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archivio > Novita'>Un simpatico ricordo con aneddoto (dicembre 2012)

aggiornato al: 26/12/2012

dicembre 2012
Proponiamo oggi, inviatoci da un compagno, il simpatico ricordo di un aneddoto raccontato da Amadeo Bordiga durante una riunione del  Partito Comunista Internazionale  nell'ormai lontano 1966.
Una nota allegra per questo periodo di Feste!
 
 
Un simpatico ricordo con aneddoto
 
 
Quanto raccontiamo si riferisce ad un piccolo fatto che avvenne durante una riunione generale del Partito Comunista Internazionale che si tenne a Milano il 2-3 aprile 1966. In quel periodo la situazione all'interno dell'organizzazione era abbastanza tesa in quanto stava maturando la rottura con Roger Dangeville e Jacques Camatte. Questa di Milano è l'ultima riunione generale cui partecipa Bordiga dato che nel periodo iniziale dell'estate venne poi colpito da un ictus cerebrale con emiplegia (che rallenterà notevolmente la sua ulteriore partecipazione all'attività del partito).
A questa riunione partecipano anche, forse per la prima volta, 6 compagni provenienti dalla nuova sezione di Ivrea e tra di essi Rino Steffenina un compagno operaio qualificato, attrezzista, serio, timido ed introverso, intensamente legato al Partito,  morto qualche anno fa e che qui ricordiamo. Rino, come gli altri compagni di Ivrea, avrebbe voluto parlare con Bordiga ma mancava  il coraggio di approfittare dell'occasione che offriva la presenza di Amadeo che costituiva per loro una figura mitica e una esperienza fondamentale.
Nel corso della riunione vi fu un lungo rapporto di Elio Sperduto sulla questione militare e la Comune di Parigi. Il rapporto proseguì fino alla fine della seduta pomeridiana (del sabato) ed alla sua interruzione Sperduto comunicò: "ci interrompiamo...continueremo domani". Amadeo lo guarda e tranquillo gli dice: "no, tu domani non parli".
Adriano Figaia, altro compagno di Ivrea ricorda (ma non sa situare esattamente il fatto nella dinamica della riunione) che Bordiga rivolgendosi ai compagni (forse anche consapevole della presenza dei nuovi compagni piemontesi) si diffonde in merito alla unificazione nazionale dell'Italia e dice che essa non avvenne per merito dei Savoia o dei politici alla Cavour ma grazie al merito dei caporali dell'esercito sabaudo. Per sostenere questa affermazione cita, parlando in dialetto piemontese (lui che era di padre piemontese) ma con un innegabile accento partenopeo, una storiella:
 
Una recluta del nuovo esercito nazionale unificato, ma inquadrato dai sottufficiali sabaudi, si rivolgeva al suo caposquadra chiedendogli: "Ma capural gli asu a voulu?  ( Gli asini volano?)
il caporale lo guardava, non rispondeva subito e gli diceva poi: "Mumeent ca venta guarder ansul regulameent"  (Un momento, bisogna guardare sul regolamento).
 
Tutto questo ricorda l'aneddoto che Lenin raccontava sui proletari tedeschi quando diceva, sorridendo, che se i compagni tedeschi, nel corso di una azione rivoluzionaria, avessero dovuto occupare una stazione ferroviaria, avrebbero prima acquistato il biglietto d'ingresso.
Bordiga, dopo la risata collettiva che aveva suscitato il suo racconto dialettale aveva aggiunto che anche nel Partito qualcuno aveva la tendenza a comportarsi nello stesso modo dei caporali piemontesi 
 
dicembre 2012.