Cerca nel sito



 


archivio > Archivio sulla sinistra>Il "corrierino" del PCI e gli internazionalisti (Batt.Com. n. 45, 21 dic. - 5 gennaio 1949)

aggiornato al: 09/12/2012

Battaglia cpmunista, n. 45, 21 dicembre - 5 gennaio 1949
Un vecchio articolo di Battaglia Comunista nel quale si tratta di una vecchia calunnia che il PCI portò abbondantemente contro gli internazionalisti durante e dopo la seconda guerra mondiale e cioè quella di essere degli agenti del nazismo e del fascismo visto che rifiutavano di battersi per la patria e i suoi interessi che non potevano che essere capitalisti.
Questa battaglia non fu solo cartacea, ma costò agli internazionalisti anche dei caduti (e facciamo qui solo i nomi di Fausto Atti e Mario Acquaviva).
 
Il «Corrierino» del P.C.I. e gli internazionalisti
 
Dunque, anche il P.C.I. ha il suo «Corriere dei piccoli»; si chiama, sempre esagerati questi staliniani, «Vie nuove» ed è diretto da Luigi Longo.
Ed è proprio nella redazione di questo «corrierino» di Longo che sono andato ad annidarsi i geniali chiusatori e sistematori della mistica staliniana, e più precisamente nella rubrica delle «risposte-lampo» che non avremmo mai letto se qualche interessato non avesse pensato a mettercele sotto il naso. E le abbiamo lette, queste risposte, nel numero 47 del «corrierino»; e una, quella diretta a un certo Antonio Fabbri di Gemonio (Varese) con quell'improvviso lampeggiare dialettico, che gli staliniani sanno accendere quando si tratta di internazionalisti, ci ha letteralmente fulminati.
Così, ancora una volta, questi signori si occupano di noi nella loro stampa, ché in verità nella propaganda spicciola e nelle riunioni dei loro organismi di base la lotta contro il pericolo internazionalista è sempre condotta sistematicamente, e con l'usuale metodo della ... sincerità. Un saggio scritto è questo che abbiamo sott'occhio e ce ne occupiamo perché ci interessa la domanda, così come è stata formulata dall'operaio di Gemonio, più che la risposta ormai stereotipata e priva di ogni serio e consistente contenuto polemico.
L'operaio ha chiesto nella sua grande e onesta ingenuità, i motivi della inconciliabilità tra i nazional-comunisti e i comunisti internazionalisti. Si tratta evidentemente di un operaio rivoluzionario che incapsulato nel partito di Togliatti con la illusione di trovarsi nel partito della rivoluzione, si è accorto un bel giorno di essere invece caduto nelle maglie terribili della più abietta politica imperialistica e, per ritrovare se stesso e la sua strada, per fugare in una parola il dubbio, ha chiesto i lumi al «corrierino» di Longo.
L'operaio di Gemonio è ora soddisfatto della risposta ricevuta? Abbiamo ragione di dubitarne se, come riteniamo, la domanda inoltrata è il risultato di un esame critico sulla condotta politica del partito in cui tuttora milita, e forse della conoscenza diretta delle idee e del metodo di lotta che sostanziano la politica del Partito Com. Inter.
I dubbi e le speranze dell'operaio di Gemonio sappiamo essere i dubbi e le speranze di un grandissimo numero di operai rivoluzionari che non hanno ancora avuto la forza e non l'hanno trovata in loro perché non l'hanno ancora trovata in una situazione tuttora sfavorevole di concepire la rottura definitiva tra le forze dell'opportunismo e quelle della rivoluzione. Ma è ormai un dato di fatto che ogniqualvolta operai iscritti al partito di Togliatti vengono comunque a contatto con la ideologia di classe e con i combattenti dell'internazionalismo, la vecchia e infame storiella del nostro filo-tedeschismo non attacca più, non ha più presa su alcuno. Vengono a capire cioè, hanno anzi capito, che essere fedeli al marxismo e alla rivoluzione era possibile, allora come è possibile oggi, alla sola condizione di inchiodare alla stessa responsabilità della guerra e della controrivoluzione tanto gli imperialisti di Roma e di Berlino, come gli imperialisti di Mosca, di Londra e di Washington.
A questo gli internazionalisti hanno creduto, per questo hanno combattuto e su questa loro esperienza del tutto positiva dovrà storicamente erigersi il partito di classe; lungo questa strada camminerà la rivoluzione proletaria. Già altri, gli operai in buona fede, i rivoluzionari d'istinto, sono pervenuti a questa comprensione di importanza fondamentale, dopo aver vissuto, e dolorosamente vissuto, la guerra di liberazione che doveva salvare unicamente il capitalismo, dopo aver portato un contributo di intelligenza, di lavoro e di sacrificio nella ricostruzione della economia nazionale che doveva in definitiva ricostruire e consolidare il potere economico e politico del capitalismo; dopo aver capito in una parola che se il capitalismo è tornato a ricreare la sua storia sulla pelle degli operai, questo è dovuto unicamente al partito di Palmiro Togliatti.
Per i bonzetti del «corrierino» fino a ieri gli internazionalisti erano indistintamente soggetti da appendere alla stessa forca; oggi si corre invece ad una discriminazione... tattica; «tolti quei pochi - essi dicono - che sono in buona fede, gli altri, i dirigenti sono dei vecchi arnesi che la classe operaia ha respinto dal suo seno per tradimento, per vigliaccheria e cose del genere». Bene, per Dio, la mossa è davvero gentile: bisogna arrivare a separare gli operai internazionalisti dai loro dirigenti. E poiché questi dirigenti, in quanto «vecchi arnesi» sono assai conosciuti dal proletariato per la cui causa hanno liberamente ed apertamente combattuto, senza esigenze di contropartita, tutti gli operai rivoluzionari che si trovano nelle condizioni dell'operaio di Gemonio dovrebbero legittimamente attendersi che dai dirigenti del loro partito si precisi, si circostanzi, si documenti per finirla una buona volta con questi rompiscatole di internazionalisti. Sarebbe legittimo e doveroso non è vero compagno operaio di Gemonio? Ma tu e gli altri avrete da attendere un bel pezzo se non riuscirete a capire che questo ridicolo espediente polemico è tratto dalla pratica del più basso parlamentarismo borghese e se non vi deciderete a superare il solco che vi divide tuttora dalla vostra classe.
Noi sappiamo che fra molti di voi ciò avverrà, anche se non c'è dato di precisare quanto avverrà.
E' nella dinamica del moto di classe, allorché tornerà a salire.
 
Battaglia comunista, n. 45, 21 dicembre - 5 gennaio 1949