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archivio > Archivio sulla sinistra>Gli scomunicati ricorrono in appello (Battaglia comunista, n. 11, 29 maggio - 9 giugno 1952)

aggiornato al: 16/08/2010

Battaglia comunista, n. 11, 29 maggio - 9 giugno 1952

In un clima ancora ferragostano e vacanziero cosa di meglio che un  vecchio, sano, chiaro e di buona lettura articolo di una sessantina di anni fa che ridicolizza chiesa, preti, e il PCI togliattiano "duro e puro" dei vecchi tempi.

Buona lettura!

 

Gli scomunicati ricorrono in appello

 

Se assiduamente denunciamo gli atti di aperta prostituzione dei pretesi comunisti di Togliatti alla Chiesa Cattolica e alla superstizione religiosa, se ci teniamo a provare coi fatti della cronaca quotidiana che il gregge del chiericume sacrestano trova i suoi cani da guardia proprio nei partiti che pretendono di essere portatori di interessi proletari, ciò serve a corroborare di prove la tesi da noi sempre sostenuta, che non si può tradire e fare gettito dei fondamenti dottrinari del marxismo senza tradire e barattare gli interessi proletari a favore della canaglia borghese. Il P.C.I. se ne ride, con fare spregiudicato, delle posizioni teoriche del materialismo storico, pretendendo che è da ingenui combattere il capitalismo senza mascherature e infingimenti in funzione di diversivi tattici. Ma i fatti, gli incamuffabili fatti materiali stanno a provare innegabilmente che i pretesi furbi di  Via Botteghe Oscure non solo non hanno spostato di un  millimetro i rapporti di forza a favore della classe operaia, ma che le loro pretese manovre tattiche, a cui tanto le masse hanno creduto e credono, sono egregiamente servite al gioco delle forze politiche borghesi. E non staremo a ripetere qui come l'approvazione del famoso articolo 7 della Costituzione con cui si ratificavano i patti Lateranensi conclusi nel 1929 da Mussolini col Vaticano, è valsa a rafforzare la Democrazia Cristiana e l'influenza religiosa sulle masse.

Il più clamoroso gesto di prono ossequio e di servile soggezione alla Chiesa cattolica e al Vaticano, commesso dalla Direzione del P.C.I., dal tempo dell'approvazione, insieme con democristiani, repubblicani, qualunquisti, ecc. dell'articolo 7, si è manifestato recentemente con le dichiarazioni di Nitti, il vecchio boia antiproletario creatore della Guardia Regia, a nome della  Lista Cittadina di Roma, che, come è noto, comprendeva candidati comunisti,  socialisti, nittiani e via dicendo. Acqua passata? Certamente, ma non bastano quindici giorni a cancellare quanto detto da Ciccio Nitti e pubblicato su l' Unità. Quando il capolista Nitti rendeva la dichiarazione che riportiamo si trattava di accalappiare i voti dei poveri fessi, e allora tutto era permesso dire, perfino la verità. Non crediamo affatto, come le mandrie ignoranti del medio ceto, che una volta al potere il P.C.I. farebbe fuori la pretaglia cattolica e scaccerebbe il Papa dal Vaticano. Seppure Palmiro non va a messa e non prende l'ostia consacrata, il P.C.I. è oggi, checché ne pensino le bizzocche, una colonna della Chiesa Cattolica: anzi, in quanto controlla le masse e impedisce che imbocchino la via rivoluzionaria, è il massimo garante della conservazione del Vaticano.

Trascriviamo testualmente da l' Unità (17 maggio '52) le untuose frasi di don Ciccio: «Nessuno minaccia la Chiesa Cattolica, nella sua altissima missione, che è anche di pace (alla faccia di  Joliot Curie!) di affratellamento e di elevazione degli umili; nessuno ne minaccia la libertà e il pieno potere spirituale garantito dai patti Lateranensi, dalla Costituzione, dalla coscienza degli italiani. I candidati della «Lista Cittadina» ne hanno fatto dichiarazione solenne».

Così diceva Nitti alla vigilia delle elezioni. Ma non era una sua posizione personale. Per bocca sua parlava anche la Direzione del P.C.I. e la massa enorme di borghesucci che esso inquadra. Non è da parlare qui degli effetti immediati che dallo strisciare servile della leccatura devota delle pantofole di Pio XII sono scaturiti. In ogni caso, sono i meno interessanti. Quel che importa è la ennesima constatazione che il P.C.I., giorno per giorno, e proprio per dimostrare falsa l'accusa che più gli brucia, di passare per un partito proletario rivoluzionario marxista, disvela il contenuto reale della sua politica. Il P.C.I.  deve mostrare ai fanatici della proprietà che non è espropriatore, ai nazionalisti che non è senza patria, ai militaristi che non è rivoluzionario, agli statolatri  che non condivide la teoria marxista del deperimento dello Stato, ai superstiziosi religiosi che non è ateo. Il contenuto della sua polemica sta tutto qui: nel provare che esso è tutto il contrario di quello che sembrano attribuirgli la bandiera e il nome. L'apparentamento con le clientele di Nitti, Molè e altra robaccia di purissima marca borghese, sta a dimostrare che gli sforzi volti a questo scopo non falliscono del tutto. Altro, naturalmente, è il linguaggio che i bonzetti parlano agli operai, ai quali si dà ad intendere che la conclusione e la pastetta con le forze dichiaratamente borghesi sia un trucco per ingannare il nemico e sorprendere la sua buona fede.

Trucco? Manovra tattica per addormentare le sentinelle dello Stato borghese? Se fosse vero, se la Direzione del P.C.I. veramente mirasse ad abbattere il millenario potere del Vaticano attraverso la politica del ruffianesimo e dell'adulazione, sarebbe impossibile spiegare la politica che i partiti stalinisti al potere perseguono nei confronti della organizzazione chiesastica e della religione.

L' Unità pubblicava il giorno 14 maggio '52, tre giorni prima della dichiarazione di Nitti, notizie dell'avvenuta conferenza di tutte le Chiese dell' U.R.S.S. Il... trust delle Chiese russe, comprendente la Chiesa Ortodossa, la Chiesa Evangelica russa, la sinagoga centrale di Mosca, la Chiesa Cattolica della Lettonia  ecc., era stato chiamato a discutere una relazione del Metropolita Nikolai, membro del Consiglio Mondiale della Pace. Poco ci interessa quanto hanno predicato sulla pace i preti multicolori di Stalin, cui spetta come ai loro degni compari esteri di benedire la carne di cannone proletaria destinata al macello. Senza contare che proviamo invincibile ripugnanza per il puzzo da morto che emana dalla retorica ecclesiastica specie se osannante al socialismo. Quel che interessa è mostrare quante parte attiva prende il clero delle varie chiese russe, finanziate e protette dallo Stato, nella vita pubblica e politica del paese che si spaccia del socialismo trionfante.

Quante chiese in Russia! Quanti papi! Quanti baciapile parassiti! Che ci fanno? In Italia, i dirigenti stalinisti, mentre lavorano a conquistarsi la fiducia della borghesia lasciano credere che la politica di asservimento alla Chiesa Cattolica tende... a distruggerla. In Russia il partito stalinista tiene fermamente il potere ma ciononostante le Chiese russe sussistono e prosperano.

La funzione secolare della pretaglia è sempre stata quella di aiutante del boia. Dovunque si tengono nello sfruttamento e si mandano al macello le masse, il prete è immancabile. La suprema trinità dell'imbroglio e della corruzione Nitti-Nenni-Togliatti aspira a sostituire democristiani e fascisti nel posto di boia del capitalismo italiano. Perciò, è obbligata a farsi la chierica.

 

 

battaglia comunista, n. 11, 29 maggio - 9 giugno 1952