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archivio > Lettere di Bordiga>18.Prometeo, La vita della Frazione, (Prometeo n.140, 20 dicembre 1936)

aggiornato al: 08/10/2009

Prometeo, n. 140, 20 dicembre 1936

Ecco la seconda parte dedicata al n. 140 di Prometeo. Riportiamo qui , prima di dedicarci al dibattito nella Frazione, alcuni scritti sulla attività della Frazione con l'espulsione della minoranza.

 

 

18

 

LA VITA DELLA FRAZIONE

 

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Ordine del giorno della C.E.

 

In tutto il corso dell’evoluzione della critica della frazione, la C.E. si è fatta guidare dal doppio criterio di evitare delle misure disciplinari e di spingere i compagni della minoranza a coordinarsi in vista della formazione di una corrente dell’organizzazione orientantesi verso la prova che l’altra corrente aveva rotto con le basi fondamentali dell’organizzazione, mente essa ne sarebbe stata il reale e fedele difensore. Questa confrontazione polemica non poteva avere luogo che al Congresso.

Successivamente alla riunione della Federazione di Parigi del 27 Settembre che diede luogo alla formazione del Comitato di Coordinazione, la C.E. esortò la frazione a subire una situazione in cui la minoranza aveva un regime di favore consistente nel non partecipare allo sforzo finanziario necessario alla vita della stampa mentre essa scriveva su questa stessa stampa. La C.E. fece questo allo scopo unico di evitare che la rottura si facesse su questioni procedurali.

Immediatamente dopo sorse la minaccia della rottura qualora la C.E. non avesse proceduto al riconoscimento del gruppo di Barcellona; la C.E. basandosi sempre sullo stesso criterio che le scissioni debbono aver luogo sulle questioni di principio e nullamente su questioni di tendenze particolari, ancora meno su questioni organizzative, passò al riconoscimento del gruppo di Barcellona.

Infine, quando la C.E. fu costretta a constatare che il rifiuto della minoranza a scambiare con l’altra tendenza la documentazione della vita politica, significava la rottura dell’organizzazione, ma malgrado questo, essa C.E. manteneva sempre la necessità del Congresso, per comunicazione verbale del comp. Candiani, la minoranza informava che si sarebbe immediatamente passati alla rottura.

L’ultimo appello della C.E. del 25 Novembre riceveva una risposta che preclude ogni ulteriore tentativo in vista della presenza della minoranza al Congresso.

In queste condizioni, la C.E. constata che l’evoluzione della minoranza è la prova manifesta che essa non può essere considerata una tendenza dell’organizzazione, ma un riflesso della manovra del Fronte Popolare nel seno della frazione e che in conseguenza non si possono porre i problemi della scissione politica dell’organizzazione.

Considerato inoltre che la minoranza ruffianeggia con forze nemiche alla frazione e schiettamente controrivoluzionarie (Giustizia e Libertà, pseudo trotskysti, massimalisti) nello stesso tempo in cui proclama inutile discutere con la frazione.

La C.E. decide l’espulsione per indegnità politica di tutti i compagni che si solidarizzeranno con la lettera del Com. di Coord. Del 25-11-36 e lascia 15 giorni di tempo ai compagni della minoranza per pronunciarsi definitivamente. Essi sono invitati a fare tenere la loro risposta individualmente per il 13 Dicembre. Riserva è fatta per i comp. risiedenti a Barcellona di cui si attenderà il ritorno perché siano nella possibilità di documentarsi completamente. Tale riserva non concerne il comp. Candiani che avanti il suo ritorno ha avuto possibilità di prendere conoscenza completa della situazione.

 

 

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Risoluzione del gruppo di Marsiglia

 

Il gruppo della frazione di Marsiglia aveva intravisto, dopo gli ultimi avvenimenti internazionali, una possibilità di una discussione serena e convergente con i compagni in dissidio sulla situazione spagnola e questa sulla base delle loro stesse affermazioni fatte al termine della dichiarazione intitolata “Critica rivoluzionaria o disfattismo”? Essi affermavano ancora, qualche settimana fa, quanto segue: “Solo una complicazione internazionale potrebbe spostare completamente il significato della lotta attuale. In caso che i due imperialismi rivali intervenissero in Ispagna, il che provocherebbe una conflagrazione mondiale, il dovere dei rivoluzionari sarebbe di opporsi sia all’uno che all’altro degli imperialismi, e dichiarare che la guerra sarebbe una guerra imperialista e che il proletariato non può accettarla sotto nessuna forma e che la guerra della democrazia contro il fascismo non è che una turlupinatura”.

Malgrado le dichiarazioni grottesche del Candiani, questa affermazione politica sulle prospettive doveva servire di base perché i compagni dissidenti si orientino verso una chiara visione dello sviluppo della situazione che si chiarifica inequivocabilmente nel senso delle affermazioni fondamentali fatte dalla frazione sulla natura dei movimenti in Ispagna e le sue ripercussioni antiproletarie.

Riscontriamo, invece, con nostro grande rammarico, l’attitudine negativa presa dal sedicente Comitato di Coordinazione nella sua ultima lettera ove, mentre schiva e sfugge la discussione, definisce il Congresso un “inutile comizio”. Tace sulla gravità della situazione che dal settore spagnolo minaccia di dilagare nell’Europa intera. Mentre socialisti, centristi ed anarco-sindacalisti fanno della Spagna il punto di concentramento della guerra mondiale delle “democrazie” contro il “fascismo”, i nostri pratici situazionisti non trovano di meglio che esibire, in riunioni dell’emigrazione, “il capitano” che non ha niente da dire contro nessuno al di fuori degli errori “settari” della frazione

La fuga vergognosa e disordinata del preteso Comitato di Coordinazione di fronte alla presa di posizione nella gravissima situazione attuale, tentata attraverso il labirinto della procedura, il mascherarsi dietro una proposta altezzosa, piena di pose ed atteggiamenti super-politici, ci danno la piena convinzione della necessità assoluta di condividere pienamente la decisione presa dai compagni della C.E. che espelle per indegnità politica tutti i membri della frazione che solidarizzano con la lettera dei pseudo rappresentanti della minoranza, in data del 25-11-36.

I compagni del gruppo pensano che questa salutare decisione è la sola atta a ridare alla frazione nell’emigrazione, la capacità ideologica ed organica di affrontare con decisione e chiarezza i gravi avvenimenti in corso.

A conclusione di questo domandiamo la continuazione della discussione per la migliore preparazione di un Congresso la di cui data potrà essere fissata in seguito, in relazione allo sviluppo della situazione politica generale.

 

(Votata all’unanimità)

 

 

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ALLA C.E.

 

“Con molto interesse abbiamo seguito l’evoluzione della nostra organizzazione ed è con soddisfazione che abbiamo appreso la risoluzione sulle divergenze politiche che ci separavano dalla ex minoranza. Dalla vostra lettera circolare risulta che la Commissione Esecutiva ha fatto tutto il possibile per cercare di permettere ad essa minoranza di ritrovare una posizione di classe. Mentre oggi dobbiamo constatare che ci su trova di fronte ad un cadavere politico di cui il proletariato, nella sua marcia verso i suoi compiti storici, farà giustizia come farà di tutti gli altri. L’ex minoranza può forse indicarci dove sia scritto che il partito di classe possa esportarsi?

È certo che solo quelli di “Giustizia e Libertà”, anarchici e centristi che possono farlo. Dove sta mai scritto che si debba concentrare il proletariato rivoluzionario a lottare su un solo settore del capitalismo? E per quale causa? Forse quella centrista ed anarchica?

Neppure per sogno. Si tratta invece di un intervento consapevole e senza scrupoli nella guerra del capitalismo provvisoriamente localizzata per fini imperialistici in Spagna. Questo per assicurarsi, da parte di gruppi imperialisti contendenti posizioni di dominio. Posizione peggiore di quella assunta dal PSI nel 1914 colla parola d’ordine di non sabotare né favorire la guerra. Il gruppo della Seyne, colla presente risoluzione, si solidarizza con la C.E. e marca l’importanza che dava alla soluzione della crisi, proponendosi di riattivare il lavoro politico per colmare il vuoto lasciato dalla ex minoranza.

 

Il gruppo della Seyne-sur-Mer

 

 

Prometeo, n. 140, 20 dicembre 1936