Cerca nel sito



 


archivio > Archivio sulla sinistra>Non mistica della libertà ma infamia della controrivoluzione, (il p.c., n.13, luglio 1963)

aggiornato al: 20/05/2009

il programma comunista, n. 13, 27 giugno - 11 luglio 1963

Un lungo cammino: dal Dante del 1300 «Libertà vo cercando, ch' è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta» alla citazione del 2005 del  film  «Star wars: episodio III La vendetta dei Sith»: «E' così che muore la libertà, sotto scroscianti applausi».

Buona lettura!

 

Non mistica della libertà

ma infamia della controrivoluzione

 

Per rivoltante che sia il losco cianciare sulla «libertà», che due esponenti-vertice dell'opportunismo politico italiota vomitano dalle colonne dei loro giornali, non possiamo mancare di spezzare, per la centomillesima volta, una lancia contro questa Turandot politica e i suoi «cortigiani», contro questa lubrica dea dell'olimpo borghese, in nome della quale è stato ed è giustificato ogni massacro, ogni «sacrificio» delle forze e degli interessi storici di classe del proletariato.

Abbiamo sempre sottolineato con vigore, e lo ribadiamo con sempre più energia, che peggiori nemici della classe operaia e del socialismo non vi sono - più ancora degli stessi suoi avversari frontali e aperti - di tutte quelle correnti e partiti politici, che, richiamandosi formalmente al socialismo e al comunismo, non fanno che innestare e mescolare al troncone marxista cocci e frantumi dell'ideologia borghese.

Mentre è trasparente che il processo evolutivo della controrivoluzione risolleva la logora impalcatura ideologica della classe «superfetata» sul terreno del processo produttivo, non è per contro meno evidente il fatto che il rispolverio più sfacciato delle categorie politiche congenitamente borghesi e smaccatamente controrivoluzionarie, viene operato da partiti e movimenti antiborghesi a parole, ma nei fatti anima e corpo legati alla conservazione di questa putrescente società, come i socialisti e i comunisti togliattiani.

Tutto il rigurgito storico delle dottrine politiche, sorte dalla società capitalistica, e impiegate allo sfruttamento del lavoro salariato e alla conservazione di un sistema sociale di conservazione inumano e oppressivo, quali la democrazia parlamentare, il legalismo costituzionale, la libertà politica, il pacifismo ecc., è stato infatti interamente raccolto dai suddetti partiti e dai medesimi posto a meta ed obiettivo della classe.

 

* * *

 

La libertà, di tutti questi escrementi, è la «summa divinarum», la massima delle divinità.

Essa è prospettata come guida e limite di ogni azione. Ad essa giura e si inchina l'autentica peste piccolo-borghese, la purulenta cancrena controrivoluzionaria dei Saragat, Nenni Togliatti e consorti.

Categoria politica per eccellenza borghese, la libertà è anche divenuta lo strumento più controrivoluzionario che oggi si possa affacciare. Teorizzata dalla giovane borghesia rivoluzionaria per riflesso dello svolgersi storico delle forze produttive dai vincoli del sistema feudale, della necessità di spezzare la trama dei legami servili che a quello sviluppo si frapponevano, e di sgomberare la strada dell'accumulazione del capitale da tutti gli ostacoli politici degli ordini-casta; essa è connaturale al modo di produzione capitalistico: libertà del capitale di accumularsi, di espropriare, di circolare liberamente, di appropriarsi continuamente lavoro umano, di estorcere in modo crescente plusvalore. Codificata dalla borghesia vittoriosa, dalla stessa preposta alle sue più tipiche istituzioni politiche, la libertà rappresenta l'essenza del dominio di classe capitalistico; esprime tutto il senso oppressivo, antisociale, anarchico, inumano, di detta società. Smascherata in tutto il suo aspetto illusorio ed ingannevole dalla dottrina e dalla lotta di classe del proletariato, più che secolari, la libertà (con tutte le sue aggettivazioni) non ha che da essere travolta e inabissata in uno al suo presupposto materiale: il dominio politico della borghesia.

La vittoria rivoluzionaria del proletariato sopprimerà tutta la libertà politica della borghesia, in un primo tempo: abolirà ogni libertà politica in un secondo.

Forse che davanti a questi incarogniti opportunisti giova richiamare i fondamenti della dottrina comunista; o meno ancora rifare il percorso di quest'ultimo secolo di storia, per far ringurgitare le vomitate escrementa borghesi? La estensione della lotta di classe alla scala internazionale; l'avvicendarsi tempestoso delle guerre di stati e di classi; i massacri e le carneficine di sue sconvolgenti guerre di rapina; l'avvento del totalitarismo statale con la conseguente repressione spietata e capillare dell'avanguardia comunista rivoluzionaria; tutto ciò, dunque, non avrebbe altro valore di quello, stercorario, che con la libertà, nella libertà e per la libertà, si agisca e si avanzi?

Ovviamente il dilemma non è niente affatto di polemica teorica e storica. Esso è di reali rapporti di forza; di smascheramento feroce; di combattimento; di assalto; di completa demolizione.

La controrivoluzione corbella il proletariato imponendo alla sua adorazione il feticcio, che giorno per giorno la pratica e la necessità di reprimere le forze  e le energie rivoluzionarie delle immense masse di sfruttati e di salariati costringono a mettere da lato. e a «profanare».

Essa magnifica, mercé tutti i ceri e gli incensi portati da quei partiti opportunisti, la dea libertà, che le consentirà di rimobilitare ancora una volta generazioni nuove di operai, per ricondurli ad un nuovo e più sanguinoso macello. La santifica per mano e per bocca di questi infami sicofanti, onde per tramite loro si scannino le classi sociali sfruttate, come già nelle passate guerre imperialistiche, in un nuovo e più allargato conflitto.

La imputridita società può tirare un respiro di sollievo davanti al losco cianciare sulla libertà dei Saragat - Togliatti. Esso ha un solo senso: perpetuare il dominio politico borghese; paralizzare il proletariato.

Ovviamente, per capire questo e vedere la perfetta identità della posizione del P.c.i. con quella cristiana, più antica nel tempo (cfr il n. 23 di Rinascita), non occorre possedere intelligenza speciale. Bisogna al contrario essere menomati da una testardaggine occhiuta per non capirlo e non vederlo. Si vorrebbe dire per Togliatti: «non ignorino gli increduli che la verità impudente, alla fine, potrà far scoprire le carte ai bari».

 

* * *

 

Per noi, le cose sono abbastanza semplici e intellegibili, - non da ora, si intende, ma da periodi di distanza secolare: gli sciagurati opportunisti di oggi, mille volte peggiori di quelli del passato, non sono solamente i sacerdoti della dea libertà (borghese), i mistici di un feticcio da distruggere, ma anche e soprattutto gli infami servitori di una società schifosa; la feccia infame della controrivoluzione; i gendarmi del capitalismo contro il proletariato.

L'opportunismo politico deve dissipare le differenze che le apparenze implicano idolatrando le idee tipiche delle classi da stritolare; ma la sussunzione di queste non può non avvenire entro gli schemi formali della dottrina che si pretende rappresentare. Il risultato e il fine è sempre quello: somministrare ossigeno a un corpo in putrefazione, per prolungarne la fetida esistenza.

La società borghese è un cadavere che si regge in piedi solo per le forze fresche che l'opportunismo politico vi applica, dopo di averle tolte al proletariato.

La contrapposizione di democrazia a dittatura di classe; di pacifismo a rivoluzione; di legalità a violenza; di libertà ad autorità e dittatura esclusiva del PARTITO COMUNISTA; altro non è che l'affermazione della società borghese contro il socialismo; la negazione della rivoluzione comunista a favore della controrivoluzione borghese; la difesa infame della società di classe contro la storica liberazione del proletariato e dell'umanità tutta dallo schifo che quella promana.

Guerra sia a tutti questi filistei! Abbasso la loro libertà! Viva la Rivoluzione Comunista e la Dittatura del Proletariato!

 

il programma comunista, n 13, 27 giugno -11 luglio 1963