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archivio > Novita'>Calunnia, calunnia, ... qualcosa resterà...

aggiornato al: 26/08/2007

Calunnia, calunnia, ... qualcosa resterà...

Verso la fine dello scorso anno è uscito un libro su cui vale la pena spendere qualche parola. Si tratta di: 
Bice Foà Chiaromonte, Donna, ebrea e comunista, Roma, Edizioni Memori, 2006.
Il libro, autobiografia di Bice Foà Chiaromonte, è uno squarcio di storia di una città, Napoli, e dell'ambiente intellettuale in cui è immersa nel periodo che va dalla seconda guerra mondiale agli anni novanta del secolo scorso. Architetto, moglie dal 1956 di Gherardo Chiaromonte, importante dirigente del partito comunista, conta fra le sue amicizie e conoscenze Giorgio Amendola, Giorgio Napolitano ed anche Massimo D'Alema di cui è la prefazione al volume.
L'autrice è parte quindi dell'ambiente chic ed elitario dell'anticomunismo del partito comunista italiano di Napoli; non conosce Bordiga ma accoglie e ripete quanto di lui si dice nel suo mondo:
«In virtù dell'esperienza fatta a Matera fummo accolti come soci uditori nella sezione napoletana dell'Istituto nazionale di urbanistica: (...) Tra gli altri ingegneri schierati a destra c'era un personaggio anziano che però, quando interveniva, aveva un suo prestigio e uno spessore, ai nostri occhi, superiore a quello degli altri. Si chiamava ingegner Bordiga, ma mai ci venne in mente che quel Bordiga lì avesse qualcosa a che fare con colui che nel 1921, insieme a Gramsci e Togliatti, aveva fondato il Partito Comunista d'Italia. Un giorno però venne a Napoli Umberto Terracini e non ricordo come o perchè partecipò anche a una riunione dell'Inu. Nemmeno si videro che cominciarono a litigare, come se non fossero passati più di trent'anni, durante i quali Terracini era stato messo in carcere dai fascisti, aveva tra le altre cose presieduto l'Assemblea costituente dopo la Liberazione e Bordiga, in quanto passato al fascismo, era stato epurato e poi riabilitato. Eravamo presenti e non credevamo ai nostri occhi e alle nostre orecchie.» (pag 134-135)
Inutile commentare. Le calunnie continuano, anche se oggi possono suscitare solo un senso di pena per i loro autori. Bordiga non passò mai al fascismo, non fu quindi epurato e, logicamente, nemmeno riabilitato.
E' proprio vero: calunnia, calunnia qualcosa rimarrà.

Lavorò duramente invece Bordiga, per guadagnarsi la vita, come ingegnere e del «Collegio degli Ingegneri ed Architetti di Napoli" fu presidente, dopo la fine della guerra fino al 1966. Un libro parla ora della sua attività professionale:
Luigi Gerosa, L'ingegnere "fuori uso". Vent'anni di battaglie urbanistiche di Amadeo Bordiga  Napoli 1946-1966. Napoli, Fondazione Amadeo Bordiga, 2006
Come è scritto nella quarta pagina di copertina, anche nel campo professionale la sua battaglia costituisce:
«Una radicale denuncia del disastro urbanistico di Napoli, condotta con grande coraggio civile e competenza tecnica, per molti aspetti premonitrice e ben più tempestiva di altre che hanno avuto gran risonanza. (...) Per quanto svolta in maniera del tutto indipendente e difforme dal lavoro politico di partito, l'attività in campo urbanistico di Bordiga non si lascia confinare in una dimensione meramente professionale: la critica all'urbanistica moderna e l'osservazione della sua dinamica reale hanno avuto un ruolo rilevante, tutt'altro che marginale nel dispiegamento del programma volto a riaffermare la validità permanente del metodo e della dottrina marxista.».
Un libro da leggere quindi quest'ultimo.