Cerca nel sito



 


archivio > Archivio sulla sinistra>Il democratico massacro dei Comunardi (battaglia comunista, n. 10, 10-23 maggio 1951)

aggiornato al: 18/08/2008

battaglia comunista, 10-23 maggio 1951

Poco tempo fa abbiamo presentato lo scritto di Amadeo Bordiga del 1924 dedicato alla Comune di Parigi («Dalla Comune alla III Internazionale»); riproponiamo ora un altro bell'articolo sulla Comune di Parigi pubblicato nel 1951 su «battaglia comunista».

 

 

Nel frastuono dei saturnali elettorali ricordiamo

Il democratico massacro dei Comunardi

 

Il giorno 21 maggio 1871, le soldatesche controrivoluzionarie del Governo di Thiers irrompevano nella rossa città di Parigi, procedendo al massacro degli eroici difensori della Comune. Sorto il 18 marzo, il primo governo proletario della storia iniziava la sua terribile agonia.

Approssimandosi il momento della cattura della Comune, il sig. Thiers aveva detto davanti alla borghese Assemblea Nazionale «sarò senza pietà». Non era una minaccia a vuoto. A decine di migliaia, i Comunardi caddero sul selciato di Parigi, fulminati dalla mitraglia e dalle sciabolate di una truppa di sicari asserviti alla classe dominante. Chi non cadde combattendo sull'ultima barricata ferocemente contesa, trovò la morte sui muri dei giustiziati. Otto giorni, fino al 28 durò l'obbrobrioso massacro.

Soltanto dopo un combattimento di otto giorni, gli ultimi difensori della Comune caddero sulle alture di Bellevue e di Menilmontant; e l'eccidio degli uomini inermi, delle donne, dei fanciulli che infuriò con crescente ferocia per tutta la settimana raggiunse qui il suo culmine più alto. I retrocarica non uccidevano più abbastanza prontamente: i vinti venivano trucidati collettivamente a centinaia dalle mitragliatrici. Il muro dei Federati di Père Lachaise, dove fu consumato l'ultimo eccidio di massa, rimane ancor oggi un muto ma eloquente documento di quale furibonda follia sia capace la classe dominante, non appena il proletariato osi farsi innanzi reclamando i suoi diritti. Vennero quindi gli arresti in massa, ed essendosi  riconosciuta la impossibilità del macello di tutti, si ebbe la fucilazione di vittime scelte arbitrariamente tra le file dei prigionieri, il trasporto di tutti i rimanenti in un campo ove essi aspettavano di essere tradotti davanti ai consigli di guerra.

Così, chi sfuggiva al sadismo sanguinario delle orde di Gallifet, veniva gettato nelle mani dei carcerieri e dei giudici dello Stato borghese e inviato a morire lentamente nell'inferno della Nuova Caledonia.

Evidentemente, il boia Thiers aveva espresso, minacciando una spietata repressione, il proponimento dell'intera classe dominante. I Comunardi erano dei precursori, essi anticipavano in uno sforzo titanico la Rivoluzione mondiale della classe proletaria. Si attiravano addosso così la feroce vendetta del partito e del governo capitalista di Thiers, che di fronte alla minaccia portata alle basi della dominazione di classe, reagivano barbaramente, stracciando gli ipocriti veli della democrazie e dell'unità nazionale, mostrando apertamente tutta la menzogna delle ideologie basate sulla difesa della patria.

Infatti, la Comune di Parigi del 1871, assediata in parte dalle truppe prussiane vincitrici del Secondo Impero, aggredita e trucidata dalle masnade di banditi reazionari, costituite dal governo di Thiers con gli ex prigionieri bonapartisti appositamente rilasciati dallo Stato Maggiore prussiano, soccombeva sotto il peso schiacciante della coalizione tra due borghesie, per altri versi rivali e impegnate in un conflitto di rapina, ma saldamente unite al di sopra delle frontiere e delle ormai putrefatte ideologie nazionali, contro il proletariato e la rivoluzione. Il massacro della Comune sanciva la collusione controrivoluzionaria tra i capitalisti di Francia e Germania; né l'annessione alla Germania dell'Alsazia Lorena né il suo sanguinoso affronto al militarismo francese consumato a Sedan valsero a incrinare la perfetta intesa anticomunarda tra la democrazia di Thiers e il regime paternalistico di Bismarck. Si poneva così una inappellabile fine alle guerre di progresso e di stabilizzazione nazionale e si inaugurava la fase storica della alleanza controrivoluzionaria dei governi borghesi contro il proletariato e delle guerre di rapina imperialista.

La Comune, ribellandosi allo sfruttamento e all'oppressione borghese, vide schierati contro di sé, e i difensori e i nemici della patria francese, e i vinti e vincitori di una guerra proclamata da ambo le parti di difesa della patria e del progresso sociale. Cadendo, doveva mostrare che tutte le guerre posteriori ad essa non potevano essere che guerre dell'imperialismo contro il proletariato. La borghesia francese, alleandosi con il «nemico» prussiano nonostante la sconfitta e l'umiliazione subite, doveva mostrare che il mantenimento forzato della «unità nazionale» e della dominazione di classe sul proletariato è il risultato della solidarietà supernazionale del capitalismo, sul piano sociale e politico. Il colossale avvenimento storico della Comune forniva la risposta insostituibile ai problemi teorici e programmatici posti dal nascente imperialismo. Provocava altresì nel campo borghese il primo abbozzo del super-stato in funzione controrivoluzionaria; gettava  per contraccolpo nel campo della rivoluzione il seme della Internazionale proletaria.

Non a caso la commemorazione del Martirio della Comune si associa alla idea della Internazionale Proletaria. Tutta quanta la gigantesca restaurazione leninista del marxismo che doveva strappare il movimento operaio all'influenza opportunista della socialdemocrazia e mettere all'ordine del giorno della storia la teoria e il programma rivoluzionario, tutta la concezione grandiosa della Terza Internazionale poggia sul fondamentale pilastro storico della Comune, primo esempio di trasformazione della guerra imperialista in guerra rivoluzionaria di classe, sotto la guida del proletariato socialista. La Terza Internazionale leninista sottintese il Manifesto di Zimmerwald, le Tesi di Aprile, la Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Ma le sue premesse storiche risalgono ancora più addietro. Alle sue remote origini storiche figurano le possenti realizzazioni storiche e teoriche acquisite al movimento socialista dalla esperienza della Comune, che faceva esclamare ad Engels: «Il filisteo tedesco si è sentito preso nuovamente da un salutare terrore, alla frase: dittatura del proletariato. Ebbene, signori, volete sapere com'è questa dittatura? Osservate la Comune di Parigi. Questa è la dittatura del proletariato».

La Comune di Parigi riassumeva nella sua sanguinosa esperienza i motivi della lotta del proletariato contro l'imperialismo: l'intransigenza rivoluzionaria, la trasformazione della guerra imperialista in guerra civile, la dittatura del proletariato. D'altra parte costringeva la classe dominante a strapparsi la maschera delle ideologie democratiche, progressiste, umanitarie e mostrare il suo feroce volto di oppressore sanguinario e di furibondo massacratore, il volto che nemmeno le odierne mimetizzazioni politiche riescono a nascondere.

Ottant'anni, quasi un secolo sono passati dalla   SEMAINE SANGLANTE , dall'agonia eroica del Prometeo comunardo, incatenato sul sordido banco di tortura della repressione capitalistica. Gli antichi, muniti di una informe scienza, trasformavano in miti leggendari i fatti grandiosi dell'esistenza. I moderni proletari, che sono all'avanguardia della scienza, trasformano i fatti grandiosi della loro esistenza di classe oppressa in energia di lotta, in teoria rivoluzionaria.

Attraverso questi lunghi decenni, l'esperienza della Comune di Parigi ha alimentato il travagliato e prodigioso lavoro di affinamento della teoria rivoluzionaria del proletariato. Ma in ottant'anni il capitalismo oppressore non è riuscito a trovare - non può riuscirci - la soluzione definitiva delle sue contraddizioni, tanto meno lo strumento della abolizione della lotta di classe. Chiudendo le fosse comuni scavate ai proletari trucidati della Comune, la borghesia internazionale non poteva chiudere con questo il conto aperto con il proletariato futuro.

Oggi il mondo capitalista precipita, appena risollevatosi nel baratro delle sue convulsioni epilettiche,  preannunciando l'apocalisse della guerra mondiale, ma nulla prova che la sorgente delle energie rivoluzionarie sia disseccata. Anzi si intravvede l'alba della resurrezione delle forze di classe, le premesse della futura Internazionale Rivoluzionaria.

I proletari che oggi commemorano il sacrificio eroico della Comune ispirandosi nelle lotta contro il capitalismo agli insegnamenti rivoluzionari antidemocratici classisti che emanano dalla sua tragica esperienza, sono una piccola minoranza. Ma il fatto stesso dell'accadimento storico della Comune sta a provare che le forze camuffate dell'imperialismo mondiale, collegato al di sopra delle cortine di ferro e delle ideologie spurie del totalitarismo, contro la Rivoluzione Proletaria, non possono indefinitivamente conservare il loro sanguinoso dominio. Possiamo quindi terminare questa commemorazione del massacro della Comune con le parole che Marx indirizzava, dopo la disfatta, ai lavoratori di Francia, ma che possono considerarsi rivolte al proletariato mondiale.

«Dopo la Pentecoste del 1871 non vi può essere più né pace né tregua tra i lavoratori e coloro che si sono appropriati del prodotto del loro lavoro. La mano di ferro di una soldatesca prezzolata può opprimere per un certo tempo, in un comune asservimento, e l'una e l'altra classe, ma la lotta o presto o tardi deve scoppiare e dilagare sempre più, né v'è dubbio su chi sarà alla fine il vincitore se i pochi usurpatori o l'immensa maggioranza di chi lavora»

 

battaglia comunista, n. 10, 10-23 maggio 1951