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archivio > Archivio sulla sinistra>Hanno scoperto una cultura "sana" (Battaglia comunista, n. 32, 24 - 31 agosto 1949)

aggiornato al: 04/04/2013

Battaglia comunista, n. 32, 24 - 31 agosto 1949
Ancora un bell'articolo tratto da Battaglia comunista della metà del secolo scorso dove si parla di  "cultura sana". Buona lettura!
 
Hanno scoperto una cultura "sana"
 
La grande e tormentata "missione" del nazionalcomunismo è di trovare via via, nel corpo putrefatto della società borghese, qualcosa di sano. Se le forze politiche tradizionali del capitalismo difendono sul piano della forza questa società; se le formazioni dell'avanguardia proletaria operano per distruggerla, non in quelli che si vogliono far passare per occasionali rami secchi ma nell'insieme delle sue manifestazioni; il nazionalcomunismo ha la funzione di rivalutare politicamente e "moralmente" ora un braccio, ora una gamba, ora meno nobili organi di questo colosso in sfacelo, e di chiamare i proletari ad aiutarlo a liberarsi delle parti malate per conservar le sane. E' perciò che i Togliatti, i Thorez e i relativi giannizzeri hanno via via scoperto i «capitalisti onesti», i «democratici sinceri», i «preti progressivi».
Ora hanno scoperto che esiste, in Italia e nel mondo, una «cultura sana», e la chiamano ad insorgere contro le forze dell'oscurantismo clericale in nome delle tradizioni umanistiche, nazionali (sì, anche nazionali), ed anticosmopolite (proprio così, anticosmopolite) fianco a fianco con le formazioni di punta del «proletariato progressivo». Questo ha decretato, infatti, quella specie di Sant'Uffizio della cultura «progressiva» che è il C.C. del partito di Togliatti e Longo.
Noi comunisti avevamo sempre pensato che, fra tanti aspetti della putrefazione borghese, quello della cultura fosse dei più repugnanti; abbiamo sempre pensato che, morto e defunto il periodo «eroico» della borghesia antifeudale e rivoluzionaria, la cultura borghese fosse una dei più avvelenati baluardi della conservazione sociale, e quindi «dell'oscurantismo»: soprattutto, pensavamo e pensiamo che nulla è più vile di questa «cultura», serva di tutti i padroni, lesta a vendersi e a vendere, smidollata come gli ultimi rampolli delle vecchie famiglie aristocratiche; di questa cultura «laica» da tanti e tanti decenni felicissima di starsene all'ombra degli istituti che un tempo combatté, o finse di combattere e di «servire domino in laetitia». Pensavamo, ne eravamo anzi certi, che la favola della cultura libera e battagliera, delle «nobili tradizioni del Risorgimento», del «progressismo» liberale e democratico, fosse il più goffo, ridicolo, bugiardo dei palloni gonfiati, e che se c'è «tradizione del Risorgimento» è proprio quella del marionettismo, del gesuitismo, della vendita al miglior offerente, della bacchettoneria, del compromesso a vita, del conformismo belante. Ebbene no: i dottori angelici delle Botteghe Oscure insegnano che c'è, nella cultura italiana e mondiale qualcosa di vivo di fecondo, di progressivo di affine agli... interessi del proletariato; che dobbiamo venerare le glorie patrie del risorgimento: che dobbiamo praticare iniezioni di coraggio e di dignità ai rappresentanti della cultura, farne degli eroi perché aiutino gli operai ad emanciparsi. Tutto ciò, naturalmente, «al di sopra delle divisioni politiche», giacché tutto quanto, nella nostra (nostra come sono «nostre» le fabbriche, la patria, la polizia, lo stato, vero, «comunisti» 1949?) cultura vi è di valido e produttivo, tutto quanto in essa si ispira ad un moderno spirito di critica e di ricerca ha il suo posto nel fronte della cultura, dove tutte le correnti del pensiero moderno liberale, nazionale, laico (escluso il marxismo, fortunatamente) debbono trovare la possibilità di svolgere la loro autonoma ed insostituibile funzione. Sotto dunque Repaci e Banfi: i vostri colleghi dell'alta cultura sono mobilitati in America per la bomba atomica: voi siete mobilitati... per che cosa? Ma per il «Calendario del popolo», ma per le «Olimpiadi della Cultura» (le sentite le tradizioni nazionali del ventennio?), ma per i carri allegorici e le bande musicali, per le mostre a carattere popolare, oltre che per conferenze e corsi di cultura e, inutile dirlo, per il potenziamento dell'associazione Italia - URSS. E vedrete, proletari, che magnifico rifiorire della «cultura sana»; la borghesia ha ancora splendidi regali da farvi. Se ne era dimenticata: basta che glielo ricordiamo, e la flaccida cultura infrollita nelle cantine del capitalismo italiano tornerà giovinetta a porgervi il nettare stillante dai suoi favi. La cultura italiana, quella che ha cantato tutte le guerre, tutti i sovrani, tutti i padroni, tutti i gendarmi messi a guardia del privilegio borghese, questa nostra cara cultura nazionale diventerà distributrice di doni spirituali e materiali al «popolo».
Ebbene, proletari, c'è ancora chi crede che la cultura borghese è tutta oscurantista, tutta antiproletaria, tutta nera, tutta putrefatta e che si rifiuta di affidarle il compito di  «illuminare» gli operai e di cederle le chiavi della nuova storia. La civiltà borghese non è fatta di pezzi sani e pezzi marci, è un blocco solo diretto contro di voi: oscurantismo dei preti, oscurantismo dei cosiddetti laici, sono forze che si sostengono a vicenda nella missione di premere sul vostro collo il giogo dell'oppressione di classe. Chi tenta di ridare una verginità a questa ripugnante baldracca, si ispiri alle tradizioni cattoliche o alle tradizioni laiche, merita allo stesso titolo di finire, insieme con tutto il resto, sotto le macerie fumanti della società capitalistica: i chierichetti di De Gasperi come gli avanguardisti di Togliatti.
 
Battaglia comunista, n. 32, 24 - 31 agosto 1949