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archivio > Lettere di Bordiga>5. Due articoli sulla guerra di Spagna (Prometeo, n. 136, 20 settembre 1936)

aggiornato al: 10/02/2009

Prometeo, n. 136, 20 settembre 1936

«L’Armata del Fronte Popolare è l’armata dell’imperialismo: il proletariato non può inquadrarsi in essa, pena di diventar il prigioniero del nemico, ma deve opporle il suo fronte di classe.»

Con questo titolo si apre il n. 136 di Prometeo del 20 settembre 1936 di cui riportiamo qui due articoli. Precisiamo che il numero con cui viene segnato l'inserimento è nostro e sta solo a segnare la progressione cronologica degli articoli (tutti inseriti, come abbiamo già spiegato, nella sezione "lettere"). Con i prossimi inserimenti troverà spazio anche il dibattito nella Frazione italiana sulla guerra di Spagna.

 

 

5

 

L’inganno che cela la situazione spagnola

 

 

Due mesi sono ormai trascorsi dall’inizio dei terribili avvenimenti di Spagna. Un proletario degno di questo nome ha il dovere di riflettere, di confrontare le sue idee, le posizioni politiche che egli difende con la marcia delle situazioni. Un proletario italiano sovratutto  è in possesso di una delega specifica da parte della classe operaia che è stata massacrata dal fascismo e che edifica, nelle rovine, l’indomani della rivoluzione, un proletario italiano emigrato tradisce questa delega se non si getta sugli avvenimenti trascorsi alfine di ricavarne una indicazione decisiva per le situazioni che seguiranno.

Si, in Spagna è una fase della lotta di classe quella che si svolge attualmente. Ma si tratta di vedere su quale base questa lotta si sviluppa. Ebbene gli avvenimenti ci parlano con il linguaggio di migliaia di cadaveri i quali ci dicono di già che altri ed a migliaia ne seguiranno sulla via che le masse hanno seguito fino ad oggi. Su quale base questa lotta si svolge: capitalista o proletaria? La risposta è inequivocabile. Se non bastasse a definirla il fatto che le più sporche e criminali canaglie della controrivoluzione del Fronte Popolare sono alla testa delle armate che dovrebbero combattere contro… Franco, se non bastasse il fatto che giusto nel corso degli stessi avvenimenti si sono offerti in pegno al capitalismo i teschi di Zinovief e Kamenev, se questo non fosse sufficiente, allora vi sono gli stessi avvenimenti spagnoli che mostrano tragicamente che la base attuale è nettamente capitalista, imperialista, controrivoluzionaria, antiproletaria, che da questa base non può sorgere che il massacro di migliaia di operai spagnoli, lo schiantamento di tutte le loro organizzazioni, l’instaurazione della più feroce delle dittature.

La destra è passata all’attacco. Ma chi ha permesso la preparazione di quest’attacco? Giustamente l’altra forza complementare del capitalismo: il governo del Fronte Popolare. E quando l’attacco è stato scatenato, chi se non il Fronte Popolare ha permesso la migliore vittoria della destra, ha gettato il proletariato in fronti dove esso non può essere che sterminato? Chi, ai proletari che marciavano e dovevano marciare all’attacco della macchina capitalista dell’oppressione, della sorgente del fascismo chi ha detto a questi proletari che occorreva non gettare in pezzi questa macchina, ma salvarla per difendere la libertà e la democrazia che sono libertà di sfruttare fino all’ultima goccia la classe lavoratrice, libertà per Franco di mitragliare gli operai? Chi è intervenuto per spezzare il fronte di classe del proletariato per sostituirvi l’altro capitalista ed attrarvi le masse? Il Fronte Popolare, uno strumento di prim'ordine in Spagna, come lo fu in Italia e in Germania, per fare il letto alla reazione più feroce. E come lo ha fatto il Fronte Popolare? Lo ha fatto esattamente così: agli scioperi generali che furono scatenati in risposta diretta all'attacco di Franco per colpire la macchina statale capitalista, esso ha sostituito l'altro fronte, l' «opposto fronte» della difesa e della conquista di territori o città per realizzare, attraverso il governo di Madrid e l'altro di Barcellona, una Unione sacra di un altro tipo di quella realizzata da Franco. Da una parte attraverso la corruzione e la sbornia antifascista, dall'altra attraverso il terrore bianco, ma due Unioni Sacre, due armate imperialiste, due fronti «egualmente» nemici del proletariato, due cimiteri della classe operaia.

Ahi! sì. Contro le bande bianche le legioni armate di proletari che danno la loro vita non vogliono combattere per il Fronte Popolare, non per la democrazia. non per Caballero, ma vogliono lottare per la rivoluzione socialista. Ahi! il terribile inganno. Ancora una volta esso doveva avere successo sulle carni del proletariato spagnuolo ed internazionale. Si, è sempre così. I proletari combattono per loro, non per il nemico, cadono sempre per la causa del socialismo, ma se essi invece di trovarsi sul loro terreno, sul loro cammino, si trovano sul terreno e sul cammino del nemico, essi diventano i soldati non del socialismo, ma del capitalismo.

Come possono i proletari riprendere la loro via? Non altrimenti che opponendo al fronte del nemico, il loro fronte.

In Ispagna, opponendo ai fronti territoriali, le loro frontiere di classe. Armare gli uni e gli altri è impossibile, è mistificazione, è tradimento del proletariato. Se ci si arma sul fronte del capitalismo si disarma sul fronte del comunismo o l'inverso. Si preparano le legioni armate per il socialismo unicamente disarmando le opposte capitaliste. Non vi è evoluzione dalle une verso le altre, ma rottura brutale, verticale, completa, assoluta, inequivoca. Non si acquistano titoli di fiducia nell'armata imperialista per poter svolgere un lavoro rivoluzionario fra le masse, ma nel fronte imperialista si diventa dei militi del capitalismo e si perde la possibilità di combattere nel fronte proletario, per il proletariato. E se per disgrazia estrema si cade morti sul terreno nemico, sì è non un caduto per la rivoluzione proletaria, ma una vittima dell'inganno capitalista.

E' caduta Badajoz, Irun, San-Sebastian. Cadranno le altre città, molto probabilmente, a nostro avviso anzi certamente, ineluttabilmente giacché il capitalismo spagnolo è costretto a passare alla altra forma della sua politica di dominio sul proletariato: a quella della destra. Ma se dovesse trionfare il Fronte Popolare, come nel 1918, i proletari che avevano creduto di combattere per il socialismo nel nome della democrazia, vedrebbero sul trionfo della democrazia e del Fronte Popolare non allentarsi, ma rinsaldarsi le catene della loro schiavitù.

Nel nostro manifesto ci siamo spiegati chiaramente. Oggi abbiamo l'imprescindibile dovere di parlare con il crudele linguaggio degli avvenimenti. Il governo del Fronte Popolare tace sull'andamento delle operazioni militari e questo lo fa unicamente perché in Catalonia gli operai restino sotto l'ubriacatura capitalista dell'antifascismo, e non vedano che  la sorte di San Sebastiano è quella stessa che li attende. Nel 1931-32 Azana e Caballero furono i giustizieri di individualità proletarie. Oggi che il capitalismo ha bisogno di giustiziare l'intero proletariato spagnolo, gli Azana, i Caballero, gli Hernandez preparano il letto alla destra bianca. Il Fronte Popolare spiana il terreno, consegna il proletariato alle iene fasciste, ammassando in eserciti di Unione Sacra dei proletari che, difendendo città e regioni nell'interno delle quali esiste un abisso di classe, sono stati trascinati nel vortice delle forze nemiche.

E le iene prendono una ad una le città, le regioni, e possono prenderle perché il loro nemico, il proletariato non esiste. E non esiste perché è stato strappato dalla sua base di classe, scaraventato in quella capitalista.

E gli anarchici ed il Poum che cosa fanno in questa situazione? La risposta è tragicamente equivoca. Essi sono delle pedine nella manovra del capitalismo perché essi fanno credere al proletariato che si combatte per il socialismo o l'anarchia, che ci si difende contro Franco costruendo delle armate che occupano delle posizioni imperialiste, facendo credere ad operai diretti da stati maggiori militari improvvisati che essi potranno battere eserciti diretti da specialisti che hanno per di più il loro appoggio complementare e dove? Dove? Gli avvenimenti ce lo dicono: alla testa delle armate proletarie, nel ministero Caballero-Hernandez.

No, mille volte no. L'inganno e la mistificazione devono cessare. Noi siamo dei marxisti e non dei fanfaroni. Noi sappiamo che la lotta e la vittoria rivoluzionaria non sono possibili contrapponendo all'argomento perfetto del nemico, una schiera di petti proletari armati di gingilli. Noi sappiamo che lo scatenamento della lotta di classe e questo unicamente può spezzare l'armata nemica. Sappiamo che, per vincere Franco occorre restare sul terreno nel quale vinsero i primi giorni i proletari a Barcellona e a Madrid. Non si era vinto a Saragozza per esempio, ma questo significa che per vincere occorreva restare sullo stesso terreno di classe. Se a Barcellona la vittoria era stata possibile scatenando un movimento di classe che aveva disgregato i reggimenti di Goded, è sulla stessa via «unicamente» che si poteva vincere a Saragozza; la continuazione l'allargamento della lotta di classe a Barcellona, questo era l'unico mezzo per fracassare i reggimenti di Saragozza dove i soldati sarebbero stati trasportati, dalla corrente della lotta di classe ad ammutinarsi, insorgere contro i generali. Invece? Invece anarchici e Poum lasciando in piedi la macchina capitalista a Barcellona hanno permesso che questa sgorgasse il suo figlio legittimo: un'armata di Unione sacra, non una legione armata e di classe.

Alla via che conduce progressivamente al massacro degli operai spagnoli, la frazione non può opporre che la via di classe. Senza esitazione o tolleranza giacché sarebbe criminale chiudere gli occhi dinanzi ai due mesi di avvenimenti che abbiamo vissuto.

Per passare dalla base attuale capitalista dei fronti territoriali all'altra opposta della lotta di classe diretta verso l'insurrezione proletaria, non vi è che una via, una sola via da intraprendere immediatamente: scatenamento della lotta di classe in tutti i settori dell'economia capitalista, quelli bianchi, i rossi di Madrid, gli ultra rossi di Barcellona. Per acquistare la fiducia e potere parlare agli operai la prima condizione da riempire è di denunciare la realtà capitalista dei fronti territoriali attuali, è di chiamare i proletari ad occupare quelli opposti di classe. Se domani Barcellona si presenta come si è presentata San Sebastiano l'ultimatum della iena fascista otterrà un successo sicuro anche se, per questo, montagne di cadaveri proletari saranno riempite. Se Barcellona per contro oppone alle armate di Franco le armate dei proletari combattenti per il socialismo, la condizione sarà stabilita per vincere o, se le sorti della battaglia dovessero essere irrimediabilmente compromesse, per cadere almeno in nome del socialismo, quello che significa stabilire una pietra infrangibile per la ripresa ed il trionfo della classe operaia.

 

 

Prometeo, n. 136, 20 settembre 1936

 

 

 

 

Alla finestra?

 

 

Sempre gli stessi i «bordighisti». Critici, iper-critici; teorici, iper-teorici, essi si racchiudono in una torre d’avorio di sedicente cristallina purezza di principi, mentre gli operai sono sul fronte e combattono le armi alla mano. Questa è la critica alla posizione della frazione sulla Spagna e che fa presa su non pochi proletari i quali si chiedono: ma la frazione che cosa fa? Praticamente nulla, essi dicono e le loro smargiassate «teoriche» sono in definitiva una comoda copertura per abbandonare i proletari alla loro sorte.

Esaminiamo un po’ da vicino quest’argomento. Esso non è nuovo. In generale i riformisti lo hanno sempre impiegato nei confronti dei comunisti che quando l’occasione si presenta, invece di gettarsi nella lotta per ottenere il massimo successo possibile, stabiliscono un piano impossibile della battaglia e fino a quando esso non è applicato se ne stanno comodamente alla finestra. Gli avvenimenti del dopo-guerra sono là a provare che quando le masse si sono incamminate verso il loro fronte di lotta di classe per la vittoria rivoluzionaria, allora i riformisti hanno preso l’opposto cammino della lotta contro il proletariato mentre i comunisti hanno preso la testa della battaglia per la vittoria della classe operaia.

Ma restiamo sul terreno degli avvenimenti attuali in Ispagna. Quale è la posizione della frazione? Essa non dice nullamente: fino a quando le nostre posizioni non sono accettate noi non facciamo nulla, noi non ci incontriamo con nessuna forza agente nel seno del proletariato ed estranea od avversa alla nostra. Molto più modestamente noi diciamo a quelli che sbraitano di socialismo e di rivoluzione che si fa tutti i giorni e tutte le ore: no, la rivoluzione non la si fa in combutta con il capitalismo, non con armate dirette dal Fronte Popolare, non penetrando nella macchina statale della borghesia, ma sull’opposta strada nella quale si passa alla costruzione degli organi del potere proletario. Invece di parlare di rivoluzione che si fa (quando si marcia braccio a braccio con il nemico) guardiamo alla realtà: la borghesia passa all’attacco, vediamo dunque come la possiamo e dobbiamo combattere. Non altrimenti che sulla base della lotta di classe. I proletari spagnoli avevano preso il buon cammino il 18 luglio: scioperi generali i quali erano diretti contro l’apparato economico e politico borghese, esattamente quello da cui sorge il fascismo che è impossibile battere senza combattere contro il capitalismo. Le armi, sì mille volte sì: ma sulla base di questa lotta di classe; C.N.T., Poum, F.A.I. non sono d’accordo con noi sulle questioni generali, ma questo non toglie che non ci si possa intendere, accordare su un piano più limitato, che, per esempio si edifichi, attraverso un’ Alleanza del Lavoro, un vasto fronte generale di forze operaie che si battono per i loro obiettivi di classe. Le bande bianche occupano questo o quel territorio, questa o quella regione, vincono dunque in determinati settori. Per sloggiarli non vi è che una via: continuare a Barcellona, Valenza, Madrid la lotta sulla stessa base perché solo dall’indebolimento e la successiva distruzione della borghesia di Valenza, Barcellona, Madrid può risultare lo schiacciamento di quella di Siviglia, Cordova, Saragossa. Restare su questo fronte significa altresì sloggiare immediatamente Franco da Saragossa, affrontarlo sul solo terreno dove esso può essere sconfitto, e dove Goded fu battuto nelle piazze di Barcellona; i suoi soldati, vedendo i loro fratelli di classe che combattono per le rivendicazioni comuni dirigeranno le armi non contro i veri «ribelli» della società capitalista, ma contro i loro nemici comuni. D’altra parte a Saragossa stessa le masse su cui l’oppressione del terrore non sarebbe più così terribile, potrebbero ricongiungersi al fronte di classe degli operai di Barcellona e la lotta comune contro il capitalismo potrebbe allora mettersi sui binari che conducono alla vittoria socialista.

Invece che cosa avviene in Ispagna? Fronte Popolare, anarchici e Poum hanno strappato il proletariato dal suo terreno specifico e lo mettono su un terreno che è l’opposto di quello proletario, che è quello capitalista, è quello stesso dove sono stati massacrati il proletariato italiano, tedesco, quello dove si consuma l’ultimo atto del tradimento proletario: la guerra imperialista anche se essa è localizzata al solo settore spagnolo. La frazione alla finestra? Mille volte no. La frazione si drizza contro questo fronte imperialista. A chi ci dice che dobbiamo essere dove i proletari si battono, noi rispondiamo che combatteremo per ritirare fino all’ultimo operaio da queste armate di Unione Sacra, che lavorando accanitamente in Ispagna e negli altri paesi noi combattiamo per distruggere la macchina capitalista dell’oppressione, quella da cui sgorga fascismo ed antifascismo, per battere la borghesia, per cacciarla dalla comoda finestra che essa occupa attualmente e dove può fregarsi esultante le mani contemplando la carneficina del proletariato spagnolo ed internazionale.

 

Prometeo, n. 136, 20 settembre 1936