniche ma con lunghissime pazienti indagini di campagna e di laboratorio, che non richiedono settimane e giorni, ma mesi ed anni, e soprattutto un manico che non sia quello prestato dall'impresa. Chi non è ministro o onorevole sa che el defeto xe nel manego.

Taglio corto. L'ingegneria è, o sarà, determinismo; l'architettura è volontarismo. La seconda è permeabile alla voglia del capitale di far profitto. Anche la scienza pura di oggi lo è: le grandi organizzazioni stanno benissimo con l'alta cattedra. Fuori un po' di alti consulenti e i progetti in otto giorni si fanno. Tagliamo corto ancora: la pressione di una ruota di aereo non è formidabile, eppure la pista se ne è scesa. Alta scienza più alta impresa più alta burocrazia più fulminea progettazione, uguale il doppio dei miliardi previsti, uguale modernissimo conglomerato di ricotta. Giù il cappello al progresso! Viva la nostra amministrazione ricottara!

 

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Un altro ministro, buon omone, si vede inquisito. Ho sempre sentito dire che sono un galantuomo! Poverino: nella società mercantile il galantuomo non differisce dal ladro se non nel fatto che di lui si pensa bene, come di tutti quelli che hanno attorno una clientela di vili (come tutte).

Il povero ministro  ha una bella casa a Roma e gliel'ha fatta quella famosa impresa. Per noi nulla di maligno; ma l'Italia vi si getterà sopra, disgraziato paese! Il povero uomo per aggiustare dimostra che la moglie è ricca possidente, e, sempre per aggiustare, dice che hanno fatta una cooperativa di fatto sotto il nome della quale agiva l'impresa che - avuti come al solito i soldi di Pantalone - ha poi venduto a suo benefizio il resto delle unità. Dove è lo scandalo? Il caso peculiare non è forse tanto sporco quanto la regola di questi affari.

Le famose cooperative ossigenate dalla legge Tupini non funzionano se non vi è sotto una impresa che con la sua organizzazione fa scribacchiare tutto il cartame e girare tutte le ruote. Le unità hanno un limite legale di ampiezza che è il doppio di quello della casa del ministro? Cooperativa di fatto vuol dire cooperativa che se ne frega del diritto, agendo come un'impresa, come l'agile privata iniziativa.

Ma se fosse possibile spezzare la improntitudine della ipocrisia dominante ci dovremmo chiedere se con lo stesso meccanismo: legge di favore, abili costruttori, solleciti di deputati alla burocrazia, non si sono fatti la ricca casa a Roma tutti gli onorevoli e specie quelli di opposizione.  Ad un abile intrallazzatore fa più gioco fare piaceri a un politico della opposizione che della maggioranza governativa; resta più tranquillo per il silenzio sulle sue destre manovre.

A che dunque la caccia al ministro colto in fallo? Perché non leggete alla televisione una statistica di tutti gli onorevoli che a Roma si sono fatta  la casa moderna? Nello slang dell'Italia del miracolo le case non le fanno i muratori: almeno è certo che quelli non se le fanno. Io che scrivo sono un muratore, ma non ho nessuna casa, a Roma o altrove!

 

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Non è svolta quella che ci lascia in preda delle stesse nefaste categorie che hanno giocato in questo scarno ma vero discorso. La sola svolta sarebbe quella che facesse fuori ministri, onorevoli, imprese organizzatrici, cooperative.

Cambiare ministri infortunati con altri ministri, onorevoli con altri onorevoli, imprese con altre imprese, non significa aprire un corso nuovo, ma galleggiare nell'eterno corso della vecchia fogna capitalista.

La vergogna del movimento proletario è nata dalla illusione corruttrice che si possa scegliere tra governanti e amministratori sporchi e puliti, tra imprenditori capitalisti buoni e malvagi.

Moralmente sono tutti eguali, in atto e in potenza. La questione sociale è già oggi una burla, la questione morale una peggiore parodia.

La struttura che noi chiediamo - ad una rivoluzione, sia pure lontana - è quella di non-ministri, non-parlamentari, non-imprenditori.

Chiediamo ad una dittatura rossa di uccidere la libertà di impresa privata in economia, e la libertà di partito parlamentare nella politica.

Il resto è farsa.

 

il programma comunista, n. 2, 18 gennaio 1962