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archivio > Gli scheletri nell'armadio>Vita del Partito, Via i traditori dalle nostre file! (L'Unità, n. 11, 1934)

aggiornato al: 15/03/2008

L'Unità, n. 11, 1934

Presentiamo ai nostri lettori il documento con cui «L'Unità», giornale ormai clandestino del partito comunista d'Italia, comunicava nel 1934 l'espulsione dal Partito di tre suoi militanti di primo piano: Luigi Repossi e Bruno Fortichiari membri del primo Comitato Esecutivo del Partito ed Onorato Damen eletto deputato dopo le elezioni del 1924.

La loro colpa era quella di essere ancora legati alle posizioni rivoluzionarie del vecchio partito e di non accettare la direzione staliniana del partito. Nel commento alla Dichiarazione si parla anche di "pochi compagni che sono ancora bordighiani" all'interno del partito, compagni ancora da convincere...

Come aveva scritto Palmiro Togliatti in «Appunti per una critica del bordighismo» («Lo Stato Operaio», n. 4, aprile 1930) che tra poco ripubblicheremo in questa sezione: «Espellere il bordighismo è infatti una cosa più importante e più difficile che non espellere Bordiga».

Da notare, infine, che al termine del commento di parla del partito di Gramsci e di Terracini e non si nomina ancora chi sarebbe divenuto l'indiscusso capo, «il migliore» e cioè Palmiro Togliatti.

La frenesia di accomodamento allo stalinismo proseguirà, negli anni successivi, in maniera esponenziale. Nel 1935, sempre su "L'Unità" si troverà scritto:

«Il nostro partito è stato educato, in questi ultimi dieci anni, alla grande scuola del leninismo pratico, della lotta di classe rivoluzionaria, sotto la guida della Internazionale Comunista diretta dal compagno Stalin. Quasi tutto il nostro partito è da tempo arciconvinto che il bordighismo e il trotskismo non sono una frazione del comunismo, ma la punta avanzata della controrivoluzione nelle file del proletariato. Una delle nostre colpe più gravi è di non aver liquidato a tempo il bordighismo nelle nostre file, di non aver a suo tempo estirpata la cangrena bordighiana, di aver tergiversato, di aver agito coi guanti verso i bordighiani, nemici del nostro Partito e dell'Internazionale. Da questa nostra colpa tutto lo sviluppo politico del Partito è stato ritardato». (L'Unità, n. 5, 1935)

 

 

Via i traditori dalle nostre file!

(Vita del Partito)

 

 

Repossi Luigi, Damen Onorato, Fortichiari Bruno sono espulsi dal Partito per i motivi seguenti:

1. I Congressi dell'Internazionale e del Partito hanno stabilito che è incompatibile la permanenza nelle nostre file con la professione di ideologie anticomuniste e controrivoluzionarie, come il cosiddetto «sinistrismo» bordighista che Repossi, Damen e Fortichiari continuano a sostenere.

2. malgrado tutti gli sforzi di persuasione da parte del Comitato centrale, malgrado gli avvertimenti che essi hanno ricevuti dal Partito e le misure prese dal partito in varie occasioni (sospensione per un anno nel 1926, ecc.) i comunisti Repossi, Damen e Fortichiari non hanno mai cessato un lavoro frazionista, con lo scopo di disgregare il partito, di demoralizzarlo e di paralizzarne l'azione contro il fascismo e il capitalismo.  Questa ignobile azione frazionista rappresenta un appoggio al fascismo ed è in parte compiuta diffondendo opinioni disfattiste che corrispondono, coscientemente o incoscientemente, alle opinioni che la polizia fascista si sforza di mettere in circolazione nel nostro movimento;

3. al corrente di questa azione controrivoluzionaria e avendo ricevuto da molti compagni e organizzazioni la richiesta di espellere dal partito come traditori del comunismo e del proletariato Repossi, Damen e Foertichiari, il Comitato Centrale ha fatto tutto il possibile per richiamare costoro alla disciplina e per discutere i loro punti di vista, al fine di convincerli e di evitare loro di cadere nelle file della controrivoluzione, di diventare di fatto degli alleati del fascismo. Tutti gli interventi del Comitato Centrale in questa direzione furono inutili o restarono senza risposta; mentre il bordighismo controrivoluzionario lanciava la parola d'ordine della scissione del Partito. La espulsione dei tre traditori Repossi, Damen e Fortichiari si rendeva quindi inevitabile.

Le organizzazioni del Partito debbono svolgere fra i compagni un lavoro di chiarificazione affinché il bordighismo anticomunista sia conosciuto e combattuto in tutto il Partito fino nei suoi ultimi residui. Nessuna neutralità può essere tollerata di fronte ad una questione che mette in discussione la esistenza stessa del partito del proletariato italiano che è stato creato e si è sviluppato attraverso i sacrifici di migliaia di compagni, dei quadri migliori della classe operaia.

Abbasso il bordighismo controrivoluzionario!

Evviva il Partito comunista d'Italia, eroica avanguardia del proletariato italiano!

Evviva la Internazionale comunista, stato maggiore della Rivoluzione mondiale!

Il Comitato Centrale

del Partito Comunista d'Italia

 

Dobbiamo dire apertamente che vi sono dei compagni, e non pochi, i quali pensano che la espulsione dei traditori bordighiani avviene troppo tardi. Forse essi non hanno torto. Il ritardo è dovuto al fatto che il Comitato centrale ha voluto cercare tutte le vie per persuadere i tre bordighiani espulsi del loro errore. Non vi è riuscito; ma nessuno potrà accusarlo di avere preso alla leggera misure organizzative radicali che s'imponevano. Questo servirà anche a convincere più facilmente i pochi compagni che sono ancora bordighiani, senza essere come gli espulsi nemici del partito; perchè, infatti, nessuno sforzo deve restare intentato per convincere questi compagni che il partito ha ragione e che l'opera di Repossi, Damen e Fortichiari non è niente altro che un delitto contro il partito e il proletariato. Ed è anche questo il motivo per il quale nessuna indecisione sarebbe ammissibile. Sappiamo che l'azione dei rinnegati è molto varia. A taluni essi dicono che bisogna costituire un altro partito, ad altri che le loro divergenze col partito e la Internazionale non sono gravi, a terzi affermano che i loro rapporti col partito sono buoni e che essi hanno degli incarichi da parte del Comitato centrale. Questi perfidi travestimenti del bordighismo controrivoluzionario non debbono trarre in inganno nessuno. Che la menzogna sia un metodo abituale dei tre bordighiani espulsi, non fa che mettere in luce che essi agiscono per una cattiva causa.

Il Partito si libera dagli ultimi avanzi del bordighismo. Il Partito si purifica e si rafforza. Tre traditori se ne vanno nelle file del nemico: che cento e mille operai sani e combattivi vengano reclutati nel Partito di Gramsci e di Terracini, di Sozzi e di Riva.

 

L'Unità, n. 11, 1934