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archivio > Archivio sulla sinistra>Due articoli di Prometeo sulla Spagna (Prometeo n. 136, settembre 1936)

aggiornato al: 22/12/2007

Prometeo n. 136, 20 settembre 1936

Con Bilan e Prometeo, le due pubblicazioni con le quali fece sentire la sua voce negli anni trenta del secolo scorso, la Frazione italiana (del Partito Comunista d'Italia prima, della Sinistra Comunista poi) mantenne una posizione unica tra le forze della sinistra rivoluzionaria sugli avvenimenti della guerra di Spagna.

Per la Frazione la repubblica spagnola era uno stato borghese ed  imperialista (come gli altri); l'insurrezione di Barcellona dell'estate 1936 era stata una rivolta proletaria ma le milizie proletarie erano state trasformate in un esercito antifascista e il tentativo di rivolta era stato dirottato in uno scontro tra frazioni borghesi verso le quali il proletariato doveva mantenere la stessa posizione: contro il franchismo e contro il Fronte Popolare.

Di fronte a questi avvenimenti si aprì prima una discussione e poi una crisi nella frazione. Una minoranza che si era costituita nel luglio del 1936 decise di essere presente, contro l'avviso della maggioranza, agli avvenimenti spagnoli partecipando, in una prima fase, alla lotta del Fronte popolare contro la destra per preparare una seconda fase nella quale la classe operaia si sarebbe battuta contro chi la voleva inquadrare (ed in effetti la aveva già inquadrata) in un regime democratico-borghese.

Una trentina di elementi partirono nell'estate del 1936 per Barcellona dove si arruolarono nella Colonna Lenin del POUM e combatterono nel fronte di Aragona.

Numerosi furono gli articoli sulla Spagna presenti sia in Bilan che in Prometeo; spazio venne dato alla minoranza, alle sue posizioni e al dibattito che ne segui.

Alcuni articoli della Frazione italiana sulla guerra di Spagna sono già presenti in internet; per evitare inutili doppioni pubblichiamo del materiale che, a tutt'oggi, non ci pare presente in rete.

I due articoli che pubblichiamo sono espressione delle posizioni della maggioranza che hanno caratterizzato la Frazione; altri contiamo di farne seguire.

 

 

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L’Armata del Fronte Popolare è l’armata dell’imperialismo: il proletariato non può inquadrarsi in essa, pena di diventar il prigioniero del nemico, ma deve opporle il suo fronte di classe.

 

L’inganno che cela la situazione spagnola

 

Due mesi sono ormai trascorsi dall’inizio dei terribili avvenimenti di Spagna. Un proletario degno di questo nome ha il dovere di riflettere, di confrontare le sue idee, le posizioni politiche che egli difende con la marcia delle situazioni. Un proletario italiano sovratutto  è in possesso di una delega specifica da parte della classe operaia che è stata massacrata dal fascismo e che edifica, nelle rovine, l’indomani della rivoluzione, un proletario italiano emigrato tradisce questa delega se non si getta sugli avvenimenti trascorsi alfine di ricavarne una indicazione decisiva per le situazioni che seguiranno.

Si, in Spagna è una fase della lotta di classe quella che si svolge attualmente. Ma si tratta di vedere su quale base questa lotta si sviluppa. Ebbene gli avvenimenti ci parlano con il linguaggio di migliaia di cadaveri i quali ci dicono di già che altri ed a migliaia ne seguiranno sulla via che le masse hanno seguito fino ad oggi. Su quale base questa lotta si svolge: capitalista o proletaria? La risposta è inequivocabile. Se non bastasse a definirla il fatto che le più sporche e criminali canaglie della controrivoluzione del Fronte Popolare sono alla testa delle armate che dovrebbero combattere contro… Franco, se non bastasse il fatto che giusto nel corso degli stessi avvenimenti si sono offerti in pegno al capitalismo i teschi di Zinovief e Kamenev, se questo non fosse sufficiente, allora vi sono gli stessi avvenimenti spagnoli che mostrano tragicamente che la base attuale è nettamente capitalista, imperialista, controrivoluzionaria, antiproletaria, che da questa base non può sorgere che il massacro di migliaia di operai spagnoli, lo schiantamento di tutte le loro organizzazioni, l’instaurazione della più feroce delle dittature.

La destra è passata all’attacco. Ma chi ha permesso la preparazione di quest’attacco? Giustamente l’altra forza complementare del capitalismo: il governo del Fronte Popolare. E quando l’attacco è stato scatenato, chi se non il Fronte Popolare ha permesso la migliore vittoria della destra, ha gettato il proletariato in fronti dove esso non può essere che sterminato? Chi, ai proletari che marciavano e dovevano marciare all’attacco della macchina capitalista dell’oppressione, della sorgente del fascismo chi ha detto a questi proletari che occorreva non gettare in pezzi questa macchina, ma salvarla per difendere la libertà e la democrazia che sono libertà di sfruttare fino all’ultima goccia la classe lavoratrice, libertà per Franco di mitragliare gli operai? Chi è intervenuto per spezzare il fronte di classe del proletariato per sostituirvi l’altro capitalista ed attrarvi le masse?

 

Prometeo,  anno VIII   n. 136,   20 settembre 1936

 

 

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Alla finestra?

 

 

Sempre gli stessi i «bordighisti». Critici, iper-critici; teorici, iper-teorici, essi si racchiudono in una torre d’avorio di sedicente cristallina purezza di principi, mentre gli operai sono sul fronte e combattono le armi alla mano. Questa è la critica alla posizione della frazione sulla Spagna e che fa presa su non pochi proletari i quali si chiedono: ma la frazione che cosa fa? Praticamente nulla, essi dicono e le loro smargiassate «teoriche» sono in definitiva una comoda copertura per abbandonare i proletari alla loro sorte.

Esaminiamo un po’ da vicino quest’argomento. Esso non è nuovo. In generale i riformisti lo hanno sempre impiegato nei confronti dei comunisti che quando l’occasione si presenta, invece di gettarsi nella lotta per ottenere il massimo successo possibile, stabiliscono un piano impossibile della battaglia e fino a quando esso non è applicato se ne stanno comodamente alla finestra. Gli avvenimenti del dopo-guerra sono là a provare che quando le masse si sono incamminate verso il loro fronte di lotta di classe per la vittoria rivoluzionaria, allora i riformisti hanno preso l’opposto cammino della lotta contro il proletariato mentre i comunisti hanno preso la testa della battaglia per la vittoria della classe operaia.

Ma restiamo sul terreno degli avvenimenti attuali in Spagna. Quale è la posizione della frazione? Essa non dice nullamente: fino a quando le nostre posizioni non sono accettate noi non facciamo nulla, noi non ci incontriamo con nessuna forza agente nel seno del proletariato ed estranea od avversa alla nostra. Molto più modestamente noi diciamo a quelli che sbraitano di socialismo e di rivoluzione che si fa tutti i giorni e tutte le ore: no, la rivoluzione non la si fa in combutta con il capitalismo, non con armate dirette dal Fronte Popolare, non penetrando nella macchina statale della borghesia, ma sull’opposta strada nella quale si passa alla costruzione degli organi del potere proletario. Invece di parlare di rivoluzione che si fa (quando si marcia braccio a braccio con il nemico) guardiamo alla realtà: la borghesia passa all’attacco, vediamo dunque come la possiamo e dobbiamo combattere. Non altrimenti che sulla base della lotta di classe. I proletari spagnoli avevano preso il buon cammino il 18 luglio: scioperi generali i quali erano diretti contro l’apparato economico e politico borghese, esattamente quello da cui sorge il fascismo che è impossibile battere contro il capitalismo. Le armi, sì mille volte sì: ma sulla base di questa lotta di classe; C.N.T., Poum, F.A.I. non sono d’accordo con noi sulle questioni generali, ma questo non toglie che non ci si possa intendere, accordare su un piano più limitato, che, per esempio si edifichi, attraverso un’ Alleanza del Lavoro, un vasto fronte generale di forze operaie che si battono per i loro obiettivi di classe. Le bande bianche occupano questo o quel territorio, questa o quella regione, vincono dunque in determinati settori. Per sloggiarli non vi è che una via: continuare a Barcellona, Valenza, Madrid la lotta sulla stessa base perché solo dall’indebolimento e la successiva distruzione della borghesia di Valenza, Barcellona, Madrid può risultare lo schiacciamento di quella di Siviglia, Cordova, Saragossa. Restare su questo fronte significa altresì sloggiare immediatamente Franco da Saragossa, affrontarlo sul solo terreno dove esso può essere sconfitto, e dove Goded fu battuto nelle piazze di Barcellona; i suoi soldati, vedendo i loro fratelli di classe che combattono per le rivendicazioni comuni dirigeranno le armi non contro i veri «ribelli» della società capitalista, ma contro i loro nemici comuni. D’altra parte a Saragossa stessa le masse su cui l’oppressione del terrore non sarebbe più così terribile, potrebbero ricongiungersi al fronte di classe degli operai di Barcellona e la lotta comune contro il capitalismo potrebbe allora mettersi sui binari che conducono alla vittoria socialista.

Invece che cosa avviene in Spagna? Fronte Popolare, anarchici e Poum hanno strappato il proletariato dal suo terreno specifico e lo mettono su un terreno che è l’opposto di quello proletario, che è quello capitalista, è quello stesso dove sono stati massacrati il proletariato italiano, tedesco, quello dove si consuma l’ultimo atto del tradimento proletario: la guerra imperialista anche se essa è localizzata al solo settore spagnolo. La frazione alla finestra? Mille volte no. La frazione si drizza contro questo fronte imperialista. A chi ci dice che dobbiamo essere dove i proletari si battono, noi rispondiamo che combatteremo per ritirare fino all’ultimo operaio da queste armate di Unione Sacra, che lavorando accanitamente in Ispagna e negli altri paesi noi combattiamo per distruggere la macchina capitalista dell’oppressione, quella da cui sgorga fascismo ed antifascismo, per battere la borghesia, per cacciarla dalla comoda finestra che essa occupa attualmente e dove può fregarsi esultante le mani contemplando la carneficina del proletariato spagnolo ed internazionale.

 

Prometeo,  anno VIII   n. 136,   20 settembre 1936