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archivio > Saggi e inediti>Roger Dangeville, la Comune del 1871 (Introduzione, 1971)

aggiornato al: 04/06/2010

Introduzione 1971

Vista la favorevole accoglienza del testo di Roger Dangeville che abbiamo presentato qualche tempo fa,  proponiamo un'altra introduzione dello stesso autore a una raccolta di scritti di Marx ed Engels. Questa volta si tratta di scritti che si riferiscono alla Comune di Parigi e che apparvero nel 1971 nelle edizioni francesi 10/18 (Union Generale D'Editions).  

E' da precisare che l'intero volume Marx Engels La commune de 1871 è reperibile in rete; chi volesse può trovarlo nel sito della Université du Québec a Chicoutimi, cliccare qui per vederlo.

 Nell'originale il testo è in francese; non sappiamo chi fece la traduzione in italiano (che abbiamo comunque controllato e rivisto); anche in questo caso, come precedentemente, abbiamo omesso le note che il testo conteneva.

Buona lettura!

 

La Comune del 1871

 

Il Papa e Marx

Al Concilio Vaticano del 1870, la Chiesa era già imborghesita e dovette rivedere la sua dottrina tradizionale per proclamare il dogma dell'infallibilità del papa.

Che il Dio dei cieli, creatore di tutte le cose, detenga la verità è, tutto sommato, logico e questione di fede; ma l'affermazione che un uomo non sbagli mai fa risaltare la dottrina borghese dei luminari, degli enciclopedisti e liberi pensatori, incarnati dalla dea ragione che illumina l'umanità, forza le convinzioni, trasforma il mondo e fa il giro dell'universo alla maniera dei principi sacri di libertà, uguaglianza e di fratellanza della rivoluzione borghese del 1789.

Quando le idee onnipotenti discendono così sulla terra, esse sono personificate dal grande architetto dei massoni, il Papa, i capi di  Stato capitalisti e, per i marxisti imborghesiti, da Marx, Lenin e Stalin.

Marx voleva che non si parlasse di marxismo, ma di socialismo scientifico, per  evitare che si attribuisse alla sua persona ciò che è patrimonio teorico del proletariato. Tuttavia l'ideologia borghese impregna il modo di vita e l'educazione moderna a un punto tale che non ci si può fare un'idea di una teoria che non sia legata ad un autore, ma sia prodotta per l'attività pratica e intellettuale di una collettività, alla maniera della Bibbia, per esempio.

Certo, il nome del socialismo scientifico è ben sfarzoso, ma è - con i metodi della scienza, tali e quali si praticano nel dominio della fisica, chimica, biologia ecc. - uno sforzo di teorizzazione delle relazioni e del divenire della società che, già sotto i nostri occhi, esige una coordinazione e organizzazione sempre più strette. Confondere questo sforzo prodigioso che spetta naturalmente alla classe dei produttori con le elucubrazioni dello spirito di un solo uomo (che bisogna dotare di virtù sovrumane) deriva dallo  spirito  di proprietà, ossia  la dominazione sia fisica che spirituale del mondo e delle masse da parte di qualche privilegiato.

Gli sforzi teorici di Marx non possono essere che deformati e deviati dal loro dal loro scopo da quelli che li divinizzano: le masse dovranno attendere un nuovo Marx o Lenin perché una rivoluzione abbia una possibilità di successo? La storia moderna non si compiace a detronizzare e ridicolizzare i giganti della storia, distruggendo gli Stalin, ecc?

Infine, è comodo citare tali scritti trattando di tale periodo, di tale movimento particolare per giustificare non importa quale tesi o azione, o per mettere il genio in contraddizione con se stesso!

La questione: "Marx si è sbagliato?" non merita alcuna risposta.

 

Il «partito Marx» e la Comune

E' probabilmente per non offendere gli operai francesi della nostra generazione e per non disprezzare Marx che la pubblicazione della corrispondenza Marx-Engels si arresta al 1868 al momento in cui, nei loro scritti privati «i fondatori» del socialismo scientifico affermarono la loro convinzione che gli operai francesi si erano rammolliti troppo per rovesciare un bonapartismo pure decrepito ed avevano bisogno di una buona spinta, quando erano sul punto di compiere la più grande epopea di tutti i tempi: la Comune di Parigi.

Ancora di più, Marx ed Engels si accanirono a sconsigliare al proletariato francese di prendere l'iniziativa di una rivoluzione sociale, ma rivendicarono la Comune, come la conferma e la vittoria definitiva della loro teoria e del loro partito. Inoltre nel primo Indirizzo dell'Internazionale, Marx aveva definito la guerra come difensiva da parte tedesca e nel secondo la denunciava come espansionista. In breve, dal punto di vista della logica razionale, Marx ed Engels si sarebbero contraddetti da un avvenimento all'altro rettificando a ogni svolta i loro precedenti giudizi  prendendo una cantonata!

I marxisti impregnati di mentalità borghese, se sono bene intenzionati nei riguardi di Marx preferiscono non insistere troppo su questa parte dell'opera del maestro, altri, meno bene intenzionati, vi trovano il pretesto per l'imbroglio, dato che Marx ed Engels si rivelano dei feroci partigiani della violenza e degli ardenti rivoluzionari.

Lenin che preparò la rivoluzione russa sul modello della Comune, si accanì al contrario a studiare i pochi testi di Marx e di Engels sulla guerra civile in Francia di cui si poteva disporre, come egli fa notare nella sua prefazione del 1907 che conclude dicendo «noi terminiamo qui il breve saggio delle lezioni di politica, di una politica degna del proletariato che ci da Marx nelle sue lettere a Kugelmann». Lenin trae da questa parte dell'opera di Marx-Engels il suo lavoro più importante dal punto di vista teorico e pratico: Stato e rivoluzione, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky, I compiti del proletariato nella nostra rivoluzione, ecc.

Lenin ha compreso tutto il senso della formula di Marx: «I principi della Comune sono eterni e non possono essere distrutti. Essi si attueranno in misura sempre maggiore finché la classe operaia sia emancipata».

La vittoria della rivoluzione russa confermerà questa previsione, tratta dallo studio di Marx-Engels raffrontato agli sviluppi economici e sociali della Russia: «Oggi (aprile 1920) siamo in presenza di una esperienza internazionale apprezzabile che attesta esplicitamente che certi tratti essenziali della nostra rivoluzione hanno una portata niente affatto locale, né particolarmente nazionale, non solamente russa, ma internazionale» e di precisare quello che egli intende per portata internazionale «la ripetizione storica inevitabile, su scala internazionale, di quello che si è manifestato da noi».

Lenin sapeva perfettamente che il marxismo non è una semplice creazione intellettuale di Marx, ma la registrazione dell'esperienza storica delle lotte del proletariato nelle grandi battaglie decisive che rappresentano le vette e le svolte dell'evoluzione umana. Egli sapeva che il socialismo scientifico era stato condizionato prima dall'esperienza storica delle lotte delle immense masse popolari nel corso della rivoluzione borghese e dall'affermazione  - possibile solamente dopo questa ondata di fatti storici - che la rivoluzione non doveva essere teorizzata come essa stessa fece, ma in una maniera scientifica, sulla base del materialismo economico, storico e dialettico. Infine la rivoluzione del giugno 1848 ebbe già un carattere nettamente proletario e socialista e permise a Marx-Engels di prevedere nei loro grandi scritti, le condizioni della futura Comune.

 

Teoria, storia e azione rivoluzionaria

La lettura dei tre Indirizzi dell'Internazionale, redatti da Marx nel 1870-1871 possono dare l'impressione di contraddizioni e di rettificazioni progressive. In effetti, non permettono di comprendere le ragioni delle prese di posizioni successive di Marx, né di afferrare la complessità, la successione e, a volte, il punto di raccordo dello sviluppo storico e sociale. Nelle sue opere su questo periodo, Lenin ha tuttavia dimostrato la coerenza dei giudizi di Marx-Engels, da una parte, con le loro teorie e dall'altra con le situazioni oggettive che nel corso della crisi del 1870-1871 furono le tappe più importanti di tutta l'epoca capitalista, dall'inizio alla fine: 1° rivoluzione borghese e formazione dell'unità nazionale (in Germania), cioè fase progressiva del capitalismo; 2° trasformazione della guerra nazionale rivoluzionaria borghese in guerra imperialista per ciò che riguarda la Germania; 3° unificazione del proletariato tedesco alla scala, non più di piccole frazioni dello Stato, ma di uno Stato nazionale unitario; 4° costituzione del proletariato in classe e dunque in partito politico, non solamente su scala nazionale, ma anche internazionale; 5° trasformazione della guerra imperialista in guerra civile, con il rovesciamento della borghesia in Francia e l'elevamento del proletariato in classe dominante (instaurazione dello stato della dittatura del proletariato).

Tutti questi stadi storici così diversi dello sviluppo sociale che si prolungano nei secoli, poiché la prima rivoluzione nazionale borghese data il 1659 in Inghilterra e il capitalismo dura ancora oggi, si succedono e si accavallano nel corso della grave crisi sociale del 1870-1871 ad un ritmo prodigioso. Questo è ciò che dà alla guerra civile in Francia un'importanza fondamentale per il marxismo di ieri e di oggi.

Ma si trova che la progressione storica non è stata per nulla rettilinea; essa ha conosciuto dei periodi di avanzamento e di rinculo che sembrano caotici. Così la formazione dell'unità nazionale borghese in Germania provoca il rovesciamento dello Stato borghese e produce una sorta di vacanza di potere, che facilita l'instaurazione della dittatura del proletariato in Francia, cioè l'elevamento del proletariato francese in classe dominante. Ora, in un momento in cui, secondo Marx, il proletariato tedesco sta per accedere all'esistenza su scala nazionale, è praticamente forte come il proletariato francese che si erge già a classe dominante in Francia.

Le direttive del «partito Marx» al proletariato in questo periodo denso e complesso, derivano contemporaneamente dai principi teorici e dall'analisi dei rapporti di forza che permette di determinare il momento e le modalità dell' applicazione di questi principi. E' il giudizio del complesso della situazione politica, economica e sociale internazionale che spiegano le direttive del «partito Marx» agli operai tedeschi, francesi ecc. e alla Comune. E' su questo piano che la presente raccolta completa i testi classici sulla  Guerra civile in Francia.  

La corrispondenza di Marx-Engels e le loro dichiarazioni sulla Comune permettono, per esempio, di sapere meglio perché essi hanno sconsigliato il proletariato francese di prendere l'iniziativa della Comune (infatti, la borghesia prese l'iniziativa dell'attacco): 1° l'analisi dei rapporti di forza verso la fine del regno di Napoleone III rivelò a Marx che l'opposizione repubblicana e gli stessi operai non avrebbero potuto rovesciare il bonapartismo, ed gli fece comprendere che il proletariato francese non poteva vincere nella rivoluzione sociale. E' con angoscia che essi seguirono il processo che trascinava l'eroico proletariato di Parigi verso una sconfitta, dato che essi ritenevano che la crisi sociale maturava rapidamente su scala internazionale, così che la battaglia decisiva si sarebbe potuta iniziare con delle condizioni più favorevoli e con maggiori possibilità di successo. Del resto, la corrispondenza privata e le dichiarazioni che rispecchiano la attività di Marx-Engels, mettono in evidenza che essi potevano certamente decifrare la storia e consigliare i pochi compagni del loro partito, ma che i loro mezzi di intervento diretto erano derisori.

2 Un'amara esperienza storica aveva insegnato a Marx ed Engels che il proletariato poteva, certo, fare una rivoluzione senza essere ben organizzato né guidato da un partito forte, ma che non poteva vincere in queste condizioni. Ora, essi erano particolarmente ben collocati, alla testa della Internazionale, per conoscere il grado di organizzazione del proletariato francese e per giudicare che la rivoluzione sarebbe fallita perché non era stata sufficientemente preparata.

Se la rivoluzione è un dramma sociale e una lotta inesorabile, la teoria rivoluzionaria è, essa stessa, terribile e inflessibile. Marx ed Engels lo mostrarono molto bene prima, durante e dopo la Comune, a fianco della quale lottarono a tutti i livelli del combattimento. Sul piano della tattica militare preconizzata da Marx-Engels, la Comune ha confermato che il proletariato parte con un grosso svantaggio quando attende la sconfitta militare per attaccare il potere borghese. Infatti, la rivoluzione ha più possibilità di vincere, se giunge a fermare la mobilitazione e la guerra dall'inizio delle ostilità.

Se domani i primi missili dovranno partire, l'avvenire sarà scuro. Ma non è una fatalità. In tutti i casi, non è restando passivi e invocando la pace che il proletariato arresta le carneficine cicliche delle guerre: questo il marxismo lo ha affermato da sempre e la storia l'ha ampiamente confermato.

 

* * *

 

Non si possono separare radicalmente i testi di Marx ed Engels sulla prima fase del dramma della guerra civile in Francia, quella in cui gli avvenimenti sono positivi, come afferma il «partito Marx», da quelli della seconda fase in cui la guerra nazionale tedesca - dopo aver fatto l'unità della Germania rovesciò il bonapartismo, e preparò la repubblica in Francia - si muta in guerra controrivoluzionaria e imperialista, con l'annessione della Alsazia-Lorena. Se, in teoria e nella logica inesorabile della storia, la rottura è netta, essa non lo è né nei testi della corrispondenza e nei manifesti di Marx ed Engels, né negli avvenimenti presi giorno per giorno in cui essa è talvolta anticipata.

In effetti: 1° Marx ed Engels hanno cercato di prevedere il corso degli eventi, al fine di definire le posizioni del partito e trasmettere le loro istruzioni a qualche elemento che esso influenza. Così, Marx  redige dalla fine del mese di agosto - quando dà per acquisita la disfatta militare di Napoleone III, ma non del tutto quella della Francia repubblicana -, un appello al comitato di Brunsvick che denuncia la volontà di Bismarck di annettere l'Alsazia e la Lorena come dire di trasformare la guerra difensiva in guerra imperialista che gli operai della Germania e di Francia devono combattere. Infatti, solo il 16 ottobre 1870 Bismarck prenderà la ferma decisione di annettere l'Alsazia-Lorena e annuncerà pubblicamente alla nazione tedesca che egli proseguirà la guerra contro la Francia finché non abbia raggiunto questo scopo.

2° Ancor prima del cambiamento della politica di guerra bismarkiana, certi avvenimenti annunciano e portano già il marchio della seconda fase e viceversa; certi fatti non producono i loro effetti che alla fine di un certo tempo, tanto che un groviglio e una certa confusione sono inevitabili durante un lasso di tempo dato. Del resto, Bismarck ha interesse a mescolare le carte fin che può, da una parte, per preparare le sue truppe e i suoi concittadini e, dall'altra parte, per conservare le illusioni nel campo nemico. Infine, un sussulto francese, perfettamente possibile, poteva ancora cambiare e invertire l'esito della guerra in qualche mese: Trochu, invece di tradire, avrebbe potuto battersi, e il governo della Difesa nazionale, disponendo ancora di un vasto territorio, avrebbe potuto ordinare la mobilitazione generale, arruolando truppe a sufficienza per fermare Bismarck e ottenere una pace vantaggiosa per le due nazioni.

Come corrispondente di guerra della Pall Mall Gazette, Engels seguì giorno per giorno le operazioni militari della guerra Franco-Prussiana e non si era sbagliato sull'evoluzione dei rapporti di forza, né sulle previsioni militari. In questi articoli, egli esprime in molte occasioni la sua convinzione che un raddrizzamento francese era possibile per ottenere almeno una pace onorevole, se il governo della Difesa nazionale avesse veramente voluto e avesse preso le misure strategiche e di mobilitazione adeguate.

Dopo la prima grave disfatta di Sedan che spazzò il bonapartismo, non furono semplicemente le armi che decisero della conclusione fatale della guerra, ma un fatto politico di classe, appena palesato all'inizio, ma confermato massivamente e apertamente in seguito: la borghesia francese, minacciata da una rivoluzione dove, in capo a un certo tempo, il proletariato avrebbe preso il vantaggio, preferirà essere battuta dalla borghesia tedesca e  assicurarsi in questo modo la sopravvivenza per tutto un periodo storico. In seguito, i fatti si evolveranno molto progressivamente, accompagnati da azioni e dichiarazioni contraddittorie. Certo, non fu una politica coscientemente voluta da tutti i membri della classe borghese, né decretata chiaramente e pubblicamente, ma fu la politica che si impose progressivamente al governo borghese, nei suoi atti, nelle sue alleanze e anche in certe delle sue dichiarazioni pubbliche.

Come la corrispondenza scambiata regolarmente tra Marx e Engels s'arresta in settembre, per il fatto che Engels va ad abitare a Londra non lontano dal suo amico, noi utilizzeremo per l'ulteriore periodo una corrispondenza meno diretta e continua, poiché essa si indirizza a molteplici destinatari di tendenze spesso diverse e di paesi più o meno sensibili per il dramma che li lega. Noi estrarremo dei passi significativi delle Note di Engels sulla guerra del 1870-71 delle edizioni Costes: il lettore vi troverà i testi completi in questa traduzione francese difficile da trovare oggi. Engels  vi segue l'avvicinamento progressivo tra la borghesia francese e i vincitori prussiani che finirono per concludere una vera alleanza di briganti.

Le lettere di Marx e di Engels sulla repressione antioperaia in Germania lasciano presagire questo cambiamento di Bismarck.

Non è più possibile separare, nei testi scritti da Marx ed Engels secondo lo svolgimento della crisi, la fase di trasformazione della guerra di difesa tedesca in guerra imperialista da una parte, da quella della trasformazione della guerra imperialista bonapartista in guerra civile del proletariato di Parigi e della provincia (mascherata dalla collaborazione di fatto tra il governo della Difesa nazionale e Bismarck) dall'altra parte. In effetti, il carattere sempre più accentuato della guerra imperialista va di pari passo con lo sviluppo della guerra civile.

Prima di ristampare i testi relativi a queste questioni, tradurremo una corrispondenza sulla situazione in Inghilterra, per niente estranea al dramma che sta per annodarsi. In effetti, la crisi continentale si ripercuote sulla politica inglese e provoca un rovesciamento di alleanze, a detrimento della Francia. Il governo inglese, sebbene diviso è in maggioranza favorevole alla vittoria tedesca e poco incline a riconoscere la Repubblica francese, proclamata il 4 settembre. Il Consiglio generale dell'Internazionale, sotto l'impulso di Marx, e gli operai, sostenuti dai loro sindacati, organizzeranno delle potenti manifestazioni di simpatia alla repubblica francese: il movimento andrà così lontano che alcuni domanderanno l'instaurazione di una repubblica in Inghilterra (che Marx ed Engels non concepiscono in regime borghese).

Il governo inglese dopo ogni sorta di destreggiamento, irrigiderà la sua posizione e si avvierà in una posizione sempre più contro-rivoluzionaria. Al momento della crisi sociale della Comune, l'Inghilterra borghese avrà riunito, infatti, il campo della borghesia francese e tedesca e contribuito al loro riavvicinamento: tutta la borghesia internazionale sarà coalizzata contro gli operai parigini insorti.

Marx ed Engels sperarono fino all'ultimo momento che il fronte della borghesia internazionale, mai privo di contraddizioni interne, non si saldasse: essi non risparmieranno i loro sforzi su questo piano a Londra. Ma, a quest'epoca l'Inghilterra è al colmo della sua potenza: può salvare le apparenze di una politica liberale e democratica, aprendo alla contro-rivoluzione e sostenendo la reazione e il dispotismo sul continente. Già nel 1849, Marx scriveva: «Solo quando i cartisti saranno alla testa del governo inglese, la rivoluzione sociale passerà dal dominio dell'utopia a quello della realtà.» (Nuova Gazzetta renana, 1 gennaio 1849).

L'Inghilterra avrebbe potuto impedire a Bismark di annettera la Alsazia-Lorena, tanto che la guerra franco-prussiana sarebbe finita in maniera positiva - essendo la Germania unificata e disponendo di moderne strutture politiche, ed essendo la Francia libera dal dispotismo bonapartista -, e l'Europa occidentale avrebbe conosciuto una fase di sviluppo economico accelerato in un clima di pace praticamente assicurata per un tempo sufficiente per organizzare gli operai per vincere.

Ma l'Inghilterra non voleva a tutti i costi che delle forti nazioni borghesi si sviluppassero sul continente e le facessero concorrenza. L'annessione dell'Alsazia-Lorena costituiva precisamente un pomo di discordia tra le nazioni più potenti del continente che, divise, avrebbero permesso all'Inghilterra di assicurarsi per un lungo periodo di tempo la sua egemonia sul mercato mondiale.

I paesi capitalisti più potenti dell'epoca avevano dunque le loro parole da dire nel dramma che stava scoppiando. L'Inghilterra ufficiale mise in chiaro a fondo la crisi sul continente, prima esasperando la tensione franco-prussiana, poi coalizzando le borghesie franco-tedesche contro il proletariato insorto di Parigi: la lontana America borghese partecipò essa stessa all'assassinio dei proletari parigini, come Marx fa notare, denunciando gli intrighi dell'ambasciatore degli Stati Uniti, Sig. Washburne. Il Papa stesso denuncerà i rivoluzionari (pur domandando a tutti che si pregasse per la loro salvezza).

Tutto il periodo che seguì immediatamente la Comune rinforzerà ancora l'Internazionale borghese che fece sentire duramente al proletariato la sua attività contro-rivoluzionaria, vile, ipocrita e sanguinaria, al momento della caccia ai Comunardi attraverso tutta l'Europa e la loro deportazione fino nei più svariati continenti.

Il dramma della Comune ha dunque, come primo episodio, la reazione di tutte le borghesie, poi il loro riavvicinamento. Ahimé, le classi operaie d'Europa non saranno in grado di concertare le loro azioni e di rinforzare le loro organizzazioni allo stesso ritmo, a mano a mano che la crisi sociale si aggrava.

 

* * *

 

Marx ed Engels non hanno fermato la lotta per la Comune il giorno in cui fu vinta. Sul semplice piano militare della lotta delle classi, è importante che il partito organizzi le forze rivoluzionarie, non solo quando passano all'attacco ma anche quando battono in ritirata: la disfatta è più o meno pesante secondo il modo in cui il vinto vi reagisce, fisicamente e moralmente; inoltre, le condizioni di ripresa della lotta e le possibilità di vincere in una prossima guerra di classe sono fortemente determinate dalla capacità di salvare e organizzare le forze dopo la disfatta. La Seconda Internazionale non avrebbe potuto sorgere più forte della Prima, se non fosse stata collegata da un filo ininterrotto, sebbene sottile, sul piano teorico come pure politico e militante. Non si costruisce una Internazionale per entusiasmo e per volontà rivoluzionaria, ritrovata un bel giorno. Anche quando ebbe cessato di esistere «formalmente», il piccolo «partito Marx» continuò a difendere i suoi principi con una continuità totale e delle posizioni invarianti. Anche Lenin fondando la Terza Internazionale, condusse senza interruzioni una lotta dura, sempre contro il revisionismo, e a volte contro corrente delle masse, per esempio dopo il tracollo della Seconda Internazionale, il 14 agosto 1914.

Dal piano militare sulla disposizione della ritirata, si arriva subito al piano politico, passando per i problemi organizzativi. Ma ciò che sempre è fondamentale, è la lotta teorica che orienta e determina il carattere e lo scopo della lotta politica.

Marx ed Engels avevano sconsigliato gli operai parigini di intraprendere la battaglia decisiva, perché un rapporto di forza sfavorevole e la debolezza della loro organizzazione impedivano loro di vincere. Si doveva ritrovare, dopo la dura disfatta, un rapporto di forza generale non meno sfavorevole ed una organizzazione ridotta. Tuttavia, Marx aveva afferrato che gli operai, spinti alla lotta dalla borghesia, avevano avuto il giusto istinto di battersi piuttosto che di soccombere senza combattere di fronte alla borghesia, poiché «in quest'ultimo caso la demoralizzazione della classe operaia sarebbe stata un male infinitamente più grande».

Se l'Internazionale conseguì ancora delle vittorie al momento della battaglia di retroguardia, fu per il grande merito di Marx ed Engels, ed anche degli operai coraggiosi e combattivi. Esiste sempre un rapporto, non diretto, ma dialettico, tra la forza e il valore del proletariato e quelli del suo partito, tra le condizioni oggettive e «soggettive».

I testi dell'ultima parte di questo volume sulla Comune sono, grosso modo, suddivisi logicamente e cronologicamente, secondo le voci seguenti:

Difesa immediata della Comune. Marx ed Engels intensificarono ancora la lotta dopo la sconfitta del maggio, denunciando con energia i nemici dichiarati e nascosti di tutto l'universo ufficiale: governo, stampa, partiti reazionari, di opposizione, piccolo-borghesi, repubblicani, ecc. Parallelamente, la stampa liberale inglese, per esempio, scopre il suo vero volto: la sua ostilità aumenta ad ogni indirizzo dell'Internazionale e, si rende complice di Thiers nella caccia ai Comunardi.

La grande paura di tutte le classi privilegiate raggiunge il suo parossismo dopo la Comune e raggiunge tutto il mondo civile. Essa va di pari passo con il terrorismo della borghesia contro gli operai, i Comunardi, e i membri dell'Internazionale. La repressione va dalle fucilazioni e deportazioni alla delazione, alla fabbricazione del falso, alla provocazione, alla diffamazione e alla falsificazione dei principi e degli scopi della Comune e del socialismo. Lo spettro del comunismo ossessiona tutta l'Europa e perfino l'America, e l'atteggiamento coraggioso dell'Internazionale sotto la direzione di Marx ed Engels raggiunge un risultato che difficilmente si poteva sperare dopo l'annientamento della Comune e lo scatenarsi della reazione: fare dell'Internazionale una reale potenza in Europa.

Rendendo colpo su colpo con i mezzi di cui disponeva, l'Internazionale fece conoscere e rispettare dappertutto la Comune e se stessa. Marx definì il suo metodo, in accordo con i blanquisti: «Noi dobbiamo condurre un'azione non solamente contro i governi ma anche contro l'opposizione borghese che non è ancora arrivata al governo. Come lo propone Vaillant, bisogna che noi lanciamo una sfida a tutti i governi, dappertutto, anche nella Svizzera, in risposta alle loro persecuzioni contro l'Internazionale. La reazione esiste su tutto il continente: è generale e permanente, anche negli Stati Uniti ed in Inghilterra, sebbene sotto un'altra forma».

La condizione sine qua non  del successo, era che l'Internazionale restasse unita. E' per questo che Marx si sforzò, finché poté, di conciliare le molteplici tendenze e di dissimulare i dissensi che dilaniavano l'Internazionale.

Nel 1844, Engels dice che le persecuzioni non contribuiranno a distruggere il comunismo, ma al contrario gli saranno utili (ciò non impedisce che si combatta e si denunci con tutti i mezzi): la stessa cosa si produsse dopo la Comune, e Marx ed Engels lo ripeteranno sovente.

Fu soprattutto un fatto economico, - lo sviluppo pacifico del capitalismo in Europa occidentale dal 1871 al 1914 - che diminuì le capacità e l'iniziativa rivoluzionaria del proletariato, mentre il centro di gravità del movimento rivoluzionario si spostava verso la Russia, come Marx intravide nella prefazione russa del Manifesto Comunista e Kautsky e Lenin rimarcheranno sovente.

Il riflusso dell'ondata rivoluzionaria nei paesi capitalisti occidentali raggiunse prima l'Inghilterra, gli Stati Uniti, poi la Francia e a un grado minore la Germania (che ebbe un grave cedimento nel 1914 ma si riassestò magnificamente nel 1919-1921). Il «partito Marx», poi i marxisti della Seconda Internazionale tenteranno di ostacolare questa evoluzione: in assenza di grandi movimenti rivoluzionari la lotta si spostò verso la difesa del programma marxista all'interno dell'Internazionale, poi della social democrazia e si limitò a delle rivendicazioni sindacali e politiche, non sorpassando il quadro del regime esistente.

La lotta politica e organizzativa all'interno dell'Internazionale scoppiò tra marxisti e anarchici, a proposito dei metodi e dei principi rivoluzionari, proposti e utilizzati da ciascuna di queste tendenze durante e dopo la Comune. Essa poggia sugli insegnamenti di uno dei più grandi avvenimenti che hanno permesso di teorizzare e di confermare uno dei tre punti fondamentali del marxismo: la dittatura del proletariato. E nello stesso tempo, la divergenza poggia sui compiti immediati degli operai nel corso del periodo che si apriva.

2° La fase politica e teorica ruota essenzialmente intorno alla natura e alla funzione del partito e dello Stato. Dopo il fallimento del tentativo del proletariato di costituirsi in classe dominante per realizzare il suo scopo socialista, cioè creare uno Stato suscettibile di eliminare con la violenza le sopravvivenze capitaliste, poi di estinguersi progressivamente, il proletariato battuto esisterebbe ad un livello di classe esistente per sé, cioè dotata di un partito. Pretendendo che il proletariato non dovesse organizzarsi in partito, gli anarchici facevano cadere il proletariato ancora più in basso: invece di esistere come classe cosciente di se stessa e lottando in comune per i propri interessi, i proletari non sarebbero più stati che una classe, per i capitalisti, da sfruttare. Si stava ricadendo ad un livello storico che il proletariato aveva raggiunto agli albori del capitalismo. tali furono il contesto e la posta della polemica sulla astensione in materia politica e sull'autoritarismo.

I testi, come gli avvenimenti, hanno contemporaneamente un carattere teorico e pratico: da una parte gli anarchici, coscientemente o incoscientemente al servizio della borghesia in pieno furore repressivo, si accanirono prima a minimizzare l'importanza e il ruolo dell'Internazionale, poi a negare tutta l'organizzazione militante unitaria; d'altra parte, Marx ed Engels affermarono con una chiarezza ed un vigore accresciuti, la necessità e la funzione del partito. Parallelamente si svolse la lotta politica concreta nel seno dell'Internazionale, di cui il processo di dissoluzione si avviò irresistibilmente due anni dopo la fine della Comune e finì - per salvare l'onore e i principi - per trasferirsi a New York e così si concluse un ciclo. In apparenza Marx ed Engels sono vinti come lo fu la Comune, in conseguenza alla «mancanza di centralizzazione e di autorità».

Tuttavia, non è per cieco ottimismo di comando che Engels afferma, all'epoca di differenti commemorazioni della Comune, che il proletariato era più forte e molto meglio organizzato che al momento della I Internazionale: le tradizioni rivoluzionarie restarono vive e conservarono il loro prestigio; inoltre, lo sviluppo stesso dell'economia capitalista concentra e disciplina gli operai, in modo elementare, mentre la gonfiatura dell'apparato politico dello Stato, le minacce in politica estera e la intensificazione delle lotte dei partiti in seno al parlamento, per esempio, svilupparono il senso politico degli operai in generale. La formazione della Seconda Internazionale nel 1885 conferma l'ottimismo di Marx ed Engels: grandi e potenti partiti operai formarono la nuova Internazionale.

Marx disse che la Comune aveva dimostrato il fallimento del proudhonismo e dell'anarchismo in generale, e confermato il marxismo. Lenin aggiunse che la vittoria del marxismo fu così clamorosa che ormai i nemici del proletariato, gli pseudo-socialisti, rivendicavano essi stessi il marxismo, a parole, per tradirlo nei fatti.

3° L'ultima fase espone le posizioni del marxismo sui rapporti tra partito proletario e Stato esistente. Qui Marx ed Engels teorizzano ancora l'esperienza della Comune: il proletariato e il suo partito devono distruggere con la violenza lo Stato borghese prima di instaurare la dittatura del proletariato. Tuttavia, per prepararsi a questa lotta, i proletari devono rivendicare nel seno del sistema capitalista delle condizioni di vita migliori per mezzo dei sindacati, e devono anche fare della politica senza inserirsi nel sistema borghese.

I testi teorici si legano strettamente agli scritti trattanti i problemi immediati e di attualità bruciante: determinazione della politica e della azione delle organizzazioni operaie. Marx e, dopo di lui, Engels giocarono il ruolo di consiglieri ed arbitri nei conflitti che vedevano opposte molteplici correnti della social democrazia dei diversi paesi. La fase idilliaca dello sviluppo del capitalismo suggerisce con forza la possibilità e l'efficacia di una politica di riforme e, di conseguenza, di revisione del marxismo rivoluzionario.

Gli innovatori vantano l'abbandono della violenza e l'utilizzazione della democrazia in politica e delle rivendicazioni graduali in economia e scindendo il movimento unitario del proletariato in due settori che perseguono degli scopi differenti con dei mezzi e delle organizzazioni particolari, contrariamente al modello della I Internazionale di Marx. I miglioramenti progressivi delle condizioni di vita del proletariato (soprattutto in America, in Inghilterra e in Germania) e il gonfiamento degli apparati sindacali e politici della classe operaia sono un'illusione e sono sfruttati dai revisionisti che dichiarano che una nuova fase sociale si apre, esigendo un cambiamento della dottrina e della politica. La parte militare del marxismo e i suoi metodi di lotta violenta, derivati dall'esperienza delle lotte di classe in Francia e confermati dalla storia degli altri paesi, sono evidentemente i più contestati dagli innovatori. Ora, la teoria marxista della crisi e la strategia da applicare nella guerra di classe non sono patrimonio dei capi, ma l'esperienza teorizzata delle lotte di classe operaie: nessun Comitato direttivo, né Congresso hanno il diritto, né il potere di cambiare le leggi storiche inesorabili.

Certi dirigenti della social democrazia tedesca miravano a nascondere una gran parte dell'opera di Marx-Engels. scegliendo gli scritti che a loro convenivano e ne troncavano altri, accompagnandoli con commenti tendenziosi. Andarono a domandare al vecchio Engels di modificare certi passi in funzione di situazioni contingenti e, se ciò non bastava, ne sopprimevano certi, nella speranza di dimostrare che egli si era convertito al riformismo ed al revisionismo, diventando un democratico. L'ultimo tentativo fu fatto sull'ultimo testo importante scritto da Engels e presentato in un certo senso come la conclusione di tutta la sua opera e la sua esperienza militante: la Prefazione del 1895 alle Lotte di classe in Francia. Ora, queste lotte rappresentano il modello classico dell'azione politica per gli operi del mondo intero.

In questa prefazione, Engels - esperto militare - dice, per esempio, che le lotte delle barricate sono oggi sorpassate, pertanto non comanda che questo metodo di combattimento non sia mai più utilizzato, ma constata semplicemente che, di fronte alle armi moderne, questo metodo è irrisorio per conquistare il potere. Ugualmente, affermare che non si può rovesciare il regime capitalista per mezzo di uno sciopero generale, non vuol dire rinunciare agli scioperi.

A questo punto, Engels non può concedere di più, anche se gli operai tedeschi devono essere prudenti in un momento molto breve in cui il governo cerca un pretesto per sorprenderli e attaccarli nell'ora e nelle condizioni da esso scelte: «Stimo che voi non abbiate niente da guadagnare se voi predicate la rinuncia assoluta all'intervento violento. Nessuno vi crederà, e nessun partito di alcun paese va così lontano da rinunciare al diritto di ricorrere alla resistenza armata».

«Quel che è peggio, io devo tener conto degli stranieri -francesi, inglesi, svizzeri, austriaci, italiani, ecc. - che leggono quel che io scrivo: io non posso compromettermi così completamente ai loro occhi».