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archivio > Archivio sulla sinistra>Il marxismo non è letteratura compagno Victor Serge (Bilan, n. 39, fevr.- mars 1937)

aggiornato al: 30/01/2011

Bilan, n. 39, febbraio-marzo 1937

Questo articolo tratto da un numero del 1937 di Bilan (bollettino in francese della frazione italiana della sinistra comunista) è imperniato sulla figura di Victor Serge e sulla critica delle posizioni che lo stesso sta assumendo a riguardo della guerra di Spagna.

La Frazione si era battuta, a metà degli anni trenta, per la liberazione di Serge dalle prigioni russe e, alla sua liberazione, aveva scritto sempre su Bilan: E' con gioia che la nostra frazione ha salutato la liberazione di Victor Serge che, a testa alta, senza aver capitolato di fronte alla burocrazia sovietica, è venuto a prendere posto nelle file del proletariato rivoluzionario dei paesi d'Occidente.

L'adesione però di Serge al Poum: D'ora in poi mi considero membro del Poum e vi prego di annoverarmi tra i vostri senza riserve. (La Batalla, 10 dicembre 1936) aveva però incrinato i loro rapporti  tanto da portare ad una rottura e a produrre l'articolo che proponiamo. Come non era stata fatta nessuna concessione alla minoranza della frazione italiana che aveva rotto con Bilan proprio sulla questione spagnola ed era andata a combattere in Spagna con la colonna Lenin del Poum,( si possono vedere tutti gli articoli che abbiamo pubblicato sulla questione nel sito) così non viene perdonata la posizione che  Serge assume.

La traduzione di questo articolo, originariamente in francese, è nostra.

 

 

Il marxismo non è letteratura

compagno Victor Serge

 

 

E' guidati dalla preoccupazione costante di preservare le nozioni fondamentali della lotta rivoluzionaria che reagiamo oggi contro Victor Serge al quale abbiamo dato la nostra piena e intera solidarietà all'epoca del suo imprigionamento in Russia. Questa solidarietà gliela riaffermiamo, e a Trotsky con lui, quando il centrismo scatena contro di loro la sua campagna di assassinio e mobilizza tutte le canaglie del suo inferno per calunniare e insultare dei militanti che vogliono restare fedeli alla bandiera dell'Ottobre 1917.

Ma la solidarietà con i  militanti colpiti dal nemico non ha mai significato l'accordo con le loro posizioni politiche o la negazione di ogni critica dei metodi e delle posizioni che introducono nel proletariato. La situazione che viviamo attualmente è troppo tragica e ogni equivoco, ogni confusione, ogni opportunismo si paga con il sangue degli operai. Tanto peggio per Victor Serge  se il letterato cancella in lui il marxista e se intende abbandonare il cammino in cui si forgiano le armi della rivoluzione comunista per seguire le vie del sentimentalismo letterario dove è permesso collaborare con il Poum, la sinistra di Pivert e i piccolo borghesi di Bergery.

La lotta di classe segue un corso che non ha nulla a che vedere con le improvvisazioni individuali. Essa ha le sue leggi di cui bisogna trovare l'evoluzione nelle diverse fasi storiche e se non si ha la forza di far proprio questo processo che solo è reale, si abbandona il terreno della lotta proletaria e si fa della letteratura. La condizione suprema per restare fedeli all'ideale, alle finalità che persegue inesorabilmente la classe operaia consiste dunque nella fedeltà assoluta al metodo marxista che non può concepirsi al di fuori della lotta degli operai per costituirsi in classe, cioè in partito politico. A nostro avviso, Victor Serge abbandona oggi questo terreno perché nella misura in cui imbocca una via diversa da quella che può permettere ai proletari di selezionare i quadri del loro partito di domani, abbandona il marxismo e si ritrova contro il suo passato di bolscevico. E' penoso dover ricordare a dei vecchi militanti quanto hanno scritto per porli di fronte alla loro involuzione attuale. Tuttavia è quanto dobbiamo fare con Victor Serge. In L'anno primo della rivoluzione russa, Victor Serge scriveva: «Il partito è il sistema nervoso - e il cervello - della classe operaia. I capi e i quadri hanno nel partito il ruolo del cervello e del sistema nervoso nell'organismo. Ma non bisogna prendere questo paragone immaginario alla lettera: la differenza delle funzioni in un organismo vivente è molto diversa da quella che si trova nella società. Per quanto coscienti siano, i militanti del partito non possono conoscere la situazione nel suo insieme: fanno loro difetto l'informazione, il legame, l'istruzione, la preparazione teorica e professionale (del rivoluzionario),  a dispetto del loro valore personale, se non appartengono ai quadri del partito, selezionati in anni di lotta e di lavoro, assecondati dalle buone volontà del movimento intero che dispone dell'apparato del partito, avvezzo al pensiero e all'azione» (pag.52). Ma i tempi sono cambiati e quanto era vero ieri non lo sarà più oggi. Di fronte alla tormenta degli avvenimenti di Spagna, Victor Serge si è gettato a corpo morto nel POUM e dopo i massacri di Mosca ha creduto poter lanciare le sue veementi proteste e i suoi racconti «popolari» della tragedia sovietica in questi ambienti dove non si sogna che di mischiare la coscienza di classe dei proletari in dei «Crapouillot» che sono delle industrie di scandali all'uso del «grande pubblico». Si può dire la verità anche dall'alto del letamaio diceva la vecchia Clara Zetkin. Può darsi. Ma noi pensiamo che la verità rivoluzionaria trova il suo posto unicamente ed esclusivamente là dove è il suo posto: negli ambienti proletari dove si esprime uno sforzo politico in vista dell'emancipazione degli sfruttati. E che non si veda in questo l'espressione di un «vecchio infantilismo», ma l'espressione di una verità elementare e cioè che l'idea rivoluzionaria per essere efficace deve diventare un'arma rivoluzionaria e parlare dall'alto di un letamaio vuol dire mettere se stessi nel letame. La coscienza storica del proletariato che si forgia al di fuori di una organizzazione, al di fuori di una ossatura di partito, è così inconcepibile quanto la coscienza umana al di fuori del corpo umano. Il solo luogo in cui la coscienza del proletariato si esprime è il suo organismo di classe. Di fronte agli avvenimenti di Spagna, Victor Serge aveva come  primo dovere quello di fare lo sforzo che hanno fatto tutti i marxisti: confrontare i dati di fatto, l'evoluzione storica in cui si situano gli avvenimenti con il bagaglio ideologico a cui si richiama e che sarebbe l'espressione critica della Rivoluzione russa. Il suo primo dovere sarebbe stato allora di condurre una lotta in seno al movimento comunista internazionale per accelerare la formazione di quadri selezionati necessari per lo sforzo rivoluzionario decisivo del proletariato. Al contrario di questo cammino, Victor Serge ha aderito al Poum che è la negazione di tutto quanto lui stesso ha scritto sul partito e che, ben lontano dal presentarsi come l'evoluzione progressiva della coscienza del proletariato spagnolo ed internazionale (e questo appare attraverso un programma che permette all'organizzazione di intervenire e di agire seguendo le leggi della rivoluzione proletaria), non è che la diga più avanzata del capitalismo per strangolare le lotte dei proletari nella penisola iberica. Potrebbe Victor Serge negare che il suo nuovo partito si è costituito a rimorchio del Fronte Popolare in una accozzaglia di opportunisti che non hanno mai fatto il minimo sforzo per la cristallizzazione della coscienza proletaria? Infine il Poum ha occupato la stessa posizione dei menscevichi russi nel 1917, ha collaborato con Companys, che è integrato nello stato capitalista catalano, e non ha posto, nemmeno per un solo istante, il problema capitale della distruzione dello Stato capitalista? No compagno Serge, non vi permetteremo di accreditare la leggenda ultra falsa che il Poum è un nuovo partito bolscevico e che gli operai spagnoli che lo seguono sono chiamati a morire non per la guerra imperialista ma per la rivoluzione in marcia. E se, attualmente, V. Serge vuole invocare gli attacchi del centrismo contro il Poum per giustificare la sua posizione, farà non prova di comprensione e di chiaroveggenza ma di sentimentalismo mal posto. Chi bisogna compiangere  ed aiutare con l'ultima delle energie sono gli operai spagnoli caduti vittime della mistificazione del Poum e non il partito contro-rivoluzionario che, dopo aver svolto la sua funzione demagogica di trascinare le masse a farsi massacrare per un cosiddetto socialismo (in realtà per mantenere il dominio del capitalismo) è oggi eliminato dai ministeri borghesi e sostituito con delle forze più adatte a far fronte agli operai nel nuovo periodo. V. Serge si è reso conto che il Poum ha occupato in Spagna una posizione che, in una situazione più avanzata che in Russia,  era ben al di qua delle posizioni occupate dai bolscevichi? Ha già dimenticato il suo libro nel quale questi elementi storici sono stati fissati con una chiarezza che va a suo onore?

Succede a lui come a molti militanti che hanno pur tuttavia vissuto e partecipato allo sforzo iniziale della III Internazionale. La crisi generale del movimento operaio, la putrefazione del centrismo, la complessità delle nuove situazioni (che non è che il riflesso dell'incapacità del proletariato e dei suoi gruppi di avanguardia a comprendere gli avvenimenti) ha provocato una amnesia completa che permette di negare tutto quanto sembrava definitivamente acquisito ai marxisti più avanzati.

Gli uni fanno vela verso un revisionismo che si copre spesso di falsificazioni del pensiero di Rosa Luxemburg. Gli altri rischiano di cadere in un sentimentalismo letterario. Alcuni come Trotsky fondano Internazionali e Partiti nelle nuvole e per di più li costruiscono con dei veri opportunisti usciti dalla II Internazionale. Questo fenomeno di decadenza è particolarmente manifesto per i prodotti della vecchia opposizione bolscevica che avevano preso Trotsky come bandiera. Non fanno essi che esprimere la stanchezza terribile del proletariato russo che, dopo essere stato l'artigiano della più grande rivoluzione del nostro secolo, si fa decimare dal centrismo che passa ad una industrializzazione sfrenata, alla repressione feroce e al soffocamento di ogni reazione di classe? Se questa è la realtà, il dovere dei rivoluzionari internazionalisti di Russia dovrebbe essere quello di appoggiarsi sui nuclei di operai avanzati degli altri paesi e di cercarvi l'aiuto e il sostegno necessari. Ma per quanto grande sia stata la loro autorità, per quanto profonda possa essere la loro fede e la loro devozione alla causa, non hanno il diritto di portare clandestinamente una revisione agli insegnamenti che essi stessi avevano consegnato nei loro scritti e che sono il prodotto della lotta di classe.

Le leggi di quest'ultima fanno sì che il proletariato non possa agire come classe che se giunge a formulare la sua coscienza storica, il suo programma, il tipo nuovo di società di cui è il portavoce conformemente allo sviluppo stesso dei mezzi di produzione. La rivoluzione russa rappresenta una tappa decisiva dell'organizzazione storica del proletariato in classe che, tramite il partito bolscevico, si è concretizzata nel rovesciamento della società feudale-capitalista. Il cammino per arrivare a questa tappa fondamentale passa per la lotta contro il revisionismo in seno alla Seconda Internazionale, per il processo di formazione del partito bolscevico che accompagna in modo strettamente parallelo l'evoluzione della lotta di classe e segna la progressione della coscienza e della capacità di lotta degli operai russi.

Allo stesso modo che nell'epoca eroica del bolscevismo, delle lotte contro i menscevichi in seno alla II Internazionale, la condizione per forgiare l'organismo rivoluzionario era posta nella soluzione dei problemi del periodo storico in cui si entrava. I nuovi organismi del proletariato non possono sorgere oggi che dalle soluzioni nuove date ai nuovi problemi che la lotta di classe ci pone. Dobbiamo chiudere un bilancio che comincia con la rivoluzione russa e termina con la morte dell'Internazionale Comunista, con il tradimento dei partiti comunisti e la trasformazione della Russia in un agente tra i più attivi del capitalismo in seno al movimento operaio. La condizione per rimanere fedeli al marxismo è la capacità di accingersi a questo bilancio che, solo, può dar nascita a un organismo selezionato; al cervello del proletariato. Se oggi gli avvenimenti superano già questo sforzo critico e chiamano gli operai a fare la critica della critica con le armi, quando non hanno né organismo d'avanguardia né la possibilità di rispondere vittoriosamente all'assalto del capitalismo, se i movimenti sociali cadono nella guerra imperialista, la colpa non è nostra, perché la nostra frazione si è sforzata, per quanto poteva, di elevarsi all'altezza degli avvenimenti, ma la colpa è tutta di coloro che hanno dilapidato le forze della sinistra internazionale dopo il 1930, di tutti i revisionisti di destra che hanno preparato la sbandata di  numerosi militanti nella socialdemocrazia (i Suovarine e soci).

Bisogna finire con serietà. La nostra frazione proclama la sua rottura netta e aperta con chi non comprende il peso terribile che pesa sulle loro spalle  e che, malgrado un passato internazionalista, è oggi alleato delle forze di Unione sacra in Spagna. Se l'involuzione di personaggi che hanno giocato un ruolo di primo piano nel movimento comunista è definitiva o no, tutto ciò sarà ben evidenziato dalla loro evoluzione di domani. Ma allora si tratterà di una rottura brutale con la loro posizione attuale che permette al capitalismo di aggiungere una nota in più alla mistificazione che conduce al massacro gli operai spagnoli.

Victor Serge rompe con il suo passato nella misura in cui passa al Poum e accredita la menzogna che in Spagna non si tratta di guerra imperialista. Rosmer rompe con l'internazionalismo quando appoggia il Poum e chiama al sostegno delle forze antifasciste e non alla rivoluzione proletaria dai due lati del fronte.

Quelli che continuano l'opera per la quale i nostri maestri hanno dato gran parte della loro vita, quelli che restano nella via presa da Lenin sono soltanto le frazioni di sinistra che lottano per la rivoluzione proletaria sul terreno di classe del proletariato, con armi di classe e che forgiano i quadri, selezionano le idee che permetteranno la vittoria. No! Il marxismo non è letteratura: è un'arma scientifica di combattimento del proletariato contro la borghesia. Il letterato può essere un «compagno di strada» ma non una guida per milioni di sfruttati che vogliono un programma, che esigono un cervello: un partito di avanguardia. Ma trattare il marxismo come letteratura è rinnegare il marxismo, è sostituire all'analisi degli avvenimenti che hanno per scopo la ricerca delle tendenze dello sviluppo storico, la fotografia della contingenza dove l'assenza delle idee è dissimulata sotto l'eleganza dello stile. Questa immagine ce l'ha data Victor Serge in «Crapouillot» dove si trovano mescolati alla rinfusa l'apologia «popolare» di ottobre 1917, la degenerazione della Russia e dell'I.C., la difesa del Poum attaccato dai centristi in Spagna, la difesa di Trotsky e della vecchia guardia bolscevica, ecc...

Non c'è né marxismo, né creazione letteraria, ma una confusione di cose e di idee. Victor Serge avrebbe fatto meglio a lasciare ad André Gide e consorti il compito di scrivere per il «grande pubblico», e questo per restare, in segno di rispetto del suo passato, un militante marxista.

 

Bilan, n. 39, febbraio - marzo 1937