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archivio > Articoli su Bordiga>Rocco Di Blasi:Bordiga negli anni del «Circolo Carlo Marx»

aggiornato al: 24/09/2007

La voce della Campania, 31 luglio 1977

Bordiga negli anni del «Circolo Carlo Marx»

Ripubblichiamo, sotto questo nostro titolo che ci rimanda agli inizi del secolo scorso,  un articolo apparso su «La voce della Campania» nel 1977 e ad esso aggiungiamo alcuni brani tratti  dai ricordi di Ines Garbarini (sui quali si basa quanto viene riportato). Si delinea così, un poco, l'ambiente in cui sorse, nel 1912, il Circolo Carlo Marx.
Alcune precisazioni sono necessarie:
--Bordiga dedicò alla morte di Anna De Meo un articolo che apparve in «L'Avanguardia» del 7 settembre 1913 e che comincia così: «L'Avanguardia vorrà concedermi di ricordare dalle sue pagine, vibranti di vita giovanile, una giovinezza atrocemente stroncata dalla morte.»
--L'organizzare "serenate" era una consuetudine in Bordiga; episodi come quello qui ricordato si ripeterono anche in Russia nell'occasione di qualche riunione e congresso e poi anche ad Ustica, al confino.
--Nel libro di Franco Livorsi  «Amadeo Bordiga» (Editori Riuniti, Roma, 1976) è riportato che (pag. 93) Bordiga sposò Ortensia De Meo il 5 giugno 1918. Ciò è errato: Bordiga ed Ortensia De Meo si sposarono il 9 gennaio 1914.
--Il rapporto tra Ruggero Grieco ed Ines Garbarini entrò in crisi all'inizio degli anni venti; al V Congresso del Comintern (1924) Grieco si legò ad Elisabetta Okhocinskaia che diventerà Lila Grieco. Anche lo stretto legame politico che univa Bordiga e Grieco si ruppe. Grieco cominciò a staccarsi dalle posizioni della sinistra nella primavera del 1925 (all'epoca del "Comitato d'Intesa") e la rottura divenne manifesta nel corso dell'Esecutivo Allargato (V Plenum) dell'I.C. del 21 marzo-5 aprile 1925.

Napoli: il 'clima' degli anni '20
Bordiga IntimoAlcuni squarci di vita personale -pubblicate per il contributo determinante di Alfonso Leonetti- possono essere utili per capire il 'clima' in cui mosse i primi passi il movimento comunista a Napoli.

Di Amadeo Bordiga, il 'socialista rivoluzionario' napoletano che fu tra gli artefici principali della 'scissione' di Livorno e della fondazione del Pci, già nel 1945 a Napoli si era praticamente perduto in gran parte il ricordo.
Lo ha confermato esplicitamente, ancora pochi giorni fa, Giorgio Napolitano parlando per la terza pagina di 'Paese Sera', della formazione culturale e politica del gruppo dirigente napoletano nell'immediato dopoguerra.
In quel momento il nome di Amadeo Bordiga -testimonia Napolitano- non ha presso i giovani comunisti più eco alcuna. «Fra i collaboratori della rivista '9 maggio' -aggiunge-  c'era anche il figlio di Bordiga, che vi faceva il critico cinematografico. Nessuno sapeva di suo padre.
Anche per questo alcuni squarci di vita personale -che vengono pubblicati per il contributo determinante di Alfonso Leonetti- possono oggi essere interessanti, in particolare per i giovani, almeno per ricostruire il 'clima' in cui mosse i 'primi passi' nella nostra città quel movimento che -non senza contrasti interni e gravissime lacerazioni- doveva, comunque, in mezzo secolo, giungere al governo della cosa pubblica e ad estendere in modo straordinario la sua influenza tra i lavoratori e le masse.
«Quello che viene fuori da questi brevi ricordi, a mio avviso -dice lo stesso Leonetti- è che il socialismo rivoluzionario, intransigente, duro non era incompatibile con il buon umore e lo scherzo».
Anche Lenin, del resto, diceva che «la rivoluzione si fa allegramente».

I ricordi di Ines
«Giovinetta -racconta Ines Garbarini in prima fila nelle lotte politiche di quegli anni a Napoli e che sarà moglie di Ruggero Grieco- crebbi nell'ambiente dei miei zii, Iole e Mario Bianchi, ferventi militanti del socialismo rivoluzionario napoletano.
Entrambi facevano parte del Circolo Carlo Marx, sorto a Napoli il 2 aprile 1912 da una scissione contro le degenerazioni dell'Unione socialista napoletana.
Di questo Circolo facevano parte anche e in modo particolare Amadeo Bordiga, Ruggero Grieco, studente a Portici, Oreste Lizzadri, Oscar Gaeta, Antonio Cecchi, Ortensia De Meo.

La moglie Ortensia
Fu proprio nella casa dei Bianchi che Bordiga conobbe Ortensia De Meo, che sarebbe diventata sua moglie, non senza un penoso dramma familiare.
«Entrambi -racconta la Garbarini- erano divenuti intimi dei miei zii ed anche le sorelle De Meo ed il padre venivano spessissimo da noi e quest'ultimo si premurava di portarci delle primizie della sua terra ed anche polli e capretti.
Una sorella di Ortensia, Anna, mia quasi coetanea e grandissima amica, tacitamente si innamorò pazzamente di Bordiga, ma quando scoprì che egli era invece innamorato della sorella, sempre silenziosamente, ritornò al suo paese (Castellonorato in quel di Formia) e si suicidò in un pomeriggio d'estate.

La serenata di Bordiga
Ma naturalmente tutte queste vicende erano strettamente intrecciate alla discussione e all'iniziativa politica.
«Bordiga era allora -a giudizio della Garbarini- il più forte animatore del movimento socialista napoletano e redigeva giornali e teneva conferenze e comizi ovunque fosse possibile e necessario.
La sua forte personalità si innalzava su tutti già da allora e divenne sempre più forte, come si sa, nell'avvenire.
Eravamo tutti ammirati di lui ed era anche un amico carissimo e semplice e pieno di imprevisti allegri e camerateschi.
Ricordo infatti che una volta organizzò una serenata per prendere in giro scherzosamente mia zia Ida.
Questa aveva l'abitudine, nel periodo estivo di maggior caldo, di trasferirsi dalla  Via del Rettifilo, dove abitavamo, al Vomero oppure a Capo Posillipo.
Ora, una sera, Bordiga prese diversi compagni e compagne e portò tutti sotto le finestre di mia zia al Vomero e diede il 'la' alla serenata con parole e musica preparate da lui stesso tra lo stupore dei passanti».Un allegro sfottò
Si tratta di un allegro sfottò nei confronti dei Bianchi, accusati per quel loro trasferimento estivo di far vita da borghesi al Vomero. La 'signorina' di cui parlano le strofe che, molti anni dopo, la  Garbarini cita a memoria, è una segretaria di Mario Bianchi, che era un dirigente della ditta Martiny specializzata nella produzione di articoli di gomma.
La 'Santina' è una donna di servizio, mentre Lily è il nome di un cagnolino.
Sono tutti particolari che il testo di Bordiga accentua puntigliosamente per sottolineare meglio gli aspetti 'borghesi' della vita dei personaggi che prende di mira (inutile dire che il Vomero non era la colata di cemento che è oggi).
Ed ecco il testo:
Sta il proletario misero / nella stamberga oscura / mentre i borghesi al Vomero / godono l'aria pura / il socialismo incomodo / si lascia al rettifilo / e dopo pranzo al Vomero / si viene a fare il chilo / Chirie Chirie /  Chirie e sempre Chirie / Chirier Eleison / La comitiva formasi / La Bianchi la precede / la signorina è al fianco / e poi Santina incede / e intorno a lor l'invalido / degenere Lily fermasi ad ogni passo / tornando a far pipì / Cirie Chirie ecc. / La Bianchi strafottente / qui sopra se ne viene / e nel cinematografo / con gusto s'intrattiene / manda il partito al diavolo / e Carlo Marx disprezza / Chirie Chirie ecc. / E pur la segretaria / del circol femminil / dovendo cambiar aria / diserta dalle fil / Chirie Chirie ecc.

La sezione di Portici
Ma questi rapporti umani pur così caratteristici di un collettivo tutto sommato piccolo e ancora isolato dalla realtà circostante erano anche occasione di un continuo stimolo alla 'crescita' politica e culturale.
«Nel periodo passato in Napoli -annota Ines Garbarini- Bordiga sempre mi spronava a scrivere articoli che spesso mi pubblicava e poi m'incitava a prendere la parola nei suoi comizi, ma non lo feci mai.
Al contrario Ortensia si fece bravissima e tenne anche diverse conferenze.
Spesso io andavo allora in gita con molti amici a Portici dove una Sezione socialista era stata chiamata 'La Comune' e vi si tenevano riunioni con animate discussioni politiche e anche piccole festicciuole con musiche (chitarre e mandolini) e balli, al termine dei quali immancabilmente, ci si trasferiva tutti insieme in qualche trattoria»
Bordiga fu anche testimone, a Napoli, del matrimonio della Garbarini con Ruggero Grieco e quando a sua volta si sposò andò da loro a Roma.
I contatti tra le due famiglie durarono per lunghi anni, conservando i tratti della familiarità: «nel tempo sempre noi andavamo a casa sua e loro -commenta Ines- venivano da noi».
Rocco di Blasi

La voce della Campania, 31 luglio 1977

Da un manoscritto di Ines Garbarini «Ricordi di Bordiga»Giovinetta, ho vissuto a Napoli 5 anni presso degli zii ferventi socialisti. Nella loro casa conobbi molti fra i più noti socialisti dell'epoca: Lazzari, Vella, Lerda, Podrecca, Graziadei, Galantara, Morgari, Treves, Labriola, Bordiga e molti altri. Mio zio, Mario Bianchi, fu candidato ad Ancona e mia zia, Ida Bianchi, era la più attiva nel movimento femminile napoletano (erano entrambi dell'alta Italia ma vivevano a Napoli per ragioni di lavoro). Mia zia la ricorda Misiano nel suo libro.
Quasi tutte le sere la loro abitazione era invasa da tutti i compagni presenti o di passaggio nella città e fra loro i più assidui erano Amadeo Bordiga e Ruggero Grieco. Il primo ebbe modo così di conoscere la sua futura moglie Ortensia De Meo la quale con tutta la sua numerosa parentela veniva spesso a tenerci compagnia ed io diventai molto amica di una delle sorelle di Ortensia, Anna. Questa bella e brava ragazza, tacitamente s'innamorò pazzamente di Amadeo mentre egli si innamorò fortemente di Ortensia che era già esperta in conferenze e comizi. Quando Anna si accorse di tale preferenza di Amadeo - sempre tacitamente - tornò nel suo paese (Castellonorato di Formia) e si suicidò in un pomeriggio d'estate. Bordiga solo allora apprese costernato il tutto e ne rimase completamente sconvolto e mi telegrafò (ero a Roma) queste poche parole: «Anna si è suicidata! Amadeo»
Bordiga era allora il più forte animatore del movimento socialista napoletano e redigeva giornali e teneva conferenze e comizi ovunque fosse possibile e necessario. La sua forte personalità si innalzava su tutti già d'allora e divenne sempre più forte nell'avvenire come si sa. Eravamo tutti ammirati di lui ed era anche un amico carissimo e semplice e pieno d'imprevisti allegri e camerateschi. Ricordo che una volta organizzò una serenata per prendere in giro scherzosamente mia zia Ida. Questa aveva l'abitudine, nel periodo estivo del maggior caldo, di trasferirsi dalla Via del Rettifilo, dove abitava, al Vomero o a Capo Posillipo. Ora, una sera, Bordiga prese alcuni compagni e compagne e si recò sotto la finestra di mia zia al Vomero e diede il là alla serenata con parole e musica sue, fra lo stupore dei passanti ed ecco le strofe che ricordo:
(le strofe sono già riportate nell'articolo di Rocco Di Blasi)
Bordiga fu testimone al mio matrimonio con Grieco ed egli mi fu molto vicino anche quando morì mia madre. Allora egli era ingegnere nelle Ferrovie e mi accompagnò subito a Roma e fu per me un fratello più grande taciturno ed affettuoso. Quando lui e Ortensia venivano a Roma erano sempre ospiti nostri e così facevamo noi andando a Napoli.
Ricordo che una sera giungemmo tardissimo a Napoli e chiamammo Amadeo dalla strada ed egli si affacciò dal suo studio spaventato chiedendoci cosa era successo per capitare così tardi in piena notte e si precipitò con una candela giù per le scale ad aprirci il portoncino della sua abitazione che era nei pressi del porto.
Il padre di Bordiga era professore all'Università agraria di Portici (dove studierà Ruggero). La madre era contessa e la sorella era scrittrice.