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archivio > Lettere di Bordiga>Lettera di Bordiga a Oreste Mosca (Napoli 25 giugno 1964)

aggiornato al: 28/02/2008

Napoli, 25 giugno 1964

Oreste Mosca, cui questa lettera è indirizzata, fu un giornalista e scrittore napoletano che divenne amico negli anni sessanta del secolo scorso di Amadeo Bordiga.

Coetaneo di Bordiga, Oreste Mosca nacque a Napoli il 4 febbraio 1892 e morì ad Avellino il 31 ottobre 1975;  fu, tra gli altri numerosi incarichi di tipo giornalistico, vicedirettore di «Il Tempo» di Renato Angiolillo.

Nel 1969 Oreste Mosca andò a Formia a trovare Bordiga; in seguito, dopo la morte di Bordiga, scrisse ad Antonietta De Meo.

Parte di questa lettera, che, nelle sue prime righe, si riferisce all'uscita (nel marzo del 1964) del primo volume della  «Storia della sinistra comunista», è già, parzialmente comparsa nell'articolo «Alcune note sullo scritto di Valerio Riva "Quell'oro di Mosca veniva da Londra?"» presente in questo sito nella sezione «saggi e inediti». Il suo interesse è legato al fatto che Bordiga, di solito restio a parlare di se stesso, qui riferisce brevemente del suo arresto del 1923 quando gli furono trovate addosso  le sterline con cui l'Internazionale Comunista aiutava il partito italiano.

 

 

Napoli 25 giugno 1964

 

Caro Mosca,

                    col tuo articolo hai sollevato un vespaio tra i pochi miei seguaci che si occupano della diffusione del volume e hanno gavazzato dello spunto pubblicitario. Quanto a me non credo che il partito debba andare avanti con risorse reclamistiche ma solo per la potenza della dottrina rivoluzionaria. Ma se anche i miei allievi non ci arrivano, tu meriti il loro e i miei ringraziamenti.

Non teniamo riunioni a Roma da quella sola del 1960: come potrei invitarti, se non chiedi una tessera del partito internazionalista? Che da par tuo utilizzi i materiali di Programma lo ho visto da tempo e te ne do atto. Se ti vuoi collegare ad una compagna di Roma, non in veste di catecumeno, te ne do l'indirizzo: Bice Durazzo Perrone, Lungo Tevere Flaminio 78. Ha telefono (Durazzo Ulderico). E' a Roma fino all'8 luglio.

I tuoi pezzi giornalistici sono di prima forza. Ma non devi avere avuto per le mani il libro (esauritissimo) sul processo del 23. Lì ne pescheresti dell'aneddotica su Bordiga, cui io ho fatto il catenaccio!!

Non ho mai avuto un assegno di Krassin. Avevo e tentai invano di porlo in salvo del numerario inglese: una banconota di mille sterline ed una di 200. Dissi subito che erano soldi del partito e della Internazionale Comunista (poi li resero) e di stare in gamba. Tremavano a toccarli! La mia tesi fu che il denaro non ha proprietario ma solo possessore; sapevano forse che era stato rubato a qualcuno? Cambiarono le sterline in vile lire e protestai per l'abuso: il corpo del reato, se vi era, doveva venire presentato tale quale al giudice. Come avrebbero cambiato l'assegno di Krassin se io non lo giravo? Volgare trucco poliziesco. Di fatto la Banca d'Inghilterra, sola che a quel tempo emettesse un valore simile, teneva nota del primo versamento, e l'incaricato di Krassin se era più furbo doveva riscuotere allo sportello tagli minori. Ma ora tu non andarla a raccontare. E' meglio che smetta. Cordialmente,

Amadeo Bordiga