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archivio > Lettere di Bordiga>23. Articoli di "Prometeo" sulla guerra di Spagna (Prometeo, n. 143, 11 aprile 1937)

aggiornato al: 26/01/2010

Prometeo, n. 143, 11 aprile 1937

Continuiamo con la riproposizione degli articoli di  Prometeo sulla guerra di Spagna. Siamo giunti ora all'aprile del 1937 e l'atmosfera e la sensazione di sconfitta per il proletariato è ormai presente sia a livello spagnolo che a quello internazionale pur con la vittoria di Guadalajara, vittoria che ormai significa solo il predominio, momentaneo, delle forze repubblicane borghesi su quelle fasciste.

Tra il marzo e l'aprile si snocciolano fatti ben noti:

--Il 19 marzo compare l'enciclica Divini Redemptoris dove Pio XI scrive: "Anche là, nella nostra carissima Spagna, il flagello comunista si è scatenato purtroppo con violenza furibonda",

--Il 23 marzo si conclude la battaglia di Guadalajara con la vittoria repubblicana e la sconfitta fascista,

--Il 26 aprile la città di Guernica viene rasa al suolo dalla Legione Condor tedesca e l'episodio sarà reso famoso dall'omonimo dipinto di Picasso.

Ma ecco i due articoli di Prometeo.

 

 

23

 

 

La disfatta “italiana” di Guadalajara

 

 

 

Il discorso di Grandi a Londra permette di dare credito alle notizie provenienti dalla Spagna e che attribuiscono l’iniziativa sul Guadalajara a delle truppe regolari italiane comandate da ufficiali dell’esercito. Successivamente l’esercito repubblicano è pervenuto ad infliggere a queste truppe una seria disfatta ed ha fatto un certo numero di prigionieri. Questi sono gli elementi di fatto che sembrano confermati da fonti differenti e sui quali è dunque possibile basarsi.

Cominciamo col rilevare un elemento di fatto sul quale non ci è affatto possibile di formarci un’opinione. Le operazioni militari seguono un corso estremamente confuso e, che si tratti di Madrid, di Oviedo, di Eibar, di Huesca, da mesi e mesi assistiamo a grandiose vittorie dell’una e dell’altra armata senza che si giunga ad un risultato definitivo. Sono per contro i centri sui quali nessuna informazione di battaglia importante è data, che gli avvenimenti giungono alla loro conclusione, come a Malaga caduta inopinatamente. Si potrebbe dedurre da questa altalena di notizie contraddittorie, l’opinione che la lentezza dello sviluppo delle operazioni militari risponde ad un piano prestabilito e che ha per iscopo di intrattenere un’atmosfera di guerra sia nell’interno della Spagna, sia negli altri paesi. Che si tratti dell’Inghilterra, della Francia, del Belgio o degli altri paesi a dittatura fascista o centrista, è grazie agli avvenimenti spagnoli che si crea questa psicosi che permette di ottenere l’indifferenza delle masse di fronte al voto dei crediti di guerra, se non addirittura la cessazione di movimenti di classe, come ne fu il caso a Lilla nell’autunno scorso.

L'altro elemento sul quale è anche difficile di formarsi un'opinione è quello concernente la vita economica in Ispagna. Una città come Madrid, di un milione di abitanti è da mesi sotto i colpi del bombardamento aereo, degli attacchi dell’esercito di Franco, ed è quasi completamente investita. Come si arriva, per un così lungo periodo di tempo, a rifornire di viveri una popolazione così numerosa che si trova d’altronde nella impossibilità di lavorare? La situazione di Madrid, in forme ben più gravi, si estende a tutta la Spagna. Come vi funziona la vita economica? Un parallelo con la guerra del 1914-18 non è possibile che alla condizione di mettere in rapporto la Spagna attuale con i fronti di guerra di allora, giacché quasi tutti i centri industriali e commerciali sono dei luoghi di combattimento o in prossimità diretta di essi. Allora? Se ne deve dedurre che se la vita economica può continuare a funzionare, questo risponde ad una volontà prestabilita di Franco e di Caballero, per poter ottenere, insieme e solidarmente una vittoria nei confronti degli operai spagnoli e di quelli degli altri paesi che sono stati – dai traditori di tutte le risme – mobilitati intorno alla causa dell’esercito capitalista repubblicano. Solamente l’avvenire permetterà di chiarire queste questioni e di vedere se non vi era simultaneità fra il lento assassinio del proletariato spagnolo, la graduale corruzione degli operai negli altri paesi e l’andamento di situazioni economiche dove il provvisorio slancio produttivo non è dovuto che all’intensificazione folle dell’industria degli armamenti, alla truffa della svalutazione, ed alle manipolazioni doganali e tributarie.

Gli “italiani” dunque sono stati sconfitti. Gli anarchici, i comunisti di sinistra (?) in pieno accordo coi socialisti e centristi, continuano a qualificare di “guerra civile” gli avvenimenti spagnoli, incontrandosi d’altronde con l’eguale formulazione che ne danno la stampa di destra e fascista di tutti i paesi.. Che cosa ci voglia, perché si parli di guerra imperialista e non civile, non possiamo arrivare a stabilirlo. Come gli italiani ed i tedeschi aggrediscono, gli spagnoli si difendono contro un’aggressione e difendono l’onore della libertà e della giustizia e siamo ancora una volta a ripetere la crudele canzone del 1914? Eppurtanto è così: oggi si è agenti di Franco se si difende il programma dell’internazionalismo proletario e si solleva la bandiera della fraternizzazione degli sfruttati di tutte le nazionalità contro il fronte unico degli sfruttatori di tutti i paesi. Un punto più avanzato degli avvenimenti è marcato dal fatto che non si parlerà  più solamente di “fascisti”, ma si impiegano già le qualificazioni nazionali e la battaglia per il “socialismo” è condotta nel nome della lotta contro gli aggressori italiani tedeschi e mori. Questo punto inoltrato degli avvenimenti si accompagna con una evoluzione accentuata nel campo politico in Ispagna e negli altri paesi. In Ispagna si passa al rafforzamento delle istituzioni ed della repressione statale che la settimana del luglio scorso aveva sconvolte, il “Nuevo orden” sarà stabilito attraverso la “Securidad Interior”, ed esso è talmente nuovo, quest’ordine, che pare copiato sulla traccia della polizia che la repubblica aveva degnamente ereditato dalla monarchia di Alfonso. Frattanto, i Congressi sindacali anarchici passano all’esame dei problemi della produzione ed impegnano le battaglie per strappare l’economia spagnola dal controllo dello “straniero” e gli operai sono impegnati alla realizzazione di una produzione intensificata. Infine, la caduta di Malaga darà luogo allo scatenamento di una campagna fra le masse per allertarle contro il pericolo delle discussioni che indeboliscono il fronte di battaglia, quello che, in termini concreti, significa che bisogna soffocare ogni manifestazione di lotta di classe e marciare tutti compatti, zaino in spalla, agli ordini dello Stato capitalista. Negli altri paesi, l’Unione Sacra si rinforza sempre di più e le minoranze rivoluzionarie si trovano in condizioni sempre più difficili per continuare la lotta negli interessi del proletariato.

È certo che il paese il quale si è visto costretto ad intervenire più attivamente ed apertamente in Spagna è l’Italia. All’indomani della guerra per la conquista dell’Etiopia, l’imperialismo italiano si è trovato di fronte alla necessità di impegnarsi gravemente in Ispagna e questo indica che la situazione del paese, lungi dal poter ritrovare un certo equilibrio dopo gli avvenimenti africani, si trova ancora più sconvolta dagli esplosivi di una crisi che potrebbe scoppiarvi ben più presto di quanto il capitalismo di tutti i paesi non lo pensi.

La disfatta di Gaualajara fa gettare alte grida ai socialisti e centristi italiani i quali non esisteranno a richiamarsi a Lenin per dimostrare che essi sono rivoluzionari  al mille per cento poiché preconizzano la disfatta dell’esercito del loro paese. Singolari questi disfattisti i quali augurano la disfatta delle legioni del loro paese, mentre impegnano le masse a farsi scannare per la vittoria dell’esercito capitalista repubblicano...

Ma sarebbe erroneo di considerare che tutta la campagna del Fronte Popolare italiano si sviluppa nel vuoto. In effetti essa rappresenta una riserva di primo ordine che cerca di rispondere ad una necessità possibile del capitalismo italiano, nel caso in cui il braciere spagnolo debba rivelare l’apertura di una situazione internazionale ed in primo luogo italiana, feconda di avvenimenti rivoluzionari.

Alla manovra fascista per chiamare le masse intorno alle vicende militari delle armate di Franco, per fare scacco dell’imperialismo onnipossente e permettere lo sviluppo dell’“Italia proletaria”, fa completamento l’altra manovra dell’antifascismo, per la difesa dell’onore d’Italia sotto la bandiera dell’armata repubblicana. E l’antifascismo italiano si agita freneticamente in vista di riguadagnare un certo credito fra le masse, grazie agli avvenimenti spagnoli. La vittoria di Hitler in Germania aveva determinata una profonda ripercussione fra gli operai italiani che, gemendo sotto il tallone brutale del fascismo da 12 anni, avevano visto nella caduta del proletariato tedesco l’opera non solamente dei socialisti ma altresì dei centristi e dell’Unione Sovietica.. Gli avvenimenti spagnoli possono permettere di ricostruire nuove maglie dell’inganno antifascista, e non vi è alcun dubbio, la Russia Sovietica sovratutto avrà, nello sviluppo delle situazioni del prossimo domani in Italia, una funzione controrivoluzionaria di primissimo ordine. A proposito della Russia, si rifletta che la campagna del capitalismo di tutti i paesi contro il suo intervento nelle lotte sociali dei diversi paesi ha cessato giusto quando questo intervento ha preso la forma più manifesta ed importante: segno evidente che la politica attuale della Russia corrisponde pienamente ai bisogni del capitalismo di tutti i paesi.

Solamente, come l’inizio degli avvenimenti spagnoli se lo provano le masse, nel loro primo impeto della lotta, imbrancano direttamente il cammino della loro classe e respingono dal loro seno tutte le forze che agiscono nel nome e nell’interesse del nemico. In Italia, dove una sezione rigorosa di esperienze e di quadri ha permesso al proletariato di maturare una coscienza politica di ferro, è certo che il primo slancio della lotta sarà mille volte più possente e la sua natura di classe molto più solida, di quanto non avvenne nella prima settimana degli avvenimenti spagnoli.

In vista di riempire la migliore condizione per dare alle masse l’organo indispensabile per la loro vittoria – il partito di classe – quando, dopo il primo slancio, le situazioni impongono una direzione cosciente degli avvenimenti, i comunisti, – e  con essi la nostra frazione – hanno il dovere di sviluppare la più grande attività non appena l’incendio sociale divampa ed allora essi dovranno sollevare ben alta la bandiera della lotta in vista della distruzione di TUTTE le istituzioni capitaliste, passando alla loro immediata distruzione dovunque questo divenga possibile, nello stesso tempo in cui si appoggiano le iniziative degli operai per la costruzione dei loro organismi di classe, per preparare la dittatura del proletariato rivoluzionario.

 

 

 

 

La situazione internazionale

Spagna

 

La battaglia si è intensificata in queste ultime settimane intorno a Madrid. E poiché la resistenza del proletariato, in una metropoli di un milione di abitanti, non si può così facilmente sabotare, sinora gli attacchi furiosi delle milizie italo-tedesche, che sembrano formare con i marocchini la massa d’assalto, sono stati ributtati.

Mentre la reazione ha concentrato tutte le sue forze per schiacciare la resistenza di Madrid – poi sarà la volta di Barcellona, se avanti il tradimento non sarà arrivato a conclusione – in tutti i restanti settori del fronte bellico regna la calma. Per gli strateghi del Fronte Popolare non si tratta di profittare  per attaccare alla loro volta sui settori che il nemico ha sguarnito, ma di contro, di restare nella passività che significa un appoggio prezioso e decisivo all’attacco dei generali “faziosi”.

E nel frattempo le navi ribelli dominano il mare, catturando o calando a picco a tutto spiano e l’aviazione di Franco bombarda impunemente Madrid, Valenza, Barcellona stessa.

Nella sola Madrid, senza contare i sobborghi pure duramente provati. 980 edifici sono stati completamente distrutti, tra cui 14 scuole, 8 chiese, 4 ospedali e le vittime umane ascendono a 1921 uccisi, 3502 feriti, 430 spariti.

E sebbene otto mesi siano ormai trascorsi, il proletariato non ritrova il suo terreno di classe. La politica generale dei partiti cosiddetti proletari resta la stessa.

Gli anarchici restano abbarbicati al potere e avvallano, colla loro presenza, le mene controrivoluzionarie dei vari Caballero e Companys.

Essi perdono, a loro stessa ammissione, sempre più terreno anche in Catalogna.

Di pari passo è incontestabile il rafforzamento dei partiti borghesi e del centrismo, che si fa forte della manovra interventista di Mosca.

L’unico partito che comincia a veder chiaro sembra sia il POUM …, ma solo da quando è stato eliminato dal governo della Generalità di Catalogna e perseguitato come controrivoluzionario. A Madrid è stato disciolto, a Barcellona stessa è stato sospeso l’organo centrale.

Esso ha indetto recentemente una grande manifestazione politica in cui hanno parlato i vari capi Nin, Andrade, Gorkin. “Perché si deve dire al popolo la verità e la sola verità” ha dichiarato Nin, forse in omaggio alla sua breve permanenza come Ministro della Giustizia, dobbiamo affermare che la rivoluzione è attualmente in regresso.

Nel luglio, il potere dello Stato borghese era distrutto. Il potere era nelle strade. Il proletariato era in armi. Oggi è in corso un processo di ricostruzione del potere statale, distrutto il 19 luglio. Oggi il proletariato viene disarmato”.

Perché tutto questo? Nin si guarda bene di dirlo. Per averlo spiegato noi – quando il POUM era in auge e Nin sedeva nel governo – siamo stati tacciati di controrivoluzionari in una risoluzione del suo C.C. e a “Prometeo” si è vista rifiutata l’introduzione a Barcellona.

 

 

PROMETEO,  n. 143,  11 aprile 1937