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archivio > Saggi e inediti>La Frazione Astensionista nel Partito Socialista Italiano (Almanacco Socialista italiano, 1921)

aggiornato al: 10/06/2009

Almanacco Socialista Italiano 1921 (pp. 411-415)

Questo breve testo, misconosciuto e non conosciuto, apparve a fine 1920 nell'  Almanacco Socialista Italiano 1921, ed espone, succintamente ma con chiarezza, la storia della Frazione Comunista Astensionista del Partito Socialista Italiano.

Sarebbe importante, ogni tanto, ricordare queste pagine gloriose della storia della nostra corrente, che purtroppo, anche chi alla sinistra si richiama, lascia dimenticare e relega in angoli dove la polvere e l'oblio si accumulano.

Rintracciare scritti come questo e riproporli è quanto ci eravamo prefissi quando inziammo il nostro lavoro come AvantiBarbari! ed è quindi con piacere che, una volta riportati alla luce, li riproponiamo.

Speriamo nessuno si sorprenda quando leggerà che il Bordiga che si recò in Russia nel 1920 al II Congresso dell' Internazionale Comunista, vi era andato con l'obiettivo di fondare la Frazione Astensionista nell'Internazionale Comunista.

Se le cose poi andarono diversamente e divenne prioritaria la fondazione del partito comunista in Italia, non dobbiamo e possiamo dimenticare tutto questo.

 

 

 

La Frazione Astensionista

nel Partito Socialista Italiano

 

L'eventualità dell'adozione da parte del Partito Socialista Italiano della tattica di astenersi dalle elezioni dopo la guerra fu talvolta ventilata durante la guerra stessa, considerandola in modo contingente, ed anche come risposta all'accusa, che era allora all'ordine del giorno, che l'opposizione del Partito alla guerra avesse come obiettivo lo sfruttamento elettorale dell'immancabile malcontento delle masse.

Nel convegno di Roma del febbraio 1917 la sezione di Torino proponeva le dimissioni di tutti i membri del Partito occupanti cariche elettive, quale mezzo per porre in maggior rilievo la intransigente avversione alla guerra.

La rivoluzione del novembre 1917 in Russia, e sopra tutto lo scioglimento dell'Assemblea Costituente da parte delle baionette bolsceviche, fatto che molti che si dicevano socialisti non riuscivano a spiegarsi, rese di attualità il problema della valutazione, dal punto di vista della dottrina socialista, degli organismi rappresentativi democratici e della loro funzione.

Nel settimanale Il Soviet, sorto alla fine del 1918, dopo l'armistizio, quale organo del Partito Socialista a Napoli, la discussione del problema e la chiarificazione e la difesa del principio della dittatura del proletariato, come diretta derivazione della critica marxistica alla democrazia borghese, condusse alcuni dei redattori, nei primi mesi del 1919, alla conclusione che la propaganda e la lotta per la dittatura proletaria, per la conquista rivoluzionaria del potere, inquadrata nel programma marxista genuinamente inteso e nei metodi della nascente Terza Internazionale esigessero l'abbandono definitivo della tattica di partecipare alle elezioni politiche ed amministrative, all'attività dei parlamenti e degli altri consessi elettivi.

Su tale punto di vista, subito accettato dalla sezione di Napoli e indipendentemente da quella di Perugia, la Direzione del Partito si pronunciò in senso negativo nel 1919, sembrando allora che le elezioni generali politiche dovessero aver luogo nel giugno.

Rimandate le elezioni, fu indetto il Congresso per l'autunno a Bologna. Allora, ad iniziativa del gruppo di Napoli, convennero a Roma il 6 luglio 1919 alcuni compagni delle varie parti d'Italia, per accordarsi sull'atteggiamento della corrente comunista del Partito in vista del Congresso.

La maggioranza degli adunati accettò il punto di vista esposto dal Bordiga, circa l'astensionismo e fu compilato ed approvato il «Programma della Frazione Comunista» consistente in una esposizione dello sviluppo rivoluzionario inspirata ai cardini del marxismo e alle esperienze della rivoluzione russa e comprendente il concetto che, nell'attuale periodo storico rivoluzionario sia incompatibile la partecipazione dei comunisti alle elezioni degli organi rappresentativi borghesi.

Una settimana dopo, il 13 luglio 1919, in occasione della riunione a Bologna del Consiglio nazionale del partito per decidere circa il movimento del 20 e 21 luglio, si adunò la Frazione «Massimalista» (quale si era delineata al Congresso di Roma del 1918) per deliberare sul lavoro da svolgere pel Congresso. Bordiga lesse ed illustrò il programma del 6 luglio, altri si riservarono di pronunciarsi e si demandò ad una Commissione di cinque compagni - Serrati, Gennari, Bombacci, Salvadori e Bordiga - la preparazione di una relazione e di un  programma da presentare al Congresso.

Il programma, esteso dal Gennari e largamente inspirato a quello di Roma del 6 luglio, non venne accettato dal Bordiga per la questione della tattica elettorale. In seguito a ciò si cominciò il lavoro di preparazione del Congresso da parte della tendenza astensionista, indipendentemente da quella «massimalista elezionista».

A tutti è noto come a Bologna questa tendenza prevalesse a grande maggioranza, mentre gli astensionisti fra i quali parlarono Bordiga, Verdaro, Boero, ottennero i voti di 67 sezioni con 3417 iscritti. Dettero voti agli astensionisti sopratutto le provincie di Napoli, Novara, Arezzo, Firenze, Torino, Bari, ecc.

I punti principali sui quali la mozione degli astensionisti si differenziava  da quella massimalista elezionista erano tre: la eliminazione dei socialdemocratici dal Partito, il cambiamento del nome in quello di Comunista, e la tattica elettorale. Una proposta di accordo avanzata dagli astensionisti sulla base dei primi due punti, passando a tal condizione il terzo in seconda linea, fu dai massimalisti declinata.

Dopo il deliberato del Congresso, gli astensionisti si adunarono e decisero unanimi di rimanere nel partito, ma di costituirsi in Frazione per la propaganda della loro tesi e per l'affermazione di essa nel seno della Internazionale Comunista.

Si deliberò che il Comitato centrale avesse sede a Napoli, e a farne parte furono designati i compagni Armando [sic!, trattasi di Amadeo] Bordiga, Tomaso Bonaccetti [sic!, trattasi di Tommaso Borraccetti], Rodolfo Fobbert [Fobert], Antonio Pisacane, Ludovico Tarsia. Organo della Frazione divenne Il Soviet, previo consenso della Federazione Provinciale Socialista Napoletana: la redazione ne fu affidata al Comitato Centrale.

Durante le elezioni generali politiche gli astensionisti non svolsero pubblicamente la propaganda della loro tesi, ma solo si astennero in massa dal partecipare alla campagna elettorale, limitandosi a dare il loro voto personale. Fu stabilita per gli aderenti alla Frazione la incompatibilità nell'accettare candidature.

Dopo il periodo elettorale la Frazione continuò a svolgere la sua propaganda a mezzo del Soviet, sul quale si discutevano contemporaneamente i più importanti problemi internazionali di azione comunista, e mediante conferenze nei vari centri italiani.

Nel febbraio 1920 il Comitato Centrale incaricò il compagno Bordiga di un giro di propaganda; egli parlò a Torino, Novara (ove presenziò ad un convegno provinciale della Frazione), Milano, Firenze, Arezzo, Roma. Il lavoro di organizzazione della Frazione intanto procedeva estendendosi ad altre zone, tra cui la Venezia Giulia.

Il Comitato Centrale si preoccupò di dirigere e coordinare l'attività politica di tutti gli aderenti, col mezzo di un'attiva corrispondenza, con ripetute circolari, ed avvalendosi dell'opera dei suoi fiduciari in varie località. Il Comitato Centrale si sforzò sempre di evitare l'uscita dal partito di alcuni gruppi particolarmente avversi all'indirizzo dell'azione del Partito. Ciò avvenne malgrado tutto in alcuni luoghi (a Novara, nelle Puglie, a Trieste, ecc.). Nello stesso tempo Il Soviet intensificava la campagna per la scissione del Partito contro l'attitudine della destra, e contro l'incertezza dell'opera della maggioranza della Direzione del Partito.

Un'altra campagna ampiamente svolta dal giornale fu quella per la differenziazione precisa del programma comunista marxista dalle tendenze anarchiche e sindacaliste. La frazione ed il giornale polemizzarono anche sulla valutazione del problema dei Consigli di Fabbrica come era posto dai compagni dell' Ordine Nuovo di Torino; e si schierarono apertamente contro la proposta ed i progetti di costituzione dei Consigli Operai in Italia, avanzati dai compagni della tendenza massimalista.

Al Consiglio Nazionale del Partito riunito in aprile a Milano, benché nessuna Federazione Prov. Socialista fosse risultata in maggioranza astensionista (a Napoli gli astensionisti furono in minoranza di pochi voti, ad Arezzo di uno) fu ammesso il compagno Bordiga quale rappresentante della Frazione, di cui egli espose il punto di vista in un discorso.

A Firenze, l'8 e 9 maggio successivo, la Frazione astensionista si radunò a Conferenza Nazionale. Le discussioni riuscirono serene ed elevate dimostrando il perfetto affiatamento nel seno della Frazione. La mozione votata sulla politica generale deliberava la permanenza nel Partito, riconfermava le direttive della Frazione sulla tattica elettorale, dava mandato al Comitato Centrale di addivenire ad intesa coi gruppi esteri comunisti di tendenza affine e di sostenere nel Congresso dell'Internazionale Comunista la tesi astensionista e la necessità di un intervento nella situazione del Partito Socialista Italiano, per la eliminazione dal suo seno degli anticomunisti ed il rinnovamento della sua attività. Il Comitato Centrale veniva anche incaricato di riassumere in tesi le posizioni di principio e di tattica della Frazione.

Circa le elezioni amministrative la Conferenza deliberava il suo disinteressamento più completo, la propaganda astensionista ovunque fosse possibile ottenere che il Partito non scendesse in lotta, escludendo però ogni azione contro le liste elettorali del Partito stesso.

Il Comitato Centrale si pose all'opera per assolvere questi incarichi. Pubblicò le tesi, divise in tre parti, la prima riguardante i principi programmatici; la seconda la confutazione di altre scuole politiche; la terza, la tattica del Partito Comunista.

Inoltre il Comitato Centrale intensificò le relazioni internazionali, ed inviò a rappresentare la Frazione al Congresso di Mosca il compagno Bordiga, che partito da Napoli il 18 giugno, giungeva dopo un viaggio non scevro di qualche incidente, a Pietrogrado il 18 luglio, giorno della inaugurazione del Congresso.

Sono note le vicende di questo e le sue decisioni circa la situazione del Partito Socialista Italiano, e sulla tattica elettorale. Il Bordiga presentò su tale argomento delle conclusioni opposte a quelle del relatore compagno Bucarin, sostenendo l'incompatibilità dell'adozione da parte dei Comunisti del metodo elettorale nell'attuale periodo storico, susseguente alla guerra e alla Rivoluzione russa ed in quei paesi ove da lungo tempo esiste un regime democratico. Le tesi Bucarin furono approvate a grandissima maggioranza: degli oppositori votarono per le tesi Bordiga i delegati del Partito Comunista Belga, del Partito Comunista Svizzero e dei Gruppi Comunisti Danesi.

Non appena note in Italia le decisioni di Mosca, il Comitato Centrale della Frazione astensionista, pur pronunziandosi per la stessa disciplina internazionale, ritenne che la Frazione non dovesse modificare l'attitudine presa per le elezioni amministrative, non essendo la tattica applicata in Italia corrispondente a quella approvata a Mosca e fin quando il Partito, uniformandosi a tutte le altre decisioni del Congresso Internazionale, corrispondenti ai propositi della Frazione, non fosse divenuto un vero Partito Comunista. Tale atteggiamento fu seguito, salvo rare eccezioni, da tutta la Frazione, causando solo qualche vertenza locale di cui il Comitato Centrale si interessò con trattative con la Direzione del Partito.

Il Bordiga ritornò da Mosca il 17 settembre. Ai primi d'ottobre egli per incarico del Comitato Centrale prendeva parte alla riunione, in cui venne elaborato e lanciato il manifesto-programma della Frazione Comunista, costituita tra tutti i gruppi di sinistra del P.S.I. sulla base delle deliberazioni di Mosca in vista del Congresso Nazionale del Partito.

Il Bordiga dichiarò che gli astensionisti avrebbero, nelle elezioni volgenti, conservata la nota loro attitudine, e mantenuta la compagine organizzata della loro Frazione fino ad un Congresso da tenersi in occasione del Congresso Nazionale. La Frazione astensionista unanime seguì l'indirizzo così tracciato dal Comitato Centrale e, tanto questo come Il Soviet e tutti i gruppi aderenti, si sono posti attivamente al lavoro per il trionfo della tendenza Comunista attraverso la cordiale intesa coi gruppi affini.

Non vogliamo dilungarci sul valore politico dell'opera della Frazione astensionista in Italia. Essa aveva e ha un largo seguito che si sarebbe dimostrato ancora maggiore ove non si dovessero osservare i giusti limiti della disciplina internazionale.

I fatti da noi esposti nella loro semplicità dimostrano meglio di ogni altra considerazione l'efficacia della funzione del movimento astensionista nella vita del partito e pel rinnovamento di questo, oltre che per l'affermazione di una tesi su cui, dal punto di vista teorico, non è certo chiusa la discussione internazionale.

 

Napoli, dicembre 1920

 

IL COMITATO DELLA FRAZIONE ASTENSIONISTA

 

 

Tratto da: Almanacco Socialista Italiano 1921 (dicembre 1920), pp. 411-415.