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archivio > Archivio sulla sinistra>Ubriachi, penitenti, blasfemi (il programma comunista, n.15, 4 agosto 1961)

aggiornato al: 02/05/2011

il programma comunista, n. 15, 4 agosto 1961

Non ci risulta che questo magnifico articolo (del 1961) sia mai stato riproposto in rete e siamo lieti, come è avvenuto anche per altri, di poterlo fare noi.

L'articolo è, come tutti quelli che apparvero nel giornale, anonimo, ma non è difficile individuarne l'autore, poco ligio a "codici redazionali" (che d'altra parte allora non esistevano e nessuno proponeva) e "all'altezza, per sollazzo e invenzione linguistica, dei racconti di Carlo Emilio Gadda" (come di lui scrisse Diego Gabutti).

All'inizio dello scritto si parla di grande confessione intendendo con essa l'ammissione, che i compagni e il partito attendevano,  da parte dello stato russo della sua natura capitalista e non certo socialista. Da parte russa la grande confessione non è mai avvenuta apertamente anche se (in particolare con il crollo del muro di Berlino è crollata anche tutta l'impalcatura che sosteneva la colossale impostura) con una linea continua e pienamente ammessa è oggi del tutto evidente che la struttura sociale ed economica della Russia è identica, senza modificazioni rispetto al passato, a quella dei paesi del maturo occidente capitalistico.

 

 

UBRIACHI  PENITENTI  BLASFEMI

 

 

Fino al congresso del partito comunista russo in ottobre ci sarà dato di esaminare a fondo il documento che l' Unità ha dato domenica, nuovo programma del partito sovietico, che si potrà leggere in esteso.

Ma dobbiamo dire subito che esso è una tappa notevole, forse la più decisa finora, anche rispetto al noto internazionale manifesto «suino», che viene oggi richiamato e magnificato, della «grande confessione».

I social-democratici tedeschi hanno avuto la sincerità di abiurare la teoria marxista. Ora non abbiamo ancora l'abiura totale del marxismo e del leninismo da parte dei russi, ma per tre quarti la abbiamo.

Si preannunciano (il mondo vive l'epoca dei preannunci sensazionali!) nuovi principii «rivoluzionari» che si aggiungono, in un corpus mostruoso e sbilenco, all'altro gruppo di quelli «già noti perché patrimonio della dottrina marxista leninista».

Dobbiamo virgolare talune frasi di un corrispondente italiano da Mosca che si potrebbe attribuire alla penna di un preteso marxista, che creda di essere tale perché prefabbricato a scuola moscovita, ma a cui mai è stato letto marxismo, e che scriva in istato di ubriachezza. Ma costui, nello sciorinare i suoi pannicelli caldi sugli ultimi avanzi delle tesi rivoluzionarie già bestemmiate e risputacchiate da anni, virgola anche lui il testo del programma, e non sarà stato tanto ubriaco e drogato da non poter copiare. Possiamo dunque dedurre fin da ora.

La nuova dottrina è la  estinzione della dittatura del proletariato, tesi di cui già tutta la stampa e radio borghese si esalta. L'ubriaco vuole provare che si tratta della estinzione dello Stato di Marx ed Engels, ravvivata da Lenin per provare agli anarchici che i comunisti, dopo aver usato lo Stato nelle basse bisogne a cui solo serve, e per storica vendetta di classe, sono quelli che soli aboliscono per sempre lo Stato.

L'uomo ebbro afferra un Manifesto dei comunisti e vi legge: «Il proletariato, trasformatosi (no, organizzatosi) in classe dominante, dopo aver distrutto violentemente i vecchi rapporti di produzione, abolisce anche le condizioni di esistenza dell'antagonismo di classe, e le classi in generale, quindi anche il suo dominio di classe».

Bisogna arrivare al delirium tremens  per scrivere: «da questo principio cardine, in base al quale lo Stato della dittatura del proletariato si trasforma in Stato della democrazia socialista, deriva tutto... il Programma».

Marx aveva abolito «le classi in generale, e l'antagonismo di classe, quindi anche il dominio proprio di classe del proletariato».

Ora, o bestione ebbro mal laureato nella scuola di partito, tutto questo finisce quando finisce il proletariato, classe della società capitalista, che era divenuta dominante per uccidere il suo dominio.

Scuola di dialettica, o di merda, avete tenuto a costoro?

Come si può dunque estinguere la dittatura del proletariato? Solo quando si è estinto il proletariato, la sua esistenza di classe come il suo dominio di classe. E solo allora, ma tutto, si estingue lo Stato.

Solo se scriverete nel prossimo testo, che Marx, Engels e Lenin scrissero cose smentite e stolte, potrete richiamare in vita, dopo il tradimento alla dittatura, una nuova forma di Stato, peggio la sua evoluzione e risoluzione in forme superiori e libere.

Alla scuola di merda non vi hanno nemmeno appreso che effluvi emana la stessa? Non la riconoscete? e neanche al tasto?

Lo Stato in forma libera e superiore è lo stesso stato libero popolare per cui Marx smerdò i lassalliani. Altro che nuove Teorie! Il vostro stato di tutto il popolo russo non è che lo stato dei liberali borghesi, quello di due secoli fa. Il vostro stato della democrazia socialista vale l'omonima Alleanza di Bakunin, flagellata dai nostri maestri, che credeva di essere oltre lo stato e vi guazzava dentro.

Per tanto, voi pacifisti piangete sulla «civiltà» borghese che la Francia di De Gaulle offenderebbe. Siete, voi di Mosca, che l'ubriaco cita passo passo pure intercalando le bestemmie insegnate a lui come marxismo-leninismo, più reazionari di chicchessia. La vostra civiltà, col partito unico non più di classe e di dittatura, ma di popolo, vale quella di Hitler e di tutti i fascismi, in cui lo Stato è eterno, il partito unico in esso.

Come gli altri, il vostro stato eterno non si può reggere che su due stampelle, quella costituzionale e quella morale. Codice lettorale e codice etico! Ma quando si rovescia la esistenza del proletariato, vuole dire che si è rovesciato il mercantilismo e il diritto contrattuale, che si è superata la forma monetaria, la proprietà individuale familiare, che volete salvare. Allora le norme per reprimere gli antisociali sono inutili. Vi sono uomini brutti e criminali perché vi sono rapporti-moneta, in cui galleggiate voi, sinistri preti rinneganti e bestemmianti in cui vi fa comodo fare credere, voi uomini eletti alle cariche, voi burocrati di una economia di una tecnica e di una scienza prostituite e pestifere.

 

* * *

 

Il terrore politico distruttore crea le nuove condizioni economiche che spontaneamente si formano, e puliscono l'uomo.

Anche in dottrina economica i vostri piani sono la via che volge le terga a Marx e Lenin; coraggio dunque, sputate sopra. Tutta rinascerà.

Il pasto gratuito sarà dato aziendalmente. Dato dunque a gente pagata dal superstite stato del popolo, e dato in regime di salario e salario di tanto ridotto. Nemmeno una briciola di passaggio dal socialismo al comunismo. Questo si ha quando si comincia a dire mangia perché hai fame, e quando avrai forza lavorerai, perché lo vorrai.

Il piano settennale si sapeva già che si mutava in un fraudolento piano ventennale. Due decenni basteranno a distanziare l'America (e tutto il mondo?). Nel ventennio al  1980 si prevede la popolazione salita di un quarto, a trecento milioni. E' la stessa rata degli altri paesi, circa 1,6 per cento di aumento annuo. Gli USA saranno anche loro a 240. Come la metterete col pro-capite?

Rifaremo i confronti sul piano ventennale, ma ne sappiamo questo. Nel primo decennio produzione due e volte mezzo oggi, nel ventennio sei volte. Ciò vorrebbe dire nel secondo decennio volte 2,4. Il ritmo annuo che vi corrisponde è circa 9 nel primo decennio, 9,2 nel secondo. Diminuzione troppo lieve. Il testo odierno ricorda che col piano settennale il ritmo valeva nel decennio molto meno, ossia 100 a 120 per cento di aumento. Infatti vi corrisponde l'annuo sette od otto per cento. Ma come andiamo col nostro piano settennale (in agricoltura non ne parliamo nemmeno)? La nostra previsione per il ventennio è un ritmo di 5 a 6 per cento. Ciò dà ogni decennio da 100 a 175 circa, non a 250, come oggi sparato.

Ora ci basta dire quale è la prova. L'America in un decennio avanza del 50 per cento, e per la legge del decremento scenderà. La Russia stessa nel decennio passato è andata da 100 a 350 (tre volte e mezza, specie per la uscita dalla catastrofe bellica). Nel decennio precedente la guerra era già ad un rapporto di tal genere: da 100 a 350. Nel decennio subito dopo la rivoluzione salì addirittura di sei volte in dieci anni: da 100 a 600.

Discuteremo ancora questa gara nelle cifre e ancora una volta smentiremo le due luride colossali officine di mendacio.

Ma è il contenuto della gara che è schifoso e miserevole. La può spiegare e sciogliere non la vantata pace, ma una guerra  alla fine di questo doppio decennio. Per evitare la guerra bisogna evitare il capitalismo, che sta tutto in questa gara maledetta a straprodurre.

La corsa alla produzione è il trionfo della sola merce che questa infame civiltà, decantata negli stessi termini dai gareggianti, ci può offrire: la morte all'ingrosso.  

 

il programma comunista, n. 15, 4 agosto 1961