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archivio > Archivio sulla sinistra>Il capitalismo trasuda delinquenza (il programma comunista, n. 7, 4 aprile 1964)

aggiornato al: 30/03/2009

il programma comunista, n. 7, 4 aprile 1964

Ripubblicando questo bell'articolo di una cinquantina di anni fa ricordiamo che all'epoca il Pci e i suoi alleati sostenevano che in Russia si stava costruendo il socialismo e additavano alla classe operaia  quel mondo rispetto alla decadenza capitalistica.

Con ironia e sagacia il giornale di allora  ripeteva invece:

La società borghese, ha bisogno del delitto, respira il delitto in ogni sua sfera, privata e pubblica. La delinquenza assolve nella società borghese, in Russia come in Occidente, una funzione fisiologica indispensabile, così come l'alcool è necessario ad un alcolizzato o l'eroina ad un tossicomane. Vi è una SOLA forma di «delinquenza»  che la società borghese non può assimilare, di cui la società borghese non si può servire: l'azione rivoluzionaria del proletariato. Vi è un solo «mostro» di cui la società borghese ha terrore: il proletariato rivoluzionario. Non è lontano il giorno in cui il «mostro» del proletariato rivoluzionario e della rivoluzione comunista riapparirà sulla scena della storia, riempiendo di terrore gli «apologeti filistei della società borghese».

I fatti e gli avvenimenti  più orrendi ed atroci sono spettacoli che riempiono la nostra quotidianità. Stupri, omicidi e stragi sono ormai normalità quotidiane con cui si convive nel richiamo parossistico a legge ed ordine quando è proprio la legge e l'ordine di questo mondo che produce questi obbrobri che rendono l'uomo, quotidianamente santificato, una bestia.

 

 

 

Il capitalismo trasuda delinquenza

 

Dopo lo scandalo dei medicinali, la diffusione del jazz, l'introduzione delle sfilate di moda, l'invio di giornalisti della Pravda e delle Izvestia ai festivals di musica leggera, le tournées di Claudio Villa, Modugno e Aznavour, a Mosca e a Leningrado, la santa Russia di Krusciov ha raggiunto un altro notevole traguardo nella gara di «pacifica emulazione» con l'Occidente: LA CRONACA NERA. Mosca ha avuto finalmente il suo «MOSTRO».

Da troppo tempo la «capitale» ne sentiva la mancanza. Ogni «CAPITALE» che si rispetti possiede i suoi MOSTRI, la sua delinquenza, il suo gangsterismo. Poteva Mosca costituire a lungo una eccezione?

La mancanza di «Mostri» era evidentemente un fenomeno grave, soprattutto dal punto di vista «turistico». Da tempo infatti i turisti occidentali andavano dicendo che Mosca è una città «monotona», simile ad un enorme agglomerato di provincia, più che ad una «moderna» metropoli. Questi apprezzamenti non potevano non preoccupare i dirigenti del Cremlino, e soprattutto Krusciov, che il 28 agosto 1963 aveva parlato a lungo di «turismo» con Tito e Merzagora. («Anche con Krusciov, dalle 10,30 alle 11 Merzagora parla di turismo. Il premier sovietico rimane fortemente impressionato dalle cifre di 17 milioni di stranieri in Italia del '62 e del relativo gettito di 1 miliardo di dollari: commenta che anche i russi devono interessarsi maggiormente al problema», La Stampa, 29 agosto 1963).

L'interesse del Cremlino per il «problema» non è mancato. Nell'estate '63 una nutrita delegazione russa partecipò a Roma alla conferenza internazionale per il turismo. Nel 1964 il «MOSTRO DI MOSCA» ha inferto un grave colpo alla «monotonia della capitale». Malgrado sia appena agli inizi, bisogna riconoscere che la giovane industria russa per la «fabbricazione dei mostri» ha già raggiunto un notevole «livello competitivo». Noi non conosciamo, evidentemente, i «costi» del prodotto, ma il risultato è senza dubbio degno dello «standard internazionale» e può tranquillamente partecipare a qualsiasi «esposizione» accanto alle merci occidentali.

 

La delinquenza è inscindibile dal capitalismo

Infatti, il «MOSTRO DI MOSCA» è già stato «esposto» in una vetrina autorevole: La Stampa, organo della Fiat. Osserviamolo dunque, questo recentissimo prodotto dell'industria russa e della «competizione pacifica».

Il «MOSTRO DI MOSCA» ha 26 anni e si chiama Vladimir Jonesan. Come impone lo standard internazionale dell'industria produttrice di «Mostri», Vladimir non è solo, bensì coadiuvato da una complice ed amante: Alevtina Diomitrova. I delitti «ufficiali» di Jonesam, rivelati il giorno della sua cattura, sono i seguenti: l'assassinio di due donne, due scolari e un ragazzo, il ferimento e lo stupro di una ragazza. La «tecnica» usata dal «mostro di Mosca» presenta una originalità che non mancherà di stuzzicare i turisti occidentali: Jonesan, il quale si introduceva nelle case spacciandosi per un impiegato della Mosgas (l'Azienda municipale del gas di Mosca), uccideva le sue vittime a colpi di scure. Non le strangolava, come in genere fanno i «mostri» occidentali: si serviva della scure, utilizzava una tecnica tipicamente «slava».

Il suo arresto è avvenuto il 12 gennaio. Alla polizia sono accorse alcune settimane per la cattura, e così Mosca è stata «terrorizzata» per circa quindici giorni, uscendo dalla sua incresciosa e poco «turistica» monotonia. A questo risultato la polizia ha contribuito egregiamente. Scrive La Stampa del 1° febbraio: «... la caccia a Jonesan ebbe momenti spettacolari, con la polizia che distribuiva una foto dell'assassino nei quartieri ed esortava i cittadini attraverso altoparlanti montati sulle automobili a collaborare alla cattura...». La stampa russa, dal canto suo, non è stata da meno. «Dopo l'arresto apparivano, un giorno dopo l'altro, ben tre articoli sui quotidiani più importanti di Mosca».

Noi prevediamo che la «spettacolarità» della cosa non mancherà di ispirare la recentissima letteratura e cinematografia russa, e che in Russia, accanto al genere «fantascientifico» si svilupperà presto anche il genere «poliziesco». Purtroppo, si deve osservare che il «giallo» di Mosca presenta un increscioso punto debole. Il «MOSTRO» è stato infatti fucilato il 31 gennaio a soli 19 giorni dalla cattura. L'apparato giudiziario russo è evidentemente arretrato nei confronti di quello americano, inglese o francese. Prima di tutto, la «pena» inflitta è troppo primitiva: una semplice «fucilazione» ha un'apparenza troppo «militare», e non può interessare i turisti occidentali. L'industria occidentale per la fabbricazione e l'eliminazione dei «mostri» dà in materia molti punti alla giovane industria russa. Per non parlare dell'impiccagione e della ghigliottina «retaggio storico» del diritto inglese e francese, come non riconoscere la superiore «spettacolarità» della camera a gas e della sedia elettrica in uso negli USA? Si pensi agli effetti terrorizzanti che la camera a gas o la sedia elettrica o la ghigliottina o la forca possono suscitare nello spettatore cinematografico, e a come questi effetti sono stati utilizzati in «Non voglio morire» o ne «Il casco d'oro»! In secondo luogo, il «caso» è stato chiuso troppo in fretta: nessun rinvio, nessuna richiesta di grazia. Se si pensa che l'industria americana per la fabbricazione dei «mostri» ha prodotto un Chessman  non si può non riconoscere che un Jonesan al paragone è meno che nulla.

Tuttavia, l'industria dei «mostri» russa è appena nata, e la «competizione pacifica» non mancherà di favorirne lo sviluppo e il completo adeguamento allo standard occidentale. Noi siamo certi che fra non molto i giuristi che si vanno moltiplicando in Russia come i mosconi a primavera, arriveranno alla conclusione alla quale sono già pervenuti i loro colleghi occidentali, secondo cui ammazzare un «mostro» a 19 giorni dalla cattura imbottendolo di piombo è un sistema «poco umano», mentre è «molto umano» uccidere un «mostro» dopo averlo fatto aspettare qualche anno, asfissiandolo con il gas o appendendolo per il collo per una decina di minuti appena...

 

Marx e l'industria dei «mostri»

Tre giorni dopo la spettacolare cattura del «mostro», il 15 gennaio, le Izvestia scrivevano: «Questa storia è tanto più paurosa e inverosimile perché è accaduta nella nostra società». La frase dimostra che la società russa non solo è una società borghese, ma è una società borghese giunta a un tale grado di sviluppo da essere costretta a fare l'apologia di se stessa.

In altre parole, quando in una determinata forma di organizzazione della società, nel corso del suo sviluppo, la delinquenza si presenta come fatto permanente dei rapporti fra gli uomini, solo un apologeta in mala fede di questa stessa organizzazione può presentare la delinquenza come una anormalità «paurosa e inverosimile». Ora. le Izvestia, come portavoce dei dirigenti del Cremlino, fanno proprio questo.

Se in una società determinata la delinquenza diviene un fatto permanente, chi non vuole fare l'apologia di questa società deve  riconoscere il carattere in essa necessario della delinquenza. Il cattolicesimo ad esempio, come espressione della società feudale, ha sempre considerato il delinquente come una conseguenza della natura umana corrotta dal peccato. La società borghese non solo è infinitamente più ipocrita, ma è direttamente interessata, dal punto di vista dello sviluppo della produzione capitalistica, alla diffusione della delinquenza. L'apparente assurdo della società borghese in materia, uno degli infiniti assurdi del capitalismo, fa sì che la borghesia possa diffondere la delinquenza solo illudendosi continuamente di poterla sopprimere. Le pagine di Marx che ora riporteremo,  chiariscono meravigliosamente la funzione ECONOMICA della delinquenza nella società borghese.

Scrive Marx: «Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali, ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest'ultima branca di produzione e l'insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò produce anche il professore che tiene lezioni di diritto criminale, e inoltre l' inevitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto «merce» sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come afferma un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale, procura al suo stesso autore.

«Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati, ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche, e ha impiegato nella produzione dei suoi strumenti una massa di onesti artefici.

«Il delinquente produce in'impressione, sia morale, sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un  "servizio" al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali e con ciò legislatori penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi, e perfino tragedie, come dimostrano non solo "La colpa" del Mullner e "I masnadieri" dello Schiller, ma anche l' "Edipo" e il "Riccardo III". Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva così questa vita dalla stagnazione, e suscita quella inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forse produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo in una certa misura la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile la lotta contro il delitto assorbe un'altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali "elementi di compensazione" che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di "utili" generi di occupazione.

«Le influenze del delinquente sullo sviluppo delle forze produttive possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbero mai giunte alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage)  senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirlo quanto all'onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto con i mezzi sempre nuovi con cui si dà l'assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi mezzi di difesa, e così esercita un'influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (strikes) sull'invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale?o anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l'albero del peccato, non è forse in pari tempo l'albero della conoscenza?Il Mandeville, nella sua "Fable of the Bees" (1705) aveva già mostrato la produttività di tutte le possibili occupazioni, ecc.,  e soprattutto la tendenza di tutta questa argomentazione: "Ciò che in questo mondo chiamiamo il male, tanto quello morale quanto quello naturale, è il grande principio che fa di noi degli esseri sociali, è la solida base, LA VITA E IL SOSTEGNO DI TUTTI I MESTIERI E DI TUTTE LE OCCUPAZIONI senza eccezione...; è in esso che dobbiamo cercare la vera origine di tutte le arti e di tutte le scienze; e..., nel momento in cui il male venisse a mancare, la società sarebbe necessariamente devastata se non interamente dissolta". Senonché il Mandeville era, naturalmente, infinitamente più audace e più onesto degli apologeti filistei della società borghese» (Karl Marx, Teorie sul plusvalore - vol. I, pp. 582 - 584 - E.R.).

Le Izvestia  presentando lo sviluppo della delinquenza in Russia come un fatto «pauroso e inverosimile», non solo sono infinitamente più ipocrite dei preti e dei loro tradizionali ragionamenti intorno alla «natura umana corrotta dal peccato», ma non arrivano nemmeno all' altezza del borghese rivoluzionario del 1705: Mandeville.

Aizzando l'orrore e lo scalpore dei «probi» cittadini russi contro il «mostro di Mosca», esse dimostrano di non essere altro che «apologeti filistei della società borghese». La società russa è una società in cui dominano «lo stimolo della concorrenza», «il commercio», la circolazione delle «banconote», la produzione di «merci», in una parola: IL CAPITALE. Una simile società sarebbe «interamente dissolta» se scomparisse la delinquenza. La società russa è una società in cui il capitale si nutre del pluslavoro estorto ai salariati, in cui la maggior parte della popolazione possiede unicamente la propria  forza-lavoro e deve quotidianamente venderla per un salario, in cui esiste un «mercato del lavoro» e dunque «la concorrenza tra gli operai», in cui di conseguenza la formazione di un esercito di riserva e di «sacche di disoccupazione» è un fatto inevitabile: in una simile società «il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro», mentre «la lotta contro il delitto assorbe un'altra parte della stessa popolazione»: in una simile società l'esistenza di delinquenti da una parte, e dall'altra parte di «tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati, ecc.» è una necessità insopprimibile, o meglio che può essere soppressa solo distruggendo le basi sociali borghesi sulle quali essa sorge. Inoltre, la Russia è una «una grande potenza» che compete per i propri fini nazionali con gli altri stati capitalistici. Ed allora, noi domandiamo con Marx: «Senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato  mondiale? o anche solo le nazioni?». In altre parole: «Senza il "complotto dei medici" contro Stalin, senza l'eliminazione di Beria, senza l'assassinio di Kennedy, si sarebbe mai imposta la competizione pacifica?».

La società russa, come ogni società borghese, ha bisogno del delitto, respira il delitto in ogni sua sfera, privata e pubblica. La delinquenza assolve nella società borghese, in Russia come in Occidente, una funzione fisiologica indispensabile, così come l'alcool è necessario ad un alcolizzato o l'eroina ad un tossicomane. Vi è una SOLA forma di «delinquenza»  che la società borghese non può assimilare, di cui la società borghese non si può servire: l'azione rivoluzionaria del proletariato. Vi è un solo «mostro» di cui la società borghese ha terrore: il proletariato rivoluzionario. Non è lontano il giorno in cui il «mostro» del proletariato rivoluzionario e della rivoluzione comunista riapparirà sulla scena della storia, riempiendo di terrore gli «APOLOGETI FILISTEI DELLA SOCIETA' BORGHESE».

Allora, Le Izvestia si troveranno di fronte «un mostro» ben più terribile e reale del «mostro di Mosca». Allora, Le Izvestia non potranno più scrivere, come oggi: «Questa storia è tanto più paurosa e inverosimile perché è accaduta nella nostra società». Non ne avranno il tempo.

 

il programma comunista, n. 7,  4 aprile 1964