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archivio > Archivio sulla sinistra>Cinematografo e radio... (Battaglia comunista, n. 13, 29 giugno - 12 luglio 1950)

aggiornato al: 04/06/2013

Battaglia comunista, n. 13, 29 giugno - 12 luglio 1950
All'epoca in cui questo articolo venne scritto la televisione era ancora solo in fase di progetto e non era diventata quella che è oggi, deleterio strumento di circonvenzione di allocchi ed incapaci, ma già si prevedeva il suo ruolo futuro.
Buona lettura quindi e... proseguiamo!
 
Cinematografo e radio strumenti della classe dominante
 
Il regime democratico riposa su una fondamentale ipocrisia, cioè che a tutti sia concesso di parlare e di scrivere come loro piace. Sappiamo che ciò non è vero, e che lo scrivere e il parlare sono strettamente condizionati dalle limitazioni dirette e indirette che la dominante classe borghese impone in tutti i settori.
Ma giova anche osservare che a rigor di logica, se pur venisse concessa la più ampia libertà di espressione scritta ed orale, sarebbe ben poca cosa oggi nei riguardi della effettiva determinazione dell'opinione pubblica. Se infatti, nel ristretto ambito della città greca, la possibilità di esprimersi liberamente poteva rappresentare una vera e propria conquista e anche un modo concreto di influire sulla cosa pubblica, se agli albori della civiltà borghese il disporre dell' allora poderosissimo strumento della stampa poteva determinare in gran parte l'opinione pubblica, nell'epoca moderna questi due mezzi hanno  perso quasi tutta la loro efficacia.
Da un lato la possibilità d'espressione orale non ha oggi gran peso considerata la limitatissima sua portata rispetto al suddivisissimo e numerosissimo corpo sociale; dall'altro, la azione della stampa, oltre ad essere in parte screditata dalla moltiplicazione e poca serietà degli organi, viene ad essere largamente superata da due altri mezzi poderosi per la formazione dell'opinione pubblica contemporanea: la radio e il cinematografo. Non meno importante si affaccia ora la televisione.
La radio è oggi indubbiamente il mezzo più rapido e più ascoltato nella diffusione delle notizie e come tale viene in prima linea nell'opera universale di imbonimento dei crani. Per la sua peculiarità, la radio non solo serve alla diffusione delle informazioni, ma a foggiare una determinata concezione ed educazione, che è tipicamente quella del governo e dello Stato, ed è al servizio incondizionato del potere costituito.
Nulla serve quanto le sue trasmissioni ad ostacolare la formazione di una coscienza e di uno spirito indipendente nelle grandi masse.
Di non minore importanza, anche se non sempre avvertita, è il cinematografo. Esso è la versione capitalista dell'oppio, giacché, come questo, propina sogni irreali a individui che si assuefanno a contentarsi dell'immaginato in luogo del reale. Il cinematografo foggia in larga misura uno stile di vita e una concezione borghese del mondo, i quali contribuiscono per altro verso a mortificare ogni possibilità di evoluzione e di emancipazione degli individui. Questo spiega la stretta censura cui viene sottoposta l'attività cinematografica, censura che non si limita al controllo delle opere eseguite, ma influisce in modo diretto sulla loro preparazione. Il cinema è messo unicamente al servizio della causa borghese e può manifestarsi solo in quanto porti acqua a tale mulino.
Ad esempio, in questo dopo guerra non è sorto nessun film, né da una parte né dall'altra, a condannare senza mezzi termini la guerra.
La radio e il cinematografo vanno quindi considerati mezzi esclusivi della borghesia e del potere statale, che aiutano con un peso tanto maggiore in quanto oggi sono strumenti di primo ordine nella formazione della opinione pubblica.
Nulla è perciò più ridicolo che presentare la libertà di stampa o di discussione come una conquista o come un privilegio dell'ordine democratico. Nessuna democrazia moderna è veramente disposta a concedere la libertà per tutti gli strumenti capaci di foggiare lo spirito pubblico, anzi è portata a negarla proprio nei casi in cui avrebbero maggiore importanza. Ciò dimostra come vano sia attendere un progresso qualsiasi da una ipotetica opera di educazione o formazione e come solo la violenta azione rivoluzionaria possa porre termine ad una egemonia che è dittatoriale, indipendentemente dai nomi di cui si veste.
 
Battaglia comunista, n. 13, 29 giugno - 12 luglio 1950