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archivio > Archivio sulla sinistra>Una lapide (Battaglia comunista, n. 7, 16 - 23 febbraio 1949)

aggiornato al: 16/02/2012

Battaglia comunista, n. 7, 16 - 23 febbraio 1949
L'epitaffio di un partito rivoluzionario, il Partito comunista d'Italia, questo fu il Partito comunista italiano, di togliattiana e staliniana memoria, oggi ben defunto.
Questo ci ricorda, e non dovrebbe mai essere dimenticato, questo breve articolo del 1949.
 
Una Lapide
 
Avendo ucciso e sepolto il partito nato a Livorno i dirigenti del P.C.I. , dovevano compier l'opera mettendogli sopra una lapide e mandando ad inaugurarla il più slavato dei congressisti di allora decisosi al gran passo solo in extremis prolungando nel tempo le amletiche incertezze degli ordinovisti, Mauro Scoccimarro.
Non bastava: bisognava uccidere una seconda volta il partito eternandone la fondazione in una lapide che, secondo un altro buon costume borghese, profana in ogni sua riga la memoria del morto.
Esempio più ripugnante di falsificazione il "partito del popolo" non poteva dare. Tutta la realtà di Livorno si leva contro questa indegna lapide, fatta soltanto per tramandare ai secoli il ricordo dell'inarrivabile furfanteria delle gerarchie attuali.
"Partito Comunista Italiano"! Il Congresso di Livorno si riunì sotto il segno dell'applicazione integrale e rigorosa dei 21 punti di Mosca. Il 17° dei quali dice: "Qualunque partito voglia appartenere all'Internazionale Comunista deve portare il nome di Partito Comunista del paese così e così (Sezione della Terza Internazionale)".
Il partito nato a Livorno si chiamava dunque P.C. d'Italia (sezione della Terza Internazionale) ribadendo nel nome il suo carattere internazionalista, la coscienza d'essere solo in quanto parte del partito mondiale del proletariato: ci voleva lo stalinismo e tutto il resto per farne un "partito italiano" chiamato a ereditare le tradizioni nazionali, che sono, logicamente, tradizioni borghesi.
"Nel nome di Marx. Lenin, Stalin". A Livorno Stalin fu il grande assente, l'illustre Carneade, peggio ancora di Togliatti o di Scoccimarro. La lettera dell'Internazionale al partito nascente era firmata da Zinovief come presidente dell'Internazionale medesima e, per la Russia, da Lenin, Trotzky, Bucharin, Losowsky: curioso particolare, da tre futuri fucilati come ... traditori dal "grande e amato capo". Per la storiografia togliattiana, Stalin è come lo Spirito santo che aleggia invisibile sulle acque: quando i congressisti applaudivano, dopo il nome di Marx, Engels e Lenin, quello di Trotsky o di Zinoviev, non sapevano, gli ignari, di celebrare il nome di Stalin!
"Alla testa della democrazia"! Livorno segna il taglio netto con ogni tradizione democratica, con ogni ideologia che alla democrazia si ricolleghi. Dopo il 2° punto del Programma votato a Livorno: "Gli attuali rapporti di produzione sono protetti e difesi dal potere dello Stato borghese che, fondato sul sistema rappresentativo della democrazia, costituisce l'organo della difesa degli interessi della classe capitalistica"; secondo la storiografia togliattiana, il partito di Livorno si poneva dunque alla testa dell' "organo di difesa degli interessi della classe capitalistica".
Dice il manifesto lanciato al congresso di Livorno: "Il proletariato non arriverà mai al potere né alleandosi con partiti borghesi né servendosi del suffragio elettorale per la conquista dei mandati elettivi nei parlamenti": i lapidatori togliattiani mettono il partito di Livorno alla testa della concezione esattamente opposta. Essi dicono che la lotta continua per abbattere le ultime, residue catene di un servaggio che ancora dura; essi, che hanno giustificato le più indegne capriole ideologiche e tattiche con l'affermazione che avrebbero appunto spezzato quelle catene; essi che si sono alleati con tutti i partiti borghesi e hanno fatto delle campagne elettorali l'arma della conquista del potere da parte del ... proletariato. E naturalmente, non potevano chiudere la lapide che con la parola d'ordine che, a Livorno, li avrebbe posti fuori, non solo dal P.C.d'Italia ma della stessa deprecatissima socialdemocrazia di Turati e Treves.
Mauro Scoccimarro ha messo a Livorno la pietra tombale dello stalinismo al partito Comunista d'Italia. Se bastasse una lapide a seppellire il moto di classe del proletariato!
 
Battaglia comunista, n. 7, 16 - 23 febbraio 1949