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archivio > Novita'>Primo Maggio 2011 (volantino, Schio, aprile 2011)

aggiornato al: 26/04/2011

Schio, aprile 2911

Come abbiamo fatto negli ultimi anni anche questa volta per il primo maggio proponiamo il volantino presentato dai compagni di Schio del  Partito Comunista Internazionale che pubblicano Sul filo rosso del tempo (e che spesso ospitiamo nel nostro sito).

 

 

Primo Maggio 2011

La classe operaia tra un passato che non può più tornare coi miti fasulli del benessere e della scienza ed un futuro che stenta a nascere.

 

È il terzo anno che la “festa del lavoro” avviene in piena crisi capitalistica. I miti della società borghese crollano uno dopo l’altro ma senza che si delinei una risposta operaia. È crollato il mito di un capitalismo senza crisi, e per i lavoratori si tratta di capire che stringere la cinghia ormai non basta più. Essi si trovano dinnanzi non solo alla crisi dell’economia e della politica borghesi, ma a tutto un mondo che è precipitato in uno stato di instabilità permanente.

I venti di guerra, che dalla fine del secondo conflitto imperialista non hanno mai smesso di soffiare e che da  dieci anni a questa parte hanno generato delle vere e proprie tempeste, non a caso registrate con questo nome anche dai militari, si sono ora spostati sulle sponde meridionali del Mediterraneo tentando di seppellire sotto le bombe la sollevazione spontanea e gigantesca delle masse dei senza-riserva del Nord-Africa e del Medio oriente.

Gli interventi “umanitari” della coalizione imperialista occidentale, il cui fine primario è quello di difendere gli interessi economici (petrolio) delle grandi potenze ristabilendo il controllo sociale in un’area fondamentale per l’economia mondiale laddove (Libia) essa è stata destabilizzata dalle rivolte in atto, sono anche e nello stesso tempo il preludio della rottura degli equilibri mondiali fra gli imperialismi concorrenti che l’accelerazione della crisi economica sta provocando.

La crisi sociale, la disoccupazione, la caduta del salario reale, la precarietà lavorativa e salariale e le morti sul lavoro elevati a sistema è nei paesi “ricchi” la condizione che si prospetta ai lavoratori.

La fame, l’emigrazione di massa e la morte sui barconi in mezzo al mare o fra le sabbie del deserto è la condizione “normale” cui sono condannati oggi più che mai i proletari dei paesi poveri, una volta che i regimi sbirreschi, che li controllavano per conto e con l’indispensabile aiuto dei “civili ed umanitari” occidentali, sono saltati a seguito delle rivolte.

Gli stessi miti di una scienza e di una tecnologia creduti invincibili sono crollati miseramente dopo il disastro nucleare avvenuto in Giappone, dove un fenomeno naturale come il terremoto, a seguito della dissennata fame di profitto della società capitalistica, che ha costruito centrali nucleari in zone sismiche, si è trasformato in un incubo per tutta l’umanità.

Così appare evidente che non si sta attraversando soltanto una “depressione economica”, ma che è in questione tutto l’equilibrio dell’attuale sistema sociale.

Questi fenomeni non possono non generare un profondo smarrimento nelle file dei lavoratori: essi hanno la giusta sensazione non solo di non poter più contare su nessuno dei vecchi organismi politici e sindacali per difendere i loro interessi immediati, ma anche ed a maggior ragione di essere privati della possibilità di passare ad una prospettiva politica più ampia, superiore a quella che offre l’attuale, miserabile stato di cose.

La via d’uscita va ritrovata proprio guardando in faccia questa situazione, che ne indica la necessità, mostrando che fra capitale e lavoro non esistono interessi comuni, che quella di “migliorare” il sistema o di gestirlo meglio è una pia illusione, come quella di una società capitalistica pacifica, senza contrasti e senza lotta di classe fra capitale e lavoro. Tutta la classe operaia deve stringersi intorno ai propri esclusivi interessi, dissociandosi dal coro dei “salvatori della patria” e da quello dei paladini di interessi localistici e particolari, collegandosi a quella forza politica -il Partito della rivoluzione comunista- che lavora per la sua organizzazione indipendente dalla logica del capitalismo, della menzogna democratica e dello sfruttamento.

La classe operaia e tutti i lavoratori salariati hanno un grande compito da svolgere: ricostruire a partire dalle proprie condizioni immediate le loro forme autonome di lotta intransigente, che unifichino in un solo fronte operai occupati e disoccupati, e questo esige la mobilitazione e l’organizzazione con l’impiego esclusivo di armi di battaglia che siano fuori e contro le politiche collaborazioniste seguite dalle direzioni sindacali tricolori.

La lotta di classe, per quanti sforzi facciano i repressori di ogni tipo e nazione, è un fenomeno ineliminabile perché universale e anche dopo essere stata distrutta è destinata a rinascere laddove esiste lavoro salariato. È un incendio con mille focolai che nessun pompiere al mondo riuscirà mai a spegnere e le cui fiamme si dovranno unire nella rivoluzione comunista.

 

Partito Comunista Internazionale

 

Sede: via Porta di Sotto n.43, Schio (VI) – aperta il sabato dalle ore 16.00 alle 19.00.

e_mail:sinistracomunistaint@libero.it – www.sinistracomunistainternazionale.it

23 aprile 2011- Fotocopiato in proprio